Mezzo milione di euro in derivati, ex direttori e funzionari indagati per usura bancaria e truffa
16/12/2016
L’accusa è quella di aver venduto ad un’azienda calabrese diversi Swap (ovvero derivati) violando le “norme bancarie con artifizi e raggiri”, per un valore totale di oltre 500mila euro. Sono otto gli indagati (tra funzionari ed ex direttori di banca) di un noto istituto di credito italiano per usura bancaria e truffa aggravata, in quanto avrebbero “omesso di indicare la concreta natura e finalità speculativa di tali contratti derivati””, proponendo alla controparte “condizioni contrattuali sempre complessivamente sbilanciate in favore dell’istituto di credito”.
L’usura bancaria è, insieme ad anatocismo e pubblicità ingannevole, una delle più gravi irregolarità che un istituto di credito possa commettere nei confronti di un correntista. Una gran fetta delle vittime di queste ingiustizie è composta dai professionisti che operano nella sanità: sia per motivi personali che professionali, i camici bianchi si ritrovano infatti spesso e malvolentieri a doversi difendere dalle banche in sede giudiziaria per ottenere un rimborso di quanto tolto ingiustamente.
Ma tornando al caso specifico, stando alla tesi sostenuta dall’accusa, i rappresentanti dell’azienda che si era rivolta alla banca si sarebbero trovati “in difetto di un consenso realmente informato” e sarebbero dunque stati “artatamente indotti a confidare nella utilità e convenienza delle operazion””. Utilità e convenienza che, però, non si sono realizzate, visto che ora la società è esposta per più di mezzo milione di euro.
Gli indagati hanno ora ancora alcuni giorni per presentare una memoria difensiva o chiedere al Pubblico Ministero di essere ascoltati per poter esporre la loro versione dei fatti. Una volta che questi venti giorni (partiti nel momento in cui gli otto indagati hanno ricevuto la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini) saranno scaduti, la Procura potrà decidere se rinviarli a giudizio o meno.
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