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Con pandemia cyberbullismo in aumento, rabbia e apatia i “campanelli d’allarme”

09/02/2021

Con pandemia cyberbullismo in aumento,  rabbia e apatia i “campanelli d’allarme”

Vergogna, ansia, frustrazione, rabbia, apatia fino a sintomi fisici di mal di testa, mal di pancia e insonnia. Sono questi i primi segnali per riconoscere una vittima di cyberbullismo.
In occasione del Safer Internet day, che si celebra l’11 febbraio, Consulcesi lancia ebook con consigli utili per medici e genitori.

Da quando è iniziata la pandemia, complice l’aumento vertiginoso del tempo trascorso sul web, sono aumentati i casi di cyberbullismo. “E’ un fenomeno estremamente preoccupante che richiede, sia da parte dei medici che dei genitori, tanta attenzione e formazione. Specialmente nell’individuazione dei campanelli d’allarme”, conferma Maria Cristina Gori neurologa psicologa, co-autrice con il dottor David Martinelli dell’e-book realizzato da Consulcesi Club dal titolo “Adolescenza online. dal cyberbullismo alla web-dipendenza”. L’iniziativa è stata lanciata in occasione del Safer Internet day che si celebra l’11 febbraio.

Vergogna, ansia, frustrazione, rabbia nei confronti dei genitori, scarso interesse per attività fisica e altri hobby fino a sintomi fisici di mal di testa, mal di pancia e insonnia. Sono questi i primi segnali per riconoscere una vittima di cyberbullismo, fenomeno preoccupante e in aumento così come la web dipendenza. I numeri sono allarmanti. Un caso al giorno cyberbullismo in Italia, secondo i dati Istat e per quanto riguarda la presenza in rete, 1 su 5 si definisce sempre connesso e 6 su 10 sono online dalle 5 alle 10 ore al giorno. Secondo i dati diffusi dal ministero per il Safer Internet Day, siamo di fronte a numeri raddoppiati rispetto allo scorso anno, complici anche i periodi passati a casa, lontano da scuola o da altre attività di socializzazione, durante la pandemia. Si stima un aumento del 59% degli episodi di cyberbullismo.

Ma arginare un fenomeno grave al punto da provocare, come ci ricorda tristemente la cronaca, il tentativo di suicidio di una bambina di soli 10 anni, si può e si deve. “La parola chiave è formazione: di genitori, di insegnanti, e soprattutto dei medici e del personale sanitario”, sottolinea Gori. “Il rapido sviluppo di nuove tecnologie di comunicazione ha comportato una crescente difficoltà per le figure educative nell’interpretare correttamente i comportamenti dei ragazzi e trovare il linguaggio adatto a comunicare con loro. Per quanto riguarda le figure sanitarie – prosegue Gori – sorge invece la necessità di comprendere i nuovi quadri clinici con cui si manifesta il disagio di questi pazienti. Il diverso modo di percepire la realtà di questi ragazzi, infatti, ha modificato anche il modo di presentarsi dei sintomi richiedendo di aggiornare le competenze per dare il giusto valore a questi nuovi fenomeni e per individuare approcci terapeutici specifici”. All’interno dell’ebook, disponibile sulla piattaforma Consulcesi Club, verrà analizzato anche il fenomeno della sovraesposizione alla tecnologia durante la pandemia da Covid-19.