Consulcesi lancia la nuova azione collettiva per difendere il tuo diritto all’Aria Pulita
22/05/2023
In Italia, le normative europee ed interne che stabiliscono le soglie massime di PM10 e NO2 nell’aria sono ormai da anni costantemente violate. Le Istituzioni non solo non hanno messo in atto politiche ambientali virtuose, ma anzi in taluni casi in nome del mercato e della produttività le hanno osteggiate. Consulcesi avvia la prima azione legale collettiva per tutelare il diritto a respirare aria pulita.
Sommario
Le normative comunitarie prevedono specifici standard di qualità dell’aria che dovrebbero essere di regola rispettati e monitorati da tutti gli Stati membri, ma in Italia nonostante siano state approvate anche leggi ad hoc funzionali all’attuazione delle direttive comunitarie relative al controllo dell’inquinamento atmosferico, soprattutto in alcune zone, il monitoraggio e il rispetto dei limiti di fatto non esistono. A ottobre del 2022 è stato pubblicato come ogni anno il report di Legambiente Mal’Aria che ha tracciato lo stato dell’inquinamento atmosferico in Italia, riportando dati assolutamente allarmanti e in netto peggioramento rispetto agli anni passati. A questo autorevole dossier annuale si sono aggiunti i numerosi report delle associazioni territoriali che dettagliano anche tutte le conseguenze dirette e indirette che questa situazione sta causando in termini di danni alla salute dei cittadini e al territorio. Nonostante i dati scientifici sulla qualità dell’aria nel nostro Paese siano da anni inconfutabili ed allarmanti i vari Governi che si sono succeduti non hanno dato la giusta priorità a questi temi. Infatti, L’Italia è stata condannata più volte per la violazione di direttive in materia ambientale dalla Corte di Giustizia UE: alcune procedure di infrazione sono ancora in corso e altre, concluse, hanno già prodotto rilevanti risultati in termini di sanzioni economiche, anch’esse ovviamente a carico della collettività.
Il fatto che la qualità dell’aria nel nostro Paese sia sostanzialmente in via di peggioramento è dunque la conseguenza di politiche che fino ad oggi hanno messo i profitti e il mercato davanti alla salute dei cittadini e che non hanno avviato progetti concreti e funzionali quanto meno al contenimento del problema. Addirittura, in alcuni casi le Istituzioni si sono mosse per contrastare le politiche di tutela ambientale. Proprio in questi giorni si è diffusa la notizia che mentre l’Unione Europea si sta occupando di rivedere, abbassandoli ulteriormente, i parametri delle normative europee in materia di inquinamento atmosferico, per allinearli alle linee guida dell’OMS, una delegazione di rappresentanti di alcune regioni italiane presenterà il 24 maggio una contro-proposta funzionale ad arginare le nuove restrizioni in valutazione, così da garantire la continuità produttiva, anche se a scapito della salute di tutti i cittadini. Viene quindi spontaneo chiedersi di fronte ad un atteggiamento politico in taluni casi addirittura oppositivo, chi si occuperà oggi e nel prossimo futuro di difendere la salute dei cittadini.
Costituzione italiana – art. 32
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività […].
L’inquinamento atmosferico da PM10 e N02
In relazione all’inquinamento atmosferico le principali e più gravi conseguenze per la salute umana sono cagionate da alti livelli di PM10 (particolato atmosferico) e NO2 (biossido di azoto) e proprio per questo la direttiva comunitaria 2008/50/CE si è occupata già da tempo di stabilire delle soglie massime di tolleranza e in attuazione della stessa in Italia è stato promulgato il d.lgs. 155 del 2010. Entrambe queste norme sono state però costantemente disattese, infatti, i monitoraggi sulla qualità dell’aria hanno attestato che in alcune zone d’Italia il superamento delle soglie è stato pressoché costante dal 2008 al 2018. Questo oltre aver cagionato delle gravi conseguenze economiche per la collettività, derivanti dalle sanzioni comminate dall’UE, ha determinato e determinerà nel lungo termine gravi danni alla salute di tutte le popolazioni delle zone interessate, considerando che l’OMS ha stimato che i fattori di stress ambientali siano responsabili del 12-18% dei decessi in Europa. La situazione è evidentemente grave, le leggi quando ci sono non vengono seguite dalle stesse istituzioni che le approvano; perciò, viene naturale chiedersi chi si stia occupando di difendere i cittadini e il loro diritto ad una vita salubre e per quanto tempo ancora le regole del mercato e della produzione saranno prioritarie rispetto al diritto salute.
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Un’azione legale collettiva per respirare Aria Pulita
Dunque, di fronte all’immobilismo delle istituzioni, Consulcesi ha deciso di mettere a disposizione, non solo dei professionisti della sanità, ma anche di tutta la cittadinanza, la propria esperienza ventennale nell’ambito delle azioni legali collettive in materia comunitaria. Infatti, la violazione della direttiva 2008/50/CE e del d.lgs. 155 del 2010 che l’ha recepita è stata attestata non solo dai monitoraggi sulla qualità dell’aria che hanno riportato valori molto più alti di quelli ammissibili, ma anche dalla stessa Corte di Giustizia UE che nelle sue sentenze di condanna nei confronti dello Stato italiano ha constatato le violazioni, indicando, peraltro con precisione, anche i territori e gli agglomerati urbani dove si sono verificate tra il 2008 e il 2018.
Come procedere per aderire all’azione collettiva
Quindi, ciascun cittadino che voglia far valere il proprio diritto a vivere in un ambiente salubre deve innanzitutto verificare se la città o le città in cui ha risieduto dal 2008 al 2018 siano state interessate dal superamento delle soglie di PM10 e NO2. Tale controllo può essere effettuato, anche in forma anonima, direttamente dal sito di Consulcesi Aria Pulita. Successivamente, verificata la sussistenza delle condizioni per agire sarà sufficiente registrarsi e aderire all’azione in pochi e semplici passaggi online, comprensivi anche del caricamento della documentazione necessaria, che consiste essenzialmente nei documenti di identità e nel certificato storico di residenza nelle città di riferimento.
Lo scopo dell’azione legale sarà duplice, da una parte verrà richiesto il risarcimento allo Stato e alle Regioni per la violazione del diritto a vivere in un’ambiente salubre e a non essere esposti al rischio di contrarre malattie in futuro, quantificabile fino a 36.000 euro per ogni anno di residenza in uno dei comuni inquinati, salvo diversa valutazione d’equità dell’organo giudicante; ma dall’altra, l’obbiettivo sarà anche quello di sollecitare le istituzioni ad avviare quel cambiamento politico necessario per mettere in atto dei comportamenti virtuosi in materia ambientale che tutelino il territorio e tutta la collettività che ne fa parte. La tutela dell’ambiente, in particolare dell’aria che ogni giorno respiriamo, non è più rinviabile, perché è strettamente connessa alla salute dei cittadini e occorre oggi più che mai un’azione collettiva che ricordi ai Governi presenti e futuri che si tratta di una priorità delle loro agende e non di un mero corollario.
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