Attività extramoenia per sanitari: gli aspetti fiscali da conoscere

Come si regola l’attività extramoenia per i sanitari? Raccogliamo gli aspetti fiscali fondamentali da conoscere con il commercialista.

Sommario

  1. Il quadro normativo: la disciplina dell’attività extramoenia
  2. Il regime fiscale per l’attività extramoenia
  3. Contributi previdenziali: INPS ed ENPAM
  4. Contributi INPS
  5. Contributi ENPAM
  6. Obblighi contabili e fiscali
  7. Conclusione

L’attività extramoenia, svolta dai professionisti sanitari, rappresenta una possibilità importante per medici e operatori sanitari di esercitare la propria professione in forma privata, al di fuori delle strutture sanitarie pubbliche di appartenenza. Questa modalità consente ai professionisti di svolgere incarichi professionali autonomi senza l’impiego delle risorse e delle strutture del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), operando, quindi, come liberi professionisti. Tuttavia, la gestione dell’attività extramoenia richiede una particolare attenzione agli aspetti fiscali e contributivi, che differiscono in maniera sostanziale rispetto alle attività svolte intramoenia, trattate nel nostro precedente articolo.

Il quadro normativo: la disciplina dell’attività extramoenia

In Italia, l'attività extramoenia è regolata dalla normativa che disciplina il rapporto di lavoro dei medici e dei professionisti sanitari dipendenti del SSN. In particolare, la legge n. 833/1978, che ha istituito il SSN, e successive modifiche, stabiliscono i limiti entro cui i professionisti possono esercitare attività esterne a quella svolta per il servizio pubblico. La normativa consente ai medici, ai dirigenti sanitari e ad altri operatori sanitari di optare per la libera professione in regime extramoenia, rinunciando, però, ai benefici dell'intramoenia, come l'uso delle strutture pubbliche.

L’esercizio dell’attività extramoenia comporta una gestione autonoma delle prestazioni sanitarie, con l’onere per il professionista di aprire una posizione fiscale e previdenziale, come libero professionista, e di gestire in prima persona gli adempimenti fiscali e contributivi.

Il regime fiscale per l’attività extramoenia

Dal punto di vista fiscale, l’attività extramoenia rientra a pieno titolo nell’ambito del reddito di lavoro autonomo, disciplinato dall’art. 53 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR). I compensi percepiti per l’attività professionale extramoenia sono quindi considerati redditi di lavoro autonomo e soggetti all’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF), secondo le aliquote progressive previste dalla normativa fiscale italiana.

Per i professionisti sanitari che svolgono attività extramoenia, è obbligatorio aprire una partita IVA e adottare un regime fiscale idoneo alla gestione delle proprie attività. Il professionista può scegliere tra il regime forfettario (se ne sussistono i requisiti) o il regime ordinario:

- Regime forfettario: riservato ai professionisti che non superano i 85.000 euro di ricavi annui, prevede una tassazione agevolata al 15% (o al 5% per i primi cinque anni di attività, in determinate condizioni). In questo caso, le spese non vengono dedotte in maniera analitica, ma è previsto un coefficiente di redditività che varia in base all'attività svolta, applicato al fatturato.

- Regime ordinario: comporta la deduzione analitica delle spese sostenute per l’attività professionale e l’applicazione delle aliquote progressive IRPEF. In questo caso, il professionista dovrà tenere una contabilità ordinaria o semplificata e provvedere alla liquidazione periodica dell'IVA (Imposta sul Valore Aggiunto).

Per quanto riguarda l'IVA, le prestazioni sanitarie erogate in regime di extramoenia, così come quelle intramoenia, sono esenti dall’applicazione dell’imposta in base all’art. 10, n. 18 del DPR 633/1972. Tuttavia, per altre attività o servizi correlati che non rientrano nell'ambito della prestazione sanitaria pura, l’IVA potrebbe essere applicabile. Pertanto, è essenziale che il professionista distingua chiaramente tra le prestazioni esenti e quelle soggette a IVA.

Contributi previdenziali: INPS ed ENPAM

Un aspetto rilevante nell’attività extramoenia è la gestione contributiva, che differisce a seconda del regime previdenziale di appartenenza. I professionisti sanitari, infatti, possono essere soggetti a obblighi contributivi verso l'INPS (per i liberi professionisti non iscritti ad albi) o verso enti previdenziali specifici come l'ENPAM (Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenza dei Medici e degli Odontoiatri), a seconda della professione e della posizione lavorativa.

Contributi INPS

I professionisti sanitari che non rientrano nella copertura previdenziale di specifici ordini professionali, o che esercitano in attività extramoenia in forma autonoma e non come dipendenti, devono iscriversi alla Gestione Separata INPS, secondo quanto previsto dalla legge n. 335/1995. In tal caso, sono tenuti al versamento dei contributi previdenziali calcolati in percentuale sul reddito netto prodotto.

L’aliquota contributiva per la gestione separata INPS è attualmente fissata al 25% del reddito netto per i professionisti non iscritti ad altre forme di previdenza obbligatoria, mentre per coloro che sono iscritti ad altre casse previdenziali l’aliquota è del 24%. I contributi previdenziali sono deducibili dal reddito complessivo, contribuendo così a ridurre la base imponibile ai fini IRPEF.

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Contributi ENPAM

Per i medici e gli odontoiatri iscritti all’albo, i contributi previdenziali sono versati all'ENPAM, che gestisce sia la previdenza di base (per i dipendenti e per i medici convenzionati con il SSN) sia la previdenza complementare per i liberi professionisti. I medici che esercitano attività extramoenia sono tenuti all'iscrizione alla Quota B del Fondo di Previdenza Generale dell'ENPAM, la quale copre i redditi da libera professione.

I contributi dovuti all'ENPAM sono calcolati in base al reddito libero professionale dichiarato nel modello Redditi Persone Fisiche e vengono corrisposti con modalità differenti rispetto alla gestione INPS. L'aliquota contributiva applicata alla Quota B varia in funzione del reddito, con scaglioni progressivi che attualmente vanno dal 12,5% al 19,5%, e aumentano progressivamente per i redditi superiori a determinate soglie.

Anche i contributi versati all'ENPAM sono interamente deducibili dal reddito imponibile, consentendo una riduzione del carico fiscale complessivo.

Obblighi contabili e fiscali

I professionisti che svolgono attività extramoenia sono obbligati a tenere una contabilità adeguata in funzione del regime fiscale adottato. Nel regime ordinario, è necessario conservare tutte le fatture emesse e ricevute, gestire la liquidazione periodica dell'IVA e presentare le dichiarazioni fiscali annuali.

È inoltre obbligatorio versare gli acconti IRPEF e l’eventuale saldo in base ai redditi dell’anno precedente, seguendo le scadenze fiscali previste (generalmente il 30 giugno e il 30 novembre per gli acconti e il 30 giugno per il saldo).

Per i professionisti che hanno scelto il regime forfettario, la gestione contabile è semplificata, ma resta comunque l’obbligo di emettere fattura per ogni prestazione e di tenere un’adeguata documentazione delle entrate e delle spese non deducibili ai fini IVA.

Conclusione

L’attività extramoenia rappresenta una forma di libera professione per i professionisti sanitari che offre importanti opportunità di reddito, ma richiede una gestione attenta e accurata degli obblighi fiscali e contributivi. La scelta del regime fiscale più adatto, l'adempimento degli obblighi previdenziali verso INPS o ENPAM e una corretta contabilità sono elementi fondamentali per garantire il rispetto delle normative vigenti e per evitare sanzioni o contenziosi con il fisco.

In un contesto sempre più complesso, è consigliabile affidarsi a consulenti fiscali e previdenziali esperti, capaci di orientare i professionisti verso soluzioni fiscali efficienti e conformi alle normative, ottimizzando al contempo il carico fiscale e previdenziale.

Di: Marco Ginanneschi, commercialista-revisore legale e fondatore di Sercam Advisory

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