A quasi due mesi dalla scadenza dell’anno di proroga del triennio formativo 2020-22, i primi dati raccontano i professionisti sanitari coinvolti nella propria formazione come non accadeva da anni. Il 69,8% dei sanitari risulta “certificabile”, quindi in regola con i propri crediti formativi, contro il 50% (in media) dei due trienni precedenti. È quanto emerge dai dati forniti dall’associazione di provider Formazione nella Sanità, presentati dall’esperto Sandro Di Sabatino in occasione della conferenza “Evoluzione del sistema ECM: i dati alla chiusura dell’anno di proroga”.
Medici, odontoiatri ed infermieri sono le tre categorie che risultano più “virtuose” ad una lettura dei dati, con le donne più attente in media al proprio aggiornamento rispetto ai colleghi uomini. Resta ancora un 30% di professionisti che risulta non in regola, mentre il 31 dicembre e la scadenza definitiva del triennio si approssimano. In questo triennio è anche possibile recuperare i crediti dei due precedenti (14-16 e 17-19) con crediti compensativi. La Commissione nazionale ECM, insediatasi in questi giorni, si muoverà lungo la linea tracciata dal ministro della Salute Schillaci, che ha parlato di uno stop alle proroghe e di eventuali sanzioni amministrative per chi non risulterà certificabile.
Sanzioni e premialità
Lo ha confermato anche Davide Ambroselli, rappresentante del Ministero della Salute nella Commissione ECM e presente all’evento: “La Commissione si è appena insediata e non c’è ancora stata una riunione operativa, ma non possiamo che ribadire ciò che ha già detto il ministro, ovvero che non ci saranno altre proroghe e allo stesso tempo verranno sanzionati coloro che non si sono formati nel periodo necessario. Magari prevedendo anche delle premialità per chi invece l’ha fatto”.
Dal prossimo triennio si affaccia anche il rischio assicurativo configurato dalla legge Gelli-Bianco, senza almeno il 70% dei crediti ECM completati si rischierà di non avere copertura assicurativa dalla propria polizza. Come ha ribadito in conferenza Pierpaolo Pateri, membro della Commissione e rappresentante FNOPI. “Se qualcuno finora ha pensato che si potesse eludere in qualche modo il sistema – ha detto a Quotidiano Sanità – credo che siamo arrivati ora ad un limite massimo e invalicabile. La mancata copertura assicurativa mette a rischio il professionista e tutto il sistema. Le federazioni e gli Ordini agiranno per poter aiutare i professionisti a raggiungere il 100% e scongiurare questa evenienza”.
La modalità FAD è la preferita dai professionisti
Si registra, dai dati di Formazione nella Sanità, un vero e proprio boom della modalità di fruizione a distanza (FAD) dei corsi formativi, un dato che nel triennio 20-22 si è quintuplicato rispetto ai due precedenti. Sono state 10 milioni le partecipazioni ad eventi FAD a fronte di circa 56 mila erogati. Per un confronto: gli eventi residenziali sono stati 126.600 con un totale di partecipazioni che si attesta a 2 milioni e 340 mila.
Negli anni della pandemia la modalità FAD, sempre a disposizione, è stata il faro educativo per rimanere al passo, spesso anche con la gestione dei pazienti Covid. Lo è poi rimasta quando i professionisti hanno trovato, contemporaneamente, qualità e una facile gestione del proprio tempo. Lo ha ribadito anche Roberto Monaco, presidente Cogeaps e membro FNOMCeO della Commissione ECM: “Si sceglie la FAD per il tempo, perché i professionisti hanno bisogno di una qualità della vita per mettere in pratica qualità nel lavoro. I turni di lavoro sono massacranti e ci sono sempre meno professionisti nel Sistema Sanitario Nazionale, il tempo per la formazione deve essere gestito con attenzione”.
“La FAD è quell’elemento che potrà permettere anche a chi non è ancora in regola di formarsi e accedere alle piattaforme con facilità. Di questo dobbiamo ringraziare i provider, per il grande investimento fatto sui corsi ma anche di chi li mette a disposizione per i professionisti”, ha aggiunto Pateri.
Anche Simone Colombati, presidente di Formazione nella Sanità, è intervenuto: “La FAD è un metodo comodo, democratico e di grande aiuto nella vita professionale dei sanitari. Noi provider abbiamo investito molto nella qualità dei corsi e dei cataloghi e la FAD di oggi ha subito un’evoluzione senza precedenti, che anche i medici hanno colto”.
Provider nella Consulta ECM, si torna a parlarne
Si è discusso anche in conferenza dell’apporto dei provider nel futuro del sistema ECM, sulla cui riforma la Commissione sarà impegnata nelle prossime riunioni. Pierpaolo Pateri ha suggerito l’esigenza di un approdo dei provider in Consulta ECM: “Credo che la presenza dei provider con un ruolo collaborativo e di prospettiva, possa essere l’elemento aggiuntivo. Sono portatori di idee nuove e possiamo lavorare insieme per formare tutti i professionisti sanitari”.
“Noi ribadiamo il nostro appello perché i provider vengano rappresentati nel sistema – ha commentato Colombati -, siamo noi che decidiamo l’offerta ed è impensabile non far parte di nessun organismo ECM. Chiediamo che si costituisca subito la Consulta, prevista dalla legge, che vede i provider al suo interno”.
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