Spesso le modalità con cui viene comunicata al beneficiario la cifra della pensione risultano molto tecniche e poco trasparenti. I criteri applicati dagli enti previdenziali per calcolare i versamenti eseguiti durante il periodo di lavoro sono sempre di difficile comprensione e ancor più difficile verifica, se si avesse dubbi sulla loro correttezza.
Gli errori possono essere i più disparati: da quelli di mero calcolo commessi dall’addetto amministrativo, al mancato accreditamento delle settimane lavorate, oppure semplicemente si può aver diritto a delle maggiorazioni, per invalidità o per servizio, od alla neutralizzazione di determinati periodi sfavorevoli.
A tutto questo si aggiungono pratiche di ricongiunzione, cumulo e totalizzazione che non vengono adeguatamente valorizzate, così come può accadere che non siano calcolati versamenti eventualmente effettuati negli anni dal lavoratore, ovvero siano conteggiati in modo erroneo rispetto a quanto avrebbe dovuto essere.
Verifica della busta paga e dell’estratto contributivo: l’approccio corretto
È buona norma prestare sempre particolare attenzione alla propria busta paga e alla certificazione unica ricevuta annualmente dal datore di lavoro. Accorgersi tempestivamente degli errori commessi dall’amministrazione di appartenenza è fondamentale, allo stesso modo verificare, di tanto in tanto, l’estratto conto previdenziale, per individuare eventuali omissioni o inesattezze nella registrazione dei flussi contributivi.
Nell’estratto contributivo si possono ricavare, infatti:
- Dati anagrafici del lavoratore
- Periodo di riferimento lavorativo
- Settimane di contributi utili per il calcolo pensionistico
- Tipologia di contribuzione
- Datore di lavoro
- Retribuzione e reddito.
Ricalcolo pensione con intermediario qualificato: come funziona?
È possibile procedere al ricalcolo pensione con un intermediario qualificato e, per farlo, è necessario seguire alcuni step. Prima di tutto l’interessato o un soggetto formalmente incaricato deve accedere all’area personale dell’ente previdenziale di appartenenza, richiedendo di conoscere tutti i dati relativi alla propria situazione previdenziale, nonché i criteri seguiti per la determinazione della cifra riconosciuta, con obbligo per il destinatario di fornire adeguato riscontro.
In seguito, si devono confrontare i dati con quelli disponibili personalmente, cercando eventuali errori che possano aver influito sul calcolo finale. Quando ci si sia assicurati di queste informazioni, sarà possibile per il consulente del lavoro scelto come intermediario redigere una perizia di calcolo della pensione certificata, che in presenza di errori che comportano un credito per il pensionato, potrà esser presentata con istanza amministrativa di verifica e ricalcolo all’amministrazione previdenziale competente.
Ricorso amministrativo all’ente previdenziale per il ricalcolo
La domanda di ricorso amministrativo deve essere presentata, personalmente o mediante un intermediario abilitato, entro il termine di 90 giorni (ridotti a 30 in casi specifici) dalla data di comunicazione del provvedimento di liquidazione della prestazione pensionistica, inoltrandola all’organo centrale dell’ente previdenziale o a quello periferico territorialmente competente a decidere.
Se non perviene alcuna decisione nei 90 giorni successivi all’invio del ricorso, si viene a configurare l’ipotesi di silenzioso rigetto da parte dell’Ente previdenziale, per cui sarà necessario presentare apposito ricorso, con il patrocinio di un legale esperto in materiale, avanti la Corte dei Conti nel termine di 3 anni.
Ovviamente, tale eventualità sarà percorribile anche nel caso in cui l’Ente opponga formale rigetto all’istanza presentata. Nel caso siano trascorsi i termini previsti da legge, si può comunque proporre un’istanza in autotutela nell’ambito della quale si andrà a richiedere la verifica del conteggio.