Le infezioni nosocomiali sono quelle acquisite direttamente in ospedale mentre quelle correlate all’assistenza comprendono un processo dinamico che coinvolge diverse fasi del trattamento e dell’assistenza, anche al di fuori dell’ospedale. Questa distinzione ha implicazioni medico-legali importanti, soprattutto per la responsabilità professionale regolata dalla legge Gelli, che prevede criteri distinti per l’ambito civile e penale. Ne abbiamo parlato con il professor Livio Pietro Tronconi, docente Medicina Legale Università Europea di Roma.
Professore, può spiegare quali sono i principali tipi di infezioni, in particolare nell'ambito medico-legale?
Nel contesto medico-legale, le infezioni si sono evolute nella loro interpretazione, soprattutto per quanto riguarda la distinzione tra infezioni nosocomiali e infezioni correlate all’assistenza. Tuttavia, sul piano giuridico si tende ancora a usare questi termini come sinonimi, quando in realtà dovrebbero essere intesi in modo distinto. Le infezioni nosocomiali rappresentano una realtà più "statica" e si riferiscono a infezioni acquisite in ospedale; al contrario, le infezioni correlate all'assistenza implicano una visione più dinamica e sono legate al processo assistenziale nel suo complesso. Questa differenza potrebbe richiedere un ripensamento anche dal punto di vista degli oneri probatori in ambito medico-legale, per passare da un approccio statico a uno che rifletta la complessità e la dinamicità delle cure.
Leggi anche
Riguardo alla responsabilità professionale e alla legge Gelli, come si colloca questa distinzione?
La legge Gelli (legge n. 24/2017) ha introdotto una regolamentazione che opera su due fronti: penale e civile. Tuttavia, nell’ambito delle infezioni correlate all’assistenza, le controversie tendono a essere trattate prevalentemente in sede civile, dato il volume crescente dei contenziosi che riguardano queste casistiche. Ormai, le cause per infezioni correlate all’assistenza superano il 30% dei casi portati alla nostra attenzione. Ritengo che la legge Gelli abbia stabilito un quadro chiaro per la gestione delle responsabilità, ma anche in questo ambito vi è una necessità di interpretare l’onere della prova in modo più dinamico, considerando il processo assistenziale nel suo complesso.