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Libera professione infermieristica, le novità del Vademecum 2025

Presentato durante il Terzo Congresso Nazionale FNOPI il Vademecum della Libera Professione Infermieristica. Ne parliamo con Luigi Pais Dei Mori, consigliere nazionale della Federazione.

Sommario

  1. Le novità del Vademecum 2025
  2. Promuovere l’aggregazione e l’imprenditorialità infermieristica
  3. La sfida culturale e le opportunità normative

Durante il Terzo Congresso Nazionale FNOPI, svoltosi a Rimini dal 20 al 22 marzo 2025, è stata presentata la terza edizione del Vademecum della Libera Professione Infermieristica, uno strumento pensato per guidare l’infermiere libero professionista in un contesto normativo e operativo in continua evoluzione. Il documento, aggiornabile periodicamente, raccoglie riferimenti normativi, indicazioni pratiche e strumenti utili per affrontare le nuove sfide della professione. Il consigliere nazionale FNOPI Luigi Pais Dei Mori, curatore della revisione del vademecum, ha illustrato le principali novità del documento e le prospettive di crescita per una nuova generazione di infermieri imprenditori.

Le novità del Vademecum 2025

Pais Dei Mori spiega che il nuovo Vademecum rappresenta un’evoluzione importante rispetto alle edizioni precedenti, datate 2014 e 2020. «A distanza di oltre dieci anni dalla prima versione, con i cambiamenti intervenuti nella professione e nel contesto imprenditoriale, era necessario rivedere completamente l’impianto del documento».

Il testo include ora aggiornamenti rilevanti in ambito fiscale, come l’introduzione dell’obbligo della fatturazione elettronica e le relative implicazioni tecniche. Un’altra novità riguarda l’approccio alla normativa: «Abbiamo deciso di non rendere questo Vademecum un documento chiuso – ha aggiunto – ma uno strumento aperto, dinamico, aggiornabile».

L’obiettivo è mantenere il testo sempre in linea con le innovazioni legislative, grazie anche a una casella email dedicata ai professionisti che desiderano proporre integrazioni o segnalare nuove esigenze operative.

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Promuovere l’aggregazione e l’imprenditorialità infermieristica

Un altro tema centrale è quello dell’aggregazione professionale. Pais Dei Mori ha evidenziato come la libera professione infermieristica in Italia sia ancora molto frammentata: «Non abbiamo ancora molti studi associati o reti di liberi professionisti. È per questo che, anche a livello politico, vogliamo promuovere forme di collaborazione e offrire servizi condivisi per rispondere ai bisogni di salute in modo più ampio e capillare».

Secondo Pais Dei Mori, il Vademecum vuole contribuire alla crescita di una nuova generazione di infermieri liberi professionisti «più aperti al mercato, meno legati a strutture rigide, capaci di intercettare nuovi bisogni e costruire servizi innovativi». Non si tratta di sostituire il Sistema Sanitario Nazionale, ha sottolineato, ma di integrarlo, soprattutto nelle aree rurali, montane o periferiche dove i servizi sono carenti o frammentati.

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La sfida culturale e le opportunità normative

Secondo il consigliere FNOPI, la sfida più grande per i liberi professionisti oggi è culturale. «Dobbiamo superare l’idea della libera professione come scelta temporanea», ha detto, riferendosi al fatto che molti colleghi vi transitano solo in attesa di un concorso. Ha ricordato che su oltre 100.000 iscritti alla cassa previdenziale, solo 45.000 esercitano attivamente come liberi professionisti.

Pais Dei Mori cita anche alcune buone pratiche nate dall’iniziativa individuale, come servizi di dialisi peritoneale per turisti in zone montane, esempio di come l’infermiere possa trasformare un bisogno di salute in un’opportunità imprenditoriale. Ha infine sottolineato l’importanza delle recenti norme a sostegno della professione, come la Legge 49/2023 sull’equo compenso, e ha ricordato che il Vademecum offre strumenti pratici, moduli e linee guida per aiutare i colleghi a tradurre la normativa in azioni concrete. «Credo che questo sia il servizio migliore che possiamo offrire: uno strumento vivo, utile e sempre aggiornato», ha concluso.

Di: Arnaldo Iodice, giornalista

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