Il trattamento dei pazienti oncologici è sempre più personalizzato, grazie ai progressi nella genetica e alla crescente consapevolezza dell'importanza dell'alimentazione. I marcatori genetici e l'alimentazione hanno, infatti, ruoli chiave nel migliorare gli esiti terapeutici e nel supportare il benessere generale del paziente.
Ne abbiamo parlato con il professor Daniele Santini, ordinario di Oncologia alla Sapienza Università di Roma e direttore UOC Oncologia A del Policlinico Umberto di Roma. Nella video-intervista, descrive i marcatori genetici come varianti che possono influenzare lo sviluppo, la progressione e la risposta ai trattamenti anticancro. E poi si sofferma sull’alimentazione che è fondamentale sia nella prevenzione sia nel supporto terapeutico durante il trattamento oncologico.
Professore, quali sono le necessità del paziente oncologico?
“L'oncologia negli ultimi vent'anni è cambiata, completamente cambiata. Mentre prima noi trattavamo i pazienti in maniera specifica con la sola chemioterapia, adesso abbiamo dei biomarcatori molecolari genetici che ci permettono di identificare il giusto paziente con la giusta terapia. Abbiamo dei fattori che sono prognostici e quindi, logicamente, ci permettono di identificare il rischio di morte del paziente. Poi ci sono i biomarcatori predittivi che ci permettono di identificare se quel paziente può essere sensibile a un determinato tipo di terapia biologico resistente, ma anche biomarcatori che ci permettono di identificare se quel paziente rischio di tossicità rispetto alle terapie che potrà ricevere. Questo ha portato all'incremento della sua violenza e, appunto, alla presenza di pazienti che con malattia cronica hanno però una sopravvivenza di anni, anni e anni”.
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Qual è il ruolo della nutrizione e dell'alimentazione?
“La nutrizione e la sana alimentazione sono fondamentali perché noi sappiamo come la cachessia, che in realtà è un evento che si verifica fin dall'inizio della diagnosi di un tumore, è un fattore prognostico sfavorevole. Si manifesta con perdita di peso, indebolimento fisico, diminuzione di appetito e perdita di tessuto adiposo e muscoloscheletrico. E poi ci sono nuovi farmaci, in particolare c'è un nuovo anticorpo monoclonale che è stato presentato all'ultimo congresso europeo di oncologia medica, che sembra avere un effetto molto molto importante e quindi logicamente può impattare non solo sulla qualità di vita e beneficio clinico del paziente, ma anche sulla stessa sopravvivenza”.