Infermiere indagato: il paziente muore dopo 10 dosi di morfina

Da un caso di cronaca, l’analisi tecnica di cosa avviene e dei diritti e doveri con riguardo alla professione sanitaria dell’infermiere.

Un infermiere dell'ospedale di Feltre, in provincia di Belluno, è stato accusato di omicidio colposo per aver somministrato una dose eccessiva di morfina a un paziente, causandone la morte. L'episodio tragico è avvenuto il 19 giugno e la vittima è Padre Luigi Bassetto, un sacerdote di 80 anni ricoverato per scompenso cardiaco all'inizio di giugno.

Le indagini della Procura della Repubblica di Belluno suggeriscono che l'infermiere, di 45 anni, avrebbe somministrato al sacerdote una dose di morfina dieci volte superiore a quella prescritta dal medico, risultando fatale. È stato il primario a notare per primo l'errore nella somministrazione e ha subito informato la direzione dell'ospedale Ulss 1 Dolomiti.

Dopo la morte del sacerdote, la direzione sanitaria ha prontamente segnalato l'incidente alle autorità competenti e ha sospeso l'infermiere in via cautelativa. Sebbene le circostanze esatte della morte siano ancora in fase di chiarimento, l'indagine si concentra principalmente sull'infermiere. Tuttavia, la direzione dell'ospedale ha avvertito che è prematuro giungere a conclusioni definitive, poiché resta da determinare se l'azione dell'infermiere sia stata un errore di valutazione o una grave violazione etica professionale.

Per approfondire le cause della morte, la Procura ha ordinato un'autopsia, affidando l'incarico al dottor Cirnelli, noto anatomopatologo.

Cosa significa per un infermiere essere indagati di “omicidio colposo”?

Essere indagato per omicidio colposo rappresenta una situazione estremamente grave per un infermiere, con potenziali conseguenze legali, professionali e personali molto pesanti.

L’infermiere è sospettato di aver causato involontariamente la morte di una persona attraverso un comportamento negligente, imprudente o imperito. Questo ha ed ha avuto già delle conseguenze, ma vediamole una per una. La prima, già accaduta, è che l’infermiere è stato formalmente iscritto nel registro degli indagati dalla Procura. Questo- è importante sottolinearlo - non equivale a una condanna, ma indica che ci sono sufficienti elementi per sospettare il suo coinvolgimento nella morte del paziente. Inoltre, il nostro ordinamento giuridico si basa sul principio di innocenza fino a condanna definitiva passata in giudicato: ciò significa che non bisogna mai affrettare giudizi e considerare “condannato” o semplicemente responsabile, senza attendere la verità giudiziaria dei fatti. 

Questo significa che la Procura condurrà un'indagine approfondita per raccogliere prove e testimonianze che confermino o smentiscano l'ipotesi di colpevolezza. Questo può includere l'analisi delle cartelle cliniche, testimonianze di colleghi e pazienti e, come in questo caso, perizie medico-legali come l'autopsia. Un’altra conseguenza, già avveratasi nel caso preso in esame, riguarda la sospensione dal servizio in via cautelativa durante l'indagine per evitare che possa reiterare l'errore o influenzare le prove o i testimoni.

A questo punto, l'infermiere ha il diritto di essere ascoltato dalle autorità giudiziarie e di difendersi dalle accuse. Può fornire la propria versione dei fatti e presentare prove a discarico. Se, al termine delle indagini l'infermiere viene ritenuto responsabile di omicidio colposo, può essere rinviato a giudizio. Dal rinvio a giudizio, ne seguirà il procedimento penale e, in caso di condanna, le pene previste variano da sei mesi a cinque anni di reclusione, a seconda della gravità del caso e delle circostanze aggravanti o attenuanti.

Tutto questo ha ovviamente un suo peso anche dal punto di vista professionale. Una condanna per omicidio colposo può comportare gravi ripercussioni sulla carriera dell'infermiere, inclusa la radiazione dall'albo professionale e l'impossibilità di esercitare la professione in futuro. Oltre alle conseguenze penali, l'infermiere potrebbe essere soggetto a richieste di risarcimento danni da parte dei familiari della vittima, con implicazioni economiche significative.

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Quali riferimenti normativi devono essere presi in considerazione?

In un caso come quello descritto, gli articoli 589 e 590 del Codice Penale sono i principali riferimenti legali per la responsabilità penale dell'infermiere. Inoltre, le leggi specifiche sulla professione infermieristica e la sicurezza delle cure, insieme ai codici deontologici e ai protocolli ospedalieri, forniscono il quadro normativo completo per valutare la condotta dell'infermiere e le conseguenze legali del suo errore.

In particolare, viene considerato l’art. 589 c.p. che disciplina l'omicidio colposo, che si verifica quando una persona causa la morte di un'altra senza l'intenzione di uccidere, ma a causa di negligenza, imprudenza o imperizia. La pena prevista varia da sei mesi a cinque anni di reclusione, ma può aumentare in presenza di aggravanti. In secondo luogo, viene considerato l’art. 590 c.p. che può essere rilevante per valutare il comportamento complessivo del professionista sanitario nel contesto di somministrazione errata di farmaci.

In secondo luogo, viene considerato il codice deontologico che stabilisce che gli infermieri devono operare con competenza, diligenza e nel rispetto delle norme professionali e deontologiche. Errori gravi come la somministrazione di dosi errate di farmaci sono considerati violazioni dei doveriprofessionali.

Non va poi trascurata la normativa sulla somministrazione di farmaci, in particolare la Legge 219/2006 sulla sicurezza delle cure che stabilisce i principi e le norme per garantire la sicurezza delle cure, inclusa la corretta somministrazione di farmaci. La negligenza in questo ambito può essere considerata un'infrazione grave. E ancora la Legge 42/1999 sulla disciplina della professione infermieristica che regolamenta la professione infermieristica e le responsabilità degli infermieri, incluso l'obbligo di seguire le prescrizioni mediche con precisione. Senza ovviamente tralasciare la Legge Gelli-Bianco.

Non va poi sottaciuto che gli ospedali devono adottare e rispettare procedure interne e protocolli specifici per la somministrazione di farmaci. La violazione di questi protocolli può costituire una base per la responsabilità professionale e legale.

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La difesa dell’infermiere

In casi come questo, inoltre, va considerato anche l’altro risvolto della medaglia. Il diritto di difesa è garantito dalla Costituzione e da diverse disposizioni del Codice di Procedura Penale. Questo diritto si applica a tutti gli individui accusati di un reato, inclusi gli infermieri sospettati di omicidio colposo. Vanno quindi considerati gli articoli 24 Cost., comma II che sancisce il diritto di ogni individuo a difendersi da accuse legali, garantendo l'assistenza di un avvocato durante tutto il procedimento giudiziario. In secondo luogo l’art. 96 c.p.p. cristallizza il principio per cui l'indagato ha il diritto di nominare uno o più avvocati di fiducia. Se non ha nominato un difensore, ne viene assegnato uno d'ufficio. Al momento dell'iscrizione nel registro degli indagati, l'infermiere deve ricevere un avviso di garanzia che lo informa dell'indagine a suo carico e del reato per cui è indagato (art. 369 c.p.p.). Questo avviso include l'invito a nominare un difensore. Prima della chiusura delle indagini preliminari, l'indagato ha il diritto di essere informato e di avere accesso agli atti dell'inchiesta. Questo gli permette di preparare una difesa efficace (art.415-bis c.p.p.). L'infermiere ha, come anticipato, il diritto di essere interrogato e di rendere dichiarazioni spontanee in ogni fase del procedimento, sempre assistito dal proprio avvocato. L'indagato ha il diritto di richiedere il confronto con i testimoni e di contro-interrogarli durante il processo, attraverso il proprio legale. L'infermiere può richiedere una perizia di parte per controbattere alle conclusioni delle perizie ordinate dalla Procura, come nel caso di un esame autoptico.

La procedura specifica per gli infermieri

Come abbiamo avuto modo di vedere, l’infermiere è stato sottoposto a sospensione cautelativa del servizio, per cui l'infermiere mantiene tutti i diritti di difesa e la sospensione è una misura preventiva e non una sanzione definitiva. Inoltre, durante tutto il processo a cui verrà sottoposto qualora da indagato fosse considerato imputato a seguito di rinvio a giudizio, prevarrebbe sempre il diritto di presunzione di innocenza e il diritto a un giusto processo. L'infermiere e il suo avvocato possono avvalersi della consulenza di esperti in campo medico per dimostrare che la somministrazione della morfina potrebbe essere stata un errore di valutazione e non un atto di negligenza grave. La difesa può ricostruire i fatti tramite testimoni e documenti per dimostrare che l'errore nella somministrazione del farmaco non è stato intenzionale e potrebbe essere dovuto a una serie di circostanze sfortunate.

Il diritto di difesa è un principio fondamentale del sistema giudiziario italiano, che assicura all'infermiere accusato di omicidio colposo la possibilità di presentare la propria versione dei fatti, contestare le prove a suo carico e beneficiare di un processo equo.

In questi casi e, in generale, nella professione sanitaria è importante intrattenere dei rapporti con avvocati e consulenti legali specializzati, non solo in fare di diritto di difesa ma anche prima per prevenire eventuali comportamenti illeciti o trovarsi preparati sul da farsi e, ancora più importante, è munirsi di una RC professionale per qualsiasi evenienza.

Di: Cristina Saja, giornalista e avvocato

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