Il principio normativo prevede che per la telemedicina valgano le stesse regole previste per le prestazioni clinico-assistenziali tradizionali effettuate in presenza. La piena equiparazione normativa ex lege però deve essere letta alla luce dei nuovi rischi che implica l’utilizzo di apparecchiature nella nuova modalità di visita medica. 

Sono sempre i criteri di proporzionalità, efficacia, sicurezza e appropriatezza, valutati caso per caso, che inducono i medici ad evitare errori, ma per poter essere diligente il medico dovrà effettuare in maniera prioritaria una pregnante valutazione delle condizioni cliniche del paziente e dei mezzi che ha a disposizione. Anche durante la pratica della telemedicina con finalità preventive, diagnostiche, terapeutiche, palliative, riabilitative di medicina legale, il medico dovrà attenersi alle Linee Guida nazionali o alle buone pratiche assistenziali. 

È ovvio che vi sia un’alta percentuale di criticità che, pur soccorsa dall’art. 7 della Legge Gelli-Bianco, non può essere ignorata. 

Vediamo in dettaglio quali sono le criticità. 

Le criticità dell’esercizio della professione medica in telemedicina

In primis, non va sottovalutato l’utilizzo della strumentazione tecnica che affianca l’opera umana. I centri che vorranno attivare questi servizi dovranno risultare accreditati dalle Regioni o dalle Province Autonome per le varie aree specialistiche. 

Ma, oltre a questo pre-requisito, dovranno impegnarsi a mantenere alta l’attenzione per attenersi al documento di definizione degli standard dei servizi propri delle prestazioni di telemedicina, tenendo conto di quelli fissati a livello regionale e nazionale. Questo avviene per lo più per la sanità pubblica, ma anche in regime privatistico, i centri erogatori interessati a questo servizio devono essere in linea con tutti i pre-requisiti. In caso di liberi professionisti che prestino servizio in studi medici e in modalità da telemedicina, anche loro dovranno attenersi ai regolamenti, comunali e regionali in tema di privacy, igiene e sicurezza, oltre ad essere abilitati e iscritti all’albo professionale e risultare specialisti nella determinata area per cui è richiesta la prestazione di telemedicina, nel rispetto degli standard regionali e nazionali. 

1. Troppe regole? Forse sì, ma è evidente che il mancato rispetto dei requisiti potrà integrare forme di responsabilità sia sul versante civilistico che penalistico. 

Inoltre, le forme di responsabilità che possono cristallizzarsi con la modalità telemedicina difettano di una vera e propria regolamentazione e, anche se le regole standard accompagnano questa nuova pratica, si innestano nel meccanismo nuovi fattori di rischio non regolamentati sia a livello professionale, tecnico e organizzativo. 

2. Nuovi rischi e poca regolamentazione? Sì, ma basta prestare attenzione e attendere il perfezionamento della normativa.

Casi di responsabilità professionale possono riguardare danni cagionati da eventuali difetti di costruzione delle apparecchiature utilizzate per la telemedicina, errori di installazione o messa in opera delle diverse parti delle strutture, inefficace manutenzione, inadeguata gestione o errata trasmissione o valutazione dei dati trasmessi per errato funzionamento delle apparecchiature. 

Bisogna, però, fare attenzione a distinguere i casi in cui l’errore medico possa essere dovuto a colpa nella valutazione della patologia o sia dipeso da un errore di trasmissione dei dati.

Ciò significa che assumono diversa rilevanza la condotta, per esempio l’atto di controllo il normale utilizzo delle apparecchiature prima di utilizzarle, dalla valutazione delle condizioni cliniche. Un evento imprevedibile non potrà identificarsi come errore medico, diversamente l’omesso controllo delle apparecchiature comporterà responsabilità penale in concorso con il tecnico, caso da tenere distinto dall’ipotesi di difetto generico del macchinario. 

L'intervento del legislatore

3. Sì, è innegabile: l’assistenza medico-assistenziale a distanza, anche se finalizzata allo stesso obiettivo, quale la cura del paziente, presenta evidenti differenze con la visita in presenza. 

Le divergenze notevoli, determinate proprio dal fattore distanza, comportano una serie di rischi nuovi, non conosciuti e spesso non conoscibili dal sanitario. 

Per questi motivi, risulta necessario l’intervento del Legislatore. 

4. Non esiste, infatti, una normativa ben cristallizzata che intervenga in maniera più incisiva sulla disciplina, indicando - per ogni profilo specialistico – la responsabilità che ne può discendere. 

A tutto questo, si aggiunge la rapida crescita dell’utilizzo della telemedicina che però aumenta le distanze tra il nostro Ssn e gli altri Paesi Europei. A causa delle diverse disparità tra i differenti ordinamenti giuridici e inquadramenti sistemici in Sanità, appare difficile l’elaborazione di un quadro normativo comune. In tal caso, appare opportuno auspicare che l’UE aspiri alla creazione di un quadro normativo per quei settori in cui il diritto europeo è preesistente e adattarlo alla specificità della telemedicina. 

5. L’imprevedibilità e la non-esaustività di raccomandazioni e linee guida espongono i medici ad un maggior rischio di errore e, quindi, ad una maggiore esposizione a responsabilità.

In questo contesto diventa fondamentale un legale esperto in materia per qualsiasi consulenza e una copertura assicurativa adeguata che tenga in considerazione anche gli effetti collaterali in tema di telemedicina.

Ma allora perché perseverare nell’utilizzo dell’assistenza clinico-assistenziale a distanza?

La pandemia da Covi-19 ha certamente accelerato il processo di digitalizzazione, ma l’accelerazione del processo continua a persistere nonostante lo scemare dell’emergenza sanitaria. Questo era prevedibile per diversi ordini di motivi: riesce a fornire assistenza a distanza in maniera efficace; offre vantaggi ai pazienti in termini di risparmio, tempi e costi; il monitoraggio costante in certi casi, essenziale per le condizioni clinico-assistenziali del paziente; il vantaggio, ad esempio per gli anziani, di non dover essere trasportati da un luogo all’altro per una visita di routine. È ovvio che tutto questo ha degli effetti collaterali e implica che il medico amplii le proprie conoscenze, anche a livello informatico. 

In tal caso, un ruolo importante sarà quello della formazione del professionista che dovrà essere preparato ad affrontare le nuove tecnologie e il nuovo modo di fare medicina.

Di: Redazione Consulcesi Club

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