L'orario di lavoro standard è di 36 ore settimanali, distribuite in base alle esigenze del servizio e agli orari di apertura. Ad esempio, in un reparto di degenza ordinaria, l'orario potrebbe essere organizzato su 24 ore, mentre in un servizio ambulatoriale o day hospital potrebbe essere su 12 ore. Ogni dipendente deve lavorare tra un minimo di 28 e un massimo di 44 ore a settimana. Se il lavoro è organizzato su turni, deve essere garantito un adeguato riposo per il recupero psicofisico. A seconda del tipo di servizio, i turni possono coprire 12 o 24 ore. Se l'orario è su sei giorni, l'orario giornaliero è di 6 ore; se è su cinque giorni, l'orario è di 7 ore e 12 minuti. L'orario di lavoro ha diversi obiettivi: ottimizzare le risorse, migliorare la qualità del servizio, adeguarsi agli orari di apertura per ridurre le liste d'attesa, favorire buoni rapporti con altre strutture e amministrazioni, fornire servizi anche pomeridiani per le esigenze degli utenti, bilanciare la vita personale e lavorativa, e distribuire equamente i carichi di lavoro. Secondo il decreto legislativo 66/2003, ogni dipendente ha diritto a 24 ore consecutive di riposo settimanale. Se non è possibile, deve avere due giorni di riposo consecutivi entro 14 giorni. I turni devono essere pianificati entro il 20 del mese precedente. Per i dipendenti con difficoltà personali, sociali o familiari, con figli minori di 12 anni e con entrambi i genitori turnisti, è previsto un impiego flessibile compatibile con l'organizzazione.
Se il lavoro giornaliero supera le 6 ore, il dipendente ha diritto a una pausa di almeno 30 minuti per recuperare energie e consumare un pasto. La durata della pausa dipende dalla disponibilità dei servizi di ristoro. L'orario di lavoro è monitorato tramite controlli automatici; eventuali ritardi devono essere recuperati entro il mese successivo, altrimenti la retribuzione sarà ridotta.
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Infermiere con problemi di reperibilità? Non sai mai se la retribuzione che ti hanno dato per le ore lavorate sia consona e in linea con i tuoi diritti? Nella guida Consulcesi Club le risposte alle tue domande.
Il dipendente ha diritto a un riposo continuativo di almeno 11 ore tra un turno e l'altro. In caso di riunioni o formazione, il riposo giornaliero viene interrotto, ma deve essere recuperato subito dopo il servizio. Se non possibile, deve essere recuperato entro tre giorni. Per chi deve indossare una divisa, sono previsti fino a 10 minuti per il cambio, registrati tramite timbrature. Nei servizi sulle 24 ore, il tempo per il passaggio di consegne può includere fino a 15 minuti, sempre se registrato.
La pronta disponibilità richiede che il dipendente possa essere raggiungibile e disponibile a recarsi al lavoro rapidamente. È prevista per le unità operative non aperte 24 ore, ma che possono essere chiamate per emergenze anche di notte o nei festivi. I turni di pronta disponibilità sono organizzati con il personale della stessa unità operativa, limitati ai turni notturni e festivi, e garantiscono il riposo settimanale. Se la disponibilità è durante un giorno festivo, si può richiedere un giorno di riposo compensativo. Se interrompe il riposo di 11 ore, queste devono essere recuperate entro tre giorni. Non sono consentiti più di 7 turni al mese. Il personale amministrativo non può fare turni di pronta disponibilità.
Il riposo settimanale di solito cade la domenica, con 52 riposi all'anno garantiti. Se non possibile, deve essere recuperato nella settimana successiva. Il riposo non è monetizzabile e non si può rinunciare ad esso. Se il riposo cade su una festività nazionale o del Santo Patrono, non si ha diritto a un riposo compensativo né a una monetizzazione. I dipendenti che lavorano cinque giorni a settimana e lavorano un giorno feriale non lavorativo possono richiedere un riposo compensativo o il pagamento per lavoro straordinario. Il lavoro notturno è richiesto nei turni sulle 24 ore. Se il dipendente non è idoneo al lavoro notturno per motivi di salute, deve essere ricollocato in un servizio diurno.
Il lavoro straordinario deve essere eccezionale e non parte della programmazione normale. Può essere autorizzato dal dirigente o responsabile, tranne nei casi di urgenza. Il limite massimo annuale è di 180 ore, aumentabile del 5% fino a 250 ore. Si può optare per un riposo compensativo entro 4 mesi, compatibilmente con le esigenze organizzative. Il dipendente ha diritto a una maggiorazione del 15% per lavoro straordinario diurno, del 30% per notturno o festivo, e del 50% per lavoro festivo notturno. Le ore di straordinario possono essere accumulate in una banca delle ore e utilizzate entro l'anno successivo. Chi richiede il pagamento deve farlo entro il 15 novembre. Le ore possono essere utilizzate come riposi, previa accordo con il responsabile del servizio.
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Definizione di reperibilità
La pronta disponibilità, nota come “reperibilità”, è un concetto definito dai contratti collettivi nazionali, che richiede che il dipendente sia rapidamente reperibile per rispondere alle necessità aziendali. È regolata dal CCNL Sanità dell'Area Medica 2019-2021. A questa regolamentazione nazionale può aggiungersi un'eventuale contrattazione aziendale decentrata, che permette una definizione più dettagliata delle modalità organizzative del lavoro, sempre nel rispetto delle linee guida generali stabilite dai contratti nazionali e secondo quanto stabilito dal piano annuale di dotazione organica che va messo a punto annualmente dalle aziende, per far fronte alle esigenze e alle emergenze dei vari servizi.
In generale, la pronta disponibilità è prevista solo in casi specifici come la necessità di garantire interventi assistenziali urgenti e non pianificabili; la necessità eccezionale di mantenere la funzionalità organizzativa o tecnica di alcune strutture. La reperibilità si riferisce al periodo in cui l'infermiere è tenuto a essere disponibile per un eventuale intervento, anche se non necessariamente presente sul posto di lavoro.
Le unità operative che, di solito, richiedono personale in pronta disponibilità sono principalmente le sale operatorie e le strutture di emergenza. I dipendenti del settore amministrativo e tecnico non sanitario non sono inclusi in questa disposizione, così come i professionisti sanitari che operano nell'area della riabilitazione.
Gli infermieri che vengono assegnati ai turni di pronta disponibilità appartengono a specifiche aree, come:
- sale operatorie;
- emodinamica;
- radiologia interventistica;
- servizi di endoscopia digestiva;
- emergenza extra-ospedaliera.
La pianificazione della reperibilità va fatta su base mensile, in coincidenza con la programmazione dei turni di servizio. Il numero massimo di turni di pronta disponibilità consentiti è di sei al mese e questi turni sono riservati al periodo notturno e ai giorni festivi. Se un dipendente è chiamato in pronta disponibilità in un giorno festivo, ha diritto a un giorno di riposo settimanale compensativo, senza riduzione del monte ore settimanale, che viene concesso automaticamente e non su richiesta.
La durata della pronta disponibilità è di dodici ore, con una retribuzione proporzionata a tale periodo. Tuttavia, è possibile avere turni di durata inferiore, ma non meno di quattro ore. Durante la pronta disponibilità, il dipendente deve raggiungere il luogo di lavoro nel minor tempo possibile. Se il dipendente non risponde alla chiamata di reperibilità e non si presenta sul posto di lavoro, può essere soggetto a provvedimenti disciplinari.
Non sono obbligati a prestare lavoro notturno le madri di figli sotto i tre anni o, in alternativa, i padri conviventi quindi i lavoratori che siano l'unico genitore affidatario di un figlio convivente di età inferiore a 12 anni e i lavoratori esentati per specifiche situazioni previste dalla legge
La reperibilità va in soccorso anche nei casi in cui vi siano carenze croniche di personale. Anche se si tratta di un uso improprio, la modalità è identica: il dipendente che non sia effettivamente al lavoro, deve comunque essere reperibile e pronto a intervenire in qualsiasi momento, durante le ore notturne, diurne o nei giorni festivi. Secondo il Decreto Legislativo n. 66/2003, qualsiasi periodo in cui il lavoratore è a disposizione dell'azienda dovrebbe essere considerato orario di lavoro. Tuttavia, la pronta disponibilità non viene sempre riconosciuta come tale e quindi non sempre retribuita adeguatamente. Questo uso dell'istituto contrattuale rappresenta spesso un modo per le aziende di ridurre i costi, ma è comunque un impegno aggiuntivo che rappresenta un peso significativo per il personale sanitario, specialmente durante la notte, influendo negativamente sulla qualità della vita e creando difficoltà nel conciliare le esigenze familiari con la possibilità di essere chiamati al lavoro. La necessità di rimanere a casa nei giorni festivi, aspettando una possibile chiamata, e l'eventualità di dover rispondere nel cuore della notte, rappresentano un ulteriore disagio per i lavoratori.
Reperibilità attiva e passiva
La reperibilità può essere distinta in attiva e passiva. Quando ci si riferisce alla reperibilità attiva, l'infermiere è chiamato a intervenire durante il periodo di reperibilità. Ciò significa che, in caso di chiamata, deve eseguire interventi e prestazioni sanitarie necessarie, rispondendo prontamente alle emergenze o alle esigenze della struttura sanitaria. Questo tipo di reperibilità implica quindi un coinvolgimento operativo diretto e un'aspettativa di disponibilità immediata.
In caso di reperibilità passiva, l'infermiere deve essere raggiungibile ma non necessariamente operativo, salvo richiesta. Quindi, il lavoratore deve essere disponibile per eventuali necessità, ma non è automaticamente coinvolto in attività lavorative fino a quando non viene chiamato in servizio.
Quali diritti per gli infermieri in reperibilità?
Secondo la normativa vigente, la reperibilità, quando è soggetta a vincoli stringenti che limitano il tempo libero, deve essere riconosciuta come orario di lavoro. Gli infermieri in reperibilità hanno diversi diritti che mirano a tutelare il loro benessere e garantire una giusta compensazione per la disponibilità richiesta. Soprattutto in questi casi, di non immediata comprensione per chi vanta dei diritti, è bene fare attenzione ai diritti che spettano agli infermieri. Tra questi va annoverata, innanzitutto, la retribuzione adeguata.
Gli infermieri hanno diritto a un'indennità per il periodo di reperibilità, anche se non vengono chiamati in servizio. L'importo varia a seconda delle normative contrattuali e del tipo di reperibilità (attiva o passiva). Viene, inoltre, considerato l’orario effettivo di lavoro ai fini della remunerazione. In caso di chiamata durante un giorno festivo o di riposo settimanale, l'infermiere ha diritto a un periodo di riposo compensativo. Questo riposo non riduce il monte ore settimanale e viene generalmente concesso automaticamente. Esistono, inoltre, delle limitazioni al numero di turni di reperibilità che possono essere assegnati a un infermiere. In genere, il massimo è di sei turni al mese e questi sono prevalentemente riservati ai periodi notturni e ai giorni festivi.
Inoltre, gli infermieri hanno diritto a essere informati delle condizioni e delle modalità della reperibilità e possono fare riferimento a normative e accordi sindacali per garantire il rispetto dei propri diritti. In caso di dispute o mancato riconoscimento dei diritti, possono rivolgersi a un rappresentante sindacale o legale. Tra l’altro, alcune categorie di infermieri possono essere esentate dall’obbligo di lavoro notturno o in reperibilità, come le madri di figli sotto i tre anni o genitori unici affidatari di figli minori.
Questi diritti sono fondamentali per garantire che la reperibilità non diventi un carico eccessivo per gli infermieri e che sia riconosciuto il valore del loro impegno e della loro disponibilità.
Retribuzione per le ore di reperibilità
La retribuzione va effettuata in base alle ore di reperibilità. Ciò significa che deve essere corrisposta quando il lavoratore è vincolato in modo significativo e che nei casi in cui l'infermiere non possa godere del riposo compensativo, è possibile richiedere un compenso economico.
Considerando quanto premesso riguardo alla reperibilità attiva o passiva, la retribuzione può essere strutturata nel senso di un’indennità specifica per il periodo in cui sono in reperibilità, indipendentemente dal fatto che vengano o meno chiamati a intervenire. Questa indennità è una somma fissa per ogni ora o turno di reperibilità e compensa la disponibilità richiesta. Se l'infermiere viene chiamato in servizio durante il periodo di reperibilità, il tempo effettivamente lavorato è considerato orario di lavoro. Questo tempo viene retribuito secondo le tariffe orarie standard previste dal contratto di lavoro, che possono includere maggiorazioni per lavoro straordinario, notturno, o festivo, a seconda del momento dell'intervento. Gli specifici importi e modalità di pagamento possono variare in base ai contratti collettivi nazionali e agli accordi aziendali decentrati. Questi accordi stabiliscono le tariffe delle indennità e le condizioni per il pagamento delle ore lavorate durante la reperibilità.
Inoltre, se l'infermiere è chiamato a lavorare durante un periodo di riposo o un giorno festivo, potrebbe avere diritto a un riposo compensativo, che non riduce il totale delle ore settimanali richieste.
La durata minima della reperibilità può essere di quattro ore, con una durata massima solitamente di dodici ore. L'indennità viene calcolata in base alla durata effettiva del turno di reperibilità, e il tempo di intervento effettivo è retribuito separatamente.
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Come ottenere il riconoscimento dei diritti: i passaggi salienti
Esigere i diritti è fondamentale per accrescere la propria carriera, anche se a volta per ottenerli bisogna intentare delle azioni volte al loro riconoscimento. In tal caso, sarà fondamentale procedere a raccogliere diversi documenti. Innanzitutto, è necessario avere con sé la copia del contratto di lavoro firmato da tutte le parti che lo sottoscrivono. Questo documento è cruciale perché definisce i diritti e doveri, inclusi orari di lavoro, retribuzione e altre condizioni di impiego. Se non si ha già una copia, sarà necessario richiederla e assicurarsi che rispetti le normative nazionali e locali riguardanti il lavoro infermieristico.
In secondo luogo, è bene essere a conoscenza e tenere con sé una copia del regolamento interno dell’ospedale o della struttura sanitaria in cui si lavora. Questo è un altro documento importante che dettaglia le norme e le procedure che governano l’ambiente di lavoro, comprese le modalità di gestione dei turni e le procedure disciplinari. Bisogna richiedere una copia al dipartimento delle risorse umane o alla direzione della struttura se non si ha.
Conservare tutte le buste paga mensili e il Certificato Unico di Determinazione (CUD) annuale è un’ottima mossa. Le buste paga forniscono una prova della retribuzione e dei contributi previdenziali, mentre il CUD attesta i redditi annuali e le tasse pagate. Se mancano documenti, è possibile richiederli al dipartimento contabile o al datore di lavoro.
È poi utile richiedere anche una copia del piano dei turni di pronta disponibilità, che dovrebbe indicare i tuoi turni di lavoro, inclusi i periodi di disponibilità e di chiamata. Questo documento è utile per verificare che i turni e le ore di lavoro siano conformi alle normative, compresi i periodi di riposo e le eventuali ore straordinarie. Infine, ci si deve assicurare di avere una copia valida del documento di identità (carta d'identità o passaporto) e del codice fiscale. Questi documenti sono necessari per l’identificazione ufficiale e per la registrazione corretta delle informazioni personali.
Dopo aver raccolto tutta la documentazione indicata, potrà essere importante confrontarla con le normative vigenti per assicurarsi che i diritti siano stati rispettati. Mantenere aggiornata questa documentazione è essenziale per garantire il rispetto dei diritti e per poter fare valere le tue legittime rivendicazioni.
Una volta in possesso di tutti i documenti indicati, sarà possibile presentare l’atto giudiziale. La richiesta deve essere inoltrata individualmente presso il Tribunale del lavoro competente per territorio, entro il termine di prescrizione di 5 anni da quando è stato leso o da quando si è venuti a conoscenza della lesione del diritto che si vuole rivendicare. La richiesta mira a ottenere il riconoscimento del diritto dei lavoratori, che hanno svolto servizio di reperibilità o pronta disponibilità con vincoli particolarmente rigidi, al pagamento della retribuzione. Inoltre, l'azione ha lo scopo di chiedere al Giudice, sia per i casi di reperibilità passiva (quando è considerata equivalente all'orario di lavoro) sia per quelli di reperibilità attiva, il pagamento delle differenze salariali dovute per il mancato riposo compensativo.
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Il vantaggio di scegliere Consulcesi Club
Affidandosi a Consulcesi Club, gli infermieri possono beneficiare di una serie di servizi utili per tutelare i propri diritti. Innanzitutto, possono ottenere assistenza nella raccolta dei documenti necessari, ricevendo supporto per organizzare e presentare la documentazione in modo corretto. Inoltre, Consulcesi Club offre una consulenza legale personalizzata, analizzando ogni caso singolarmente per determinare la migliore strategia da adottare. Questo approccio può incrementare significativamente le possibilità di ottenere una giusta retribuzione, specialmente considerando la qualificazione del tempo di reperibilità come orario di lavoro. È fondamentale che gli infermieri siano consapevoli dei loro diritti, soprattutto per quanto riguarda i turni di reperibilità. Agire per far valere questi diritti è cruciale per ottenere il riconoscimento delle ore di lavoro effettive e la giusta compensazione. La consulenza con esperti legali può fare la differenza nel garantire il rispetto di tali diritti.