La nutrizione è quell'insieme dei processi biologici che consentono, o che condizionano, la crescita, lo sviluppo, l'integrità ed anche la sopravvivenza di qualsiasi organismo vivente. In ambito medico-scientifico sono tre i professionisti che si occupano della nutrizione degli esseri umani: il medico dietologo, il dietista e il nutrizionista.
Si tratta di tre professioni diverse, con competenze e formazioni differenti: “Si occupano tutti di alimentazione, ma le indicazioni, a seconda delle esigenze del paziente e in presenza o meno di eventuali patologie o interventi farmacologici, devono essere date da un professionista piuttosto che da un altro”, spiega Marika Picardi, biologa nutrizionista. Purtroppo, a volte e a causa della disinformazione, molte persone pongono la propria salute nelle mani di figure non esperte o che comunque non hanno alcun titolo o riconoscimento ufficiale e legale per operare in questo campo.
Chi è il biologo nutrizionista
Il biologo nutrizionista è un biologo, laureato in biologia (o scienze dell’alimentazione o biotecnologie) che durante il suo percorso di studi ha approfondito il tema della nutrizione. “Deve necessariamente essere iscritto all’albo dei biologi (la Federazione nazionale degli Ordini dei Biologi - FNOB), dopo aver superato l’esame di abilitazione all’esercizio della professione, con relativa iscrizione alla sezione A dell’Albo dei biologi”, dice Picardi. La professione del biologo nutrizionista è regolamentata da una normativa giuridica che gli riconosce le competenze necessarie a “valutare i fabbisogni nutrizionali e ad elaborare piani dietetici personalizzati in accertate condizioni fisio-patologiche”.
Questa definizione, di per sé, descrive chiaramente le competenze del biologo: “Si tratta di un professionista in grado di elaborare piani nutrizionali ottimali rivolti a tutta la popolazione, in condizioni fisiologiche e in presenza di patologia. Può intervenire in maniera autonoma, sempre previa diagnosi del medico”, sottolinea Picardi. Pertanto, il biologo può agire autonomamente, anche consigliando integratori alimentari in caso di necessità.
La formazione e la ricerca
“Altro aspetto importante, da non sottovalutare - aggiunge la biologa nutrizionista - è quello che riguarda la sua formazione e la sua appartenenza ad un tipo di professione di tipo intellettuale scientifico, che gli consente di poter analizzare problemi complessi, studiare i singoli casi, ricercando le soluzioni a partire da studi scientifici già effettuati o approfondendo e promuovendo personalmente la ricerca”. È doveroso sottolineare che è assolutamente vietato per il biologo nutrizionista consigliare farmaci o presidi prettamente medici, fare diagnosi e prescrivere analisi, anche quando siano necessarie all’elaborazione di un piano nutrizionale adeguato. Senz’altro potrà migliorare lo stato di benessere della popolazione generale o della singola persona accertata sana con consigli che mirino ad una educazione alimentare che incidano positivamente sullo stile di vita, soprattutto in termini di prevenzione.
Cosa dice la normativa vigente
Dal punto di vista giuridico è tutto racchiuso nella norma che definisce esattamente le competenze del biologo nel poter valutare i fabbisogni nutrizionali di un soggetto. Si tratta dell’art. 3 della legge 24/5/1967 n. 396, secondo cui sono oggetto della professione del Biologo le attività di “valutazione dei fabbisogni nutritivi ed energetici dell’uomo”. Anche la giurisprudenza, dunque, conferma le competenze del biologo nell’elaborare una dieta ottimale sia individuale, in relazioni ad accertate condizioni fisiologiche e patologiche, che collettiva, come mense aziendali e scolastiche o gruppi sportivi. “Si ribadisce ancora che il biologo non deve qualificarsi mai come medico e non deve assolutamente fare diagnosi di malattia o prendere decisioni in ambito farmacologico”, aggiunge Picardi.
Medico e biologo: una sinergia strategica
È chiaro che indirizzare un soggetto sano a seguire uno stile di vita sano è quasi ovvio. Il problema è che, in genere, una persona che si rivolge ad un professionista per seguire una dieta ha quasi sempre un problema di salute. Un soggetto sano può chiedere un consiglio generico per una sana e corretta alimentazione, ma è la persona obesa o affetta da patologia del metabolismo a richiedere più spesso un piano dietetico per risolvere la sua condizione di malattia. Quindi cosa significa? Che la prescrizione di una dieta dovrebbe essere esclusivamente un atto medico? O che il biologo dovrebbe seguire quel paziente in stretta collaborazione con il medico che rivaluta clinicamente periodicamente il paziente? “Ad oggi probabilmente c’è ancora un po’ di confusione rispetto a questo aspetto. Probabilmente ci sarebbe bisogno di una maggiore collaborazione tra le due figure”, risponde la biologa nutrizionista.
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Il valore aggiunto del biologo nutrizionista
Le conoscenze che i biologi hanno di biochimica e fisiologia gli permettono di analizzare nel dettaglio i meccanismi biochimici e fisiologici che avvengono nei processi di digestione, assorbimento dei nutrienti, i processi metabolici in condizioni fisiologiche, ma anche di valutare determinati effetti molecolari e biochimici alla base di processi patologici. Inoltre, si stanno sempre più sviluppando scienze come la nutrigenomica, microbiomica, epigenetica e i biologi sono i primi ad averne conoscenza, conciliando queste competenze alla corretta alimentazione. “Per cui, se anche la valutazione clinica e la diagnosi deve essere effettuata dal medico e noi biologi non vogliamo sostituirci certamente a nessuna figura professionale, bisogna comunque sottolineare le importanti competenze del biologo e - conclude la professionista sanitaria - il suo ruolo fondamentale per la gestione della salute pubblica e individuale”.