Se un paziente non è soddisfatto del trattamento odontoiatrico ricevuto, prima di finire in un’aula di tribunale, può ricorrere ad un Accertamento Tecnico Preventivo Sanitario Conciliativo che, solo in poco più di tre casi su 10, si conclude con un esito positivo per la struttura. Il medico, inteso come persona fisica, viene chiamato direttamente in causa nell’11% dei casi, in tutti gli altri è la struttura sanitaria, pubblica o privata, a risponderne. Sul podio della top ten delle specialità mediche maggiormente oggetto di contenziosi ci sono: ortopedia (16,3%), chirurgia (13,2%) e infettivologia (11,7%). L’odontoiatria, con il 6,7%, è al quarto posto della classifica.
Valutazione del danno odontoiatrico in ambito civile, penale e assicurativo, dei traumi, delle lesioni personali e della malpractice: sono questi gli ambiti di competenza dell’odontoiatra forense. “Per un odontoiatra abituato a valutazioni cliniche non è affatto semplice esaminare l’operato di un collega osservandolo ed interpretandolo in un’ottica medico-legale. Per questo – spiega Gabriella Ceretti, presidente SIOF, la Società Italiana di Odontoiatria Forense – è indispensabile che, prima di dedicarsi alla pratica forense, l’odontoiatra segua specifici percorsi di formazione e collabori quindi in modo sinergico nella fase valutativacon l’avvocato ed il medico legale, così come previsto dalla Legge Gelli Bianco”.