Infermieri in Italia: una carenza da 70mila unità, colmabile solo con più tutele e formazione

Sommario

  1. La mancanza di infermieri
  2. La responsabilità infermieristica in caso di errori
Il Covid-19 è stata solo l’ultima di una serie di pandemie che a partire dal Novecento hanno colpito il nostro pianeta. Prima di questa: l’influenza spagnola, la SARS, l’Ebola e l’aviaria, hanno messo a dura prova tutti i Servizi Sanitari. Nel corso di questi ultimi due anni, quello italiano se da un lato si è dimostrato resiliente e reattivo, dall’altro ha gravemente risentito delle carenze, in primis del personale, che da anni l’affliggono, non mancando di causare stress e malessere tra medici e operatori socio-sanitari che già erano chiamati ad affrontare una situazione emergenziale.“La pandemia ha rivelato le falle del sistema: un esercito insufficiente e, spesso, non adeguatamente armato”, ha dichiarato la Federazione Nazionale ordini professioni infermieristiche (FNOPI) nella Giornata internazionale dell’infermiere, che si celebra il 12 maggio. Per l’occasione, la Federazione cerca di mantenere alta l’attenzione su quello che è stato il polmone del Paese durante il periodo emergenziale, ricordando come siamo ancora molto lontani dall’avere un Sistema Sanitario in grado di far fronte ai crescenti bisogni della popolazione.“Durante la pandemia sono morti 90 infermieri, in questo numero rientrano anche sei suicidi (…) È necessario che, alla luce di quanto è successo durante la pandemia e per impedire che in futuro situazioni emergenziali possano coglierci impreparati, il Governo intervenga in modo incisivo”, continua la FNOPI, che denuncia la mancanza di circa 70mila unità.

La mancanza di infermieri

Una carenza che va colmata non solo per sostenere la crescente necessità di assistenza di una popolazione che tende ad invecchiare, ma anche per poter attuare quanto definito nel Pnrr che vede nel potenziamento delle cure territoriali e di prossimità l’asse portante del Sistema Sanitario.Ma le professioni infermieristiche da anni versano in una situazione di stallo e precariato tale da causare un vero e proprio ‘esodo’ all’estero. Basti pensare che solo 1 infermiere su 10 ha un contratto a tempo indeterminato e che, come riportato da Sanità Informazione, vi sono circa 54mila operatori sanitari assunti in pandemia in attesa di essere stabilizzati.Negli ultimi 10 anni infatti, circa 20mila infermieri italiani si sono già traferiti in Gran Bretagna, Germania, Svizzera, ma anche Belgio e Francia, attratti da salari più alti e contratti più stabili, oltre ad una generale valorizzazione della professione attraverso per esempio, corsi di formazione e di aggiornamento retribuiti, premi di produttività e altri benefit.A pesare sul lavoro dei soli 395mila infermieri attivi sul territorio nazionale e sul SSN tutto, secondo la FNOPI, cosi come Consulcesi e molti altri, un numero troppo limitato di posti disponibili per il corso universitario e la mancanza d’accesso per gli infermieri ad una formazione specialistica attraverso lauree magistrali a indirizzo clinico che permetterebbe loro “di sviluppare e valorizzare le specificità della professione infermieristica ampliando formalmente le competenze dell’infermiere”, commenta la Federazione.Mentre infatti sono stati aumentati significativamente i posti per l'accesso ad alcune professioni sanitarie, ad esempio con l'aggiunta di nuove borse per entrare nelle Scuole di Specializzazione, per gli infermieri si è fatto poco o nulla.La soluzione risiederebbe dunque in cambiamenti strutturali “in grado di rafforzare le tutele verso una professione determinante per una corretta erogazione dei Livelli essenziali di assistenza”, suggerisce la FNOPI.

La responsabilità infermieristica in caso di errori

A seguito di un possibile ampliamento di competenze di queste figure però, viene da sé che sarebbe necessaria una revisione della (non poco complessa) normativa in materia di responsabilità, sia questa civile, penale o d’equipe che riguarda tutti i professionisti della salute.Una questione, quella dell’addebito della responsabilità in caso di errore professionale, che genera confusione quanto preoccupazione tra gli addetti ai lavori.Per aiutare questi nella comprensione dei risvolti giuridici dell’operato in sanità, Consulcesi Club ha realizzato un corso ECM da 9 crediti formativi.In “Responsabilità infermieristica nella gestione dell’emergenza-urgenza”, attraverso video-lezioni corredate da materiali didattici, Muzio Stornelli, Dottore Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche e coordinatore Infermieristico di Terapia Intensiva, ripercorre le origini e la storia del soccorso sanitario in termini di responsabilità per fornire ai partecipanti nozioni sui principali reati nei quali si può incorrere durante lo svolgimento del proprio lavoro, in particolar modo durante la gestione dell’emergenza-urgenza.Il corso specialistico si inserisce nella vasta collana di percorsi formativi ideati da Consulcesi, che nel mese di maggio si arricchisce di corsi che guardano alle situazioni extraospedaliere così come alla progressione individuale di medici e personale ospedaliero.
Di: Redazione Consulcesi Club

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