Autonomia differenziata, no dalla Consulta al referendum. Ssn a rischio?

La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum abrogativo della legge sull’Autonomia differenziata delle Regioni. Cosa comporta sul Servizio sanitario nazionale, e quali sono le posizioni dei principali esponenti della categoria?

Sommario

  1. Implicazioni legislative e interventi richiesti
  2. Criticità del Ddl Calderoli sull’autonomia differenziata
  3. I LEP: una condizione imprescindibile per l’autonomia
  4. Le preoccupazioni della comunità scientifica e dei sindacati

La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito referendario relativo alla "Legge 26 giugno 2024, n. 86" sull’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario. Il quesito, secondo la Consulta, mancava di chiarezza nell'oggetto e nella finalità, pregiudicando la possibilità di una scelta consapevole da parte degli elettori. Inoltre, la Corte ha sottolineato che il referendum, nei termini proposti, avrebbe finito per interferire con l'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, materia che può essere modificata solo attraverso una revisione costituzionale e non tramite abrogazione referendaria. La sentenza sarà depositata nei prossimi giorni.

Implicazioni legislative e interventi richiesti

L’inammissibilità del referendum impone una revisione complessiva del quadro legislativo sull’autonomia differenziata. Secondo la sentenza n. 192 del 2024, le Camere devono essere pienamente coinvolte in tutte le fasi della riforma, dalla definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) alle intese con le singole Regioni, che potranno essere emendate dal Parlamento. I trasferimenti di competenze dovranno riguardare specifiche funzioni, non intere materie. Inoltre, sarà essenziale calcolare l’impatto economico dei LEP sui saldi di finanza pubblica, già rigidamente vincolati.

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Criticità del Ddl Calderoli sull’autonomia differenziata

Il Disegno di legge Calderoli, che funge da legge quadro per regolare il processo di autonomia differenziata, ha suscitato critiche sia sul piano tecnico che politico. La legge prevede un iter per negoziare le intese Stato-Regione su 23 materie di competenza, ma non stabilisce trasferimenti automatici. Tuttavia, i sette rilievi della Corte, come la necessità di coinvolgere il Parlamento nella definizione dei LEP e il divieto di trasferire intere materie, evidenziano lacune strutturali che il legislatore dovrà colmare.

I LEP: una condizione imprescindibile per l’autonomia

La determinazione e il finanziamento dei LEP rappresentano il fulcro del dibattito sull’autonomia differenziata. Questi livelli devono essere definiti con precisione e rispettare criteri di sostenibilità economica. Ad oggi, la definizione dei LEP per la sanità e l’ambiente è stata parziale, e il trasferimento delle funzioni regionali potrà avvenire solo dopo la loro approvazione. Tuttavia, il metodo basato sulla spesa storica penalizza ulteriormente le Regioni del Sud, che rischiano di ricevere risorse insufficienti.

Le preoccupazioni della comunità scientifica e dei sindacati

Per prevenire un ampliamento delle disuguaglianze, sindacati e istituzioni come la FNOMCeO chiedono un rafforzamento del ruolo del Ministero della Salute e un maggiore investimento nel personale sanitario. Soluzioni proposte includono politiche per uniformare i sistemi di raccolta dati e garantire l’equità di accesso alle cure su tutto il territorio nazionale. Secondo molti esperti, l’autonomia differenziata, se non accompagnata da misure correttive adeguate, rischia di compromettere i diritti fondamentali dei cittadini italiani.

La Fondazione GIMBE e altri osservatori hanno denunciato i rischi connessi all’autonomia differenziata. Secondo il presidente Nino Cartabellotta, la frammentazione delle competenze regionali potrebbe compromettere l’universalità e l’equità del Servizio Sanitario Nazionale. Editoriali internazionali, come quello di The Lancet, evidenziano che il sistema di raccolta dati sanitari in Italia è già frammentato, ostacolando una gestione efficace delle risorse e amplificando le inefficienze.

La FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, ha di recente espresso preoccupazione per il Ddl sull’autonomia differenziata. Il Comitato Centrale ha sottolineato la necessità di potenziare il ruolo del Ministero della Salute e di investire nella sanità e nei suoi professionisti per colmare le disuguaglianze che potrebbero acuirsi.

“Nel passato più volte siamo intervenuti su questo argomento – ha dichiarato Filippo Anelli, presidente della FNOMCeO –, esprimendo molte preoccupazioni che questo provvedimento potesse in qualche maniera allargare le disuguaglianze. La via da seguire è quella di dare al Governo la possibilità di intervenire per ridurre le disuguaglianze attraverso un potenziamento del Ministero della Salute, in modo tale da poter intervenire lì dove quelle Regioni o quei territori presentino gravi differenze in termini di tutela della Salute nei confronti dei loro cittadini”.

Anche il Segretario Nazionale di Anaao Assomed, Pierino Di Silverio, ha definito la legge sull’autonomia differenziata un rischio per l’indivisibilità dei diritti: “La legge sull’autonomia differenziata, o meglio sul regionalismo potenziato, segna l'inizio della fine per l’indivisibilità dei diritti civili e sociali, a cominciare da quello alla salute. Nonostante molti abbiano cercato di far comprendere la rischiosità del provvedimento per la coesione sociale e l’identità nazionale, la logica degli scambi politici ha finito con il prevalere”.

Pina Onotri, Segretario Generale dello SMI, ha sottolineato i rischi legati al finanziamento sanitario regionale: “L’autonomia differenziata comporterà che le risorse necessarie per l’assistenza dipenderanno dalla capacità fiscale specifica di ogni territorio, non più dalle effettive esigenze sanitarie. Verrà a mancare un vero meccanismo di solidarietà, fondamentale per ridurre e prevenire le disuguaglianze sulla salute delle persone”. Ha poi aggiunto: “Occorreva definire meglio alcuni Livelli Essenziali di Prestazioni (LEP) per garantire stessi servizi e diritti in tutto il Paese”.

Di: Arnaldo Iodice, giornalista

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