Acque reflue: cosa comportano le nuove direttive europee

Le nuove direttive europee sulle acque reflue e l’importanza dell’Italia di adeguarsi comporta una serie inevitabile di conseguenze

12 Giugno 2024, 10:00

Acque reflue: cosa comportano le nuove direttive europee

Secondo le nuove direttive in materia di acque reflue, entro il 2035, tutte le acque reflue urbane dovranno subire un trattamento secondario, che consiste nella rimozione della materia organica biodegradabile, prima di essere rilasciate nell’ambiente.  

Questa disposizione sarà resa obbligatoria per tutti gli agglomerati con una popolazione equivalente di mille abitanti o più, dove il termine “abitante equivalente” rappresenta un’unità standard che misura l’inquinamento medio prodotto da una persona ogni giorno. 

Entro il 2039, sarà necessario applicare un trattamento terziario, che prevede l’eliminazione dell’azoto e del fosforo a tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue che servono comunità di 150.000 abitanti equivalenti o più. Questo requisito si estenderà entro il 2045 agli impianti che coprono almeno 10.000 abitanti equivalenti. 

Un trattamento aggiuntivo, chiamato trattamento quaternario, mirato a rimuovere un’ampia gamma di microinquinanti, diventerà obbligatorio per tutti gli impianti con una capacità superiore a 150.000 abitanti equivalenti e per quelli che superano i 10.000 abitanti equivalenti, in base a una valutazione del rischio, entro il 2045. 

Saranno rigorosamente monitorati vari parametri relativi alla salute pubblica, come la presenza di virus noti e agenti patogeni emergenti, oltre a inquinanti chimici (inclusi i cosiddetti PFAS, sostanze chimiche difficili da eliminare), microplastiche e la resistenza antimicrobica. 

La normativa ha introdotto anche la responsabilità estesa del produttore per i medicinali ad uso umano e i prodotti cosmetici, richiedendo ai produttori di coprire i costi del trattamento quaternario necessario per rimuovere i microinquinanti dalle acque reflue urbane. Almeno l’80% dei costi dovrà essere coperto dai produttori, con il resto integrato da finanziamenti nazionali. 

Gli Stati membri dell’UE saranno inoltre incoraggiati a promuovere il riutilizzo delle acque reflue trattate provenienti da tutti gli impianti di trattamento, soprattutto nelle aree soggette a stress idrico. 

Nell’ottobre 2022, la Commissione ha proposto una revisione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, in linea con gli obiettivi dell’UE in materia di azione per il clima, economia circolare e riduzione dell’inquinamento. Questa legislazione è una delle iniziative principali del piano d’azione dell’UE per un inquinamento zero in aria, acqua e suolo. 

Quali sono le conseguenze?  

Se volessimo a questo punto soffermarci sulle conseguenze che questo comporta, non potremmo fare a meno di focalizzare i punti salienti delle conseguenze.  

Innanzitutto, l’Italia dovrà adeguarsi a quanto stabilito dalle nuove direttive tramite un vero e proprio piano di adeguamento degli impianti di trattamento delle acque reflue, così che avvengano tutti quei processi appena descritti, entro il 2035 ed entro il 2045.  

Per ottenere questo, il nostro Paese dovrà inevitabilmente fare ingenti investimenti per aggiornare e migliorare gli impianti esistenti, in particolare quelli situati in grandi agglomerati urbani e industriali. Questo comporterà una spesa consistente per la modernizzazione delle infrastrutture idriche e promuoverà l’utilizzo delle nuove tecnologie. I costi operativi più esosi potranno comportare un aumento delle tariffe per i servizi idrici.  

In secondo luogo, con riguardo alla responsabilità estesa del produttore, la legge introduce l’obbligo di coprire almeno l’80% dei costi necessari a smaltire i microinquinanti a tutti i produttori di medicali e cosmetici. L’aumento dei costi significativi per i produttori sarà una diretta conseguenza dell’aumento die prezzi, ma anche un buon metodo di investimento in innovazione per le aziende che saranno incentivate a sviluppare prodotti meno inquinanti e a investire in tecnologie più ecologiche per ridurre la loro impronta ambientale.  

Sarà, inoltre, non trascurabile l’azione da intraprendere con riguardo al monitoraggio rigoroso di vari parametri di salute pubblica, compresi agenti patogeni, inquinanti chimici e microplastiche. Questo porterà certamente ad una migliore qualità dell’acqua, riducendo i rischi per la salute pubblica e l’ambiente e l’investimento in nuove tecnologie e risorse per effettuare controlli più accurati e frequenti.  

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Acque reflue e visione sostenibile: quali obiettivi? 

Ciò significa che gli Stati membri dell’UE sono incoraggiati a promuovere il riutilizzo delle acque reflue trattate, specialmente in aree soggette a stress idrico. Questo riutilizzo delle acque reflue trattate potrebbe alleviare la pressione sulle risorse idriche naturali, particolarmente nelle regioni italiane più aride come il Sud e le isole. Un’opportunità per l’agricoltura che potrebbe applicarsi al riutilizzo delle acque reflue trattate per l’irrigazione agricola, riducendo la domanda di acqua potabile per l’agricoltura e migliorando la sostenibilità del settore. 

In questo e negli altri modi sopra descritti, l’Italia potrebbe finalmente allinearsi con gli obiettivi di sostenibilità UE, assolvendo al piano d’azione UE. La conformità normativa comporterà inevitabilmente l’adeguamento dell’Italia alle nuove normative europee, contribuendo a un ambiente più pulito e a una gestione sostenibile delle risorse idriche. Gli adeguamenti necessari potrebbero beneficiare di fondi europei destinati alla sostenibilità ambientale e alla transizione verde, agevolando l’implementazione delle nuove tecnologie e infrastrutture. 

Andare incontro agli obiettivi UE, chiaramente, comporta sfide legali e organizzative per comuni e regioni che implementeranno le nuove misure e che avranno bisogno di una riorganizzazione delle competenze, per cui potrebbe essere necessario garantire una corretta applicazione delle direttive e nuovi obblighi e responsabilità tra enti locali, produttori e gestori delle risorse idriche.  

L’Italia sarà perciò assoggettata ad una serie di sfide e opportunità che richiederanno un significativo impegno sia in termini economici che organizzativi. La transizione verso un sistema di gestione delle acque reflue più sostenibile e conforme alle normative europee sarà fondamentale per garantire la protezione dell’ambiente e della salute pubblica, nonché per allinearsi con gli obiettivi di sostenibilità dell’Unione Europea.