PM10 già oltre i limiti: anche a Rimini continua a preoccupare l’inquinamento dell’aria

Preoccupa l’inquinamento dell’aria a Rimini, con livelli allarmanti di PM10 nel 2024 e i dati 2023 che non mostrano progressi significativi.

29 Marzo 2024, 08:42

PM10 già oltre i limiti: anche a Rimini continua a preoccupare l’inquinamento dell’aria

Non è certo ai livelli registrati in alcune zone dell’alta Emilia e della Lombardia, dove gli esperti sono arrivati a consigliare persino di evitare passeggiate all’aperto per i bambini, tuttavia anche a Rimini l’inquinamento dell’aria continua a preoccupare.

In città, solo nel primo mese del 2024 si sono registrati 17 giorni di sforamento per il PM10, sui 35 attualmente consentiti e contro i 18 previsti dalla nuova Direttiva sulla qualità dell’aria UE 2030 all’anno.

Anche i dati 2023 confermano l’assenza di miglioramenti significativi quanto necessari nel capoluogo romagnolo, contrariamente da quanto auspicato da esperti, associazioni ambientaliste e una crescente fetta di popolazione sempre più preoccupata.

Gli elevati livelli di inquinamento hanno fatto scattare le misure antismog, per tutto il mese di marzo, tuttavia per risanare la qualità dell’aria e raggiungere i nuovi obiettivi UE è necessario un “intervento coordinato e strutturale”, avvertono da Legambiente Emilia-Romagna.

L’inquinamento dell’aria a Rimini nel 2023

Come detto, sebbene la qualità dell’aria su Rimini sia indubbiamente migliore rispetto ad altre zone della Pianura Padana, anche qui siamo lontani da una condizione di salubrità e sicurezza.

La situazione che emerge dal più recente rapporto sull’aria in Italia, “Mal’Aria di città” 2024 (relativo all’anno precedente), mostra livelli di inquinamento su Rimini praticamente in linea con quelli registrati nel 2022, confermando anche per questa città la distanza dai nuovi obiettivi UE e dalle più stringenti linee guida OMS.

Analizzando il report di Legambiente alla ricerca di segnali di miglioramento in relazione alla qualità dell’aria spicca, praticamente da solo, il PM10. È per questo inquinante infatti che si rileva il calo maggiore, sebbene non sufficientemente significativo, rispetto al 2022.

Lo scorso anno la concentrazione media registrata a Rimini si attesta a 26 microgrammi per metro cubo (mg/mc), contro i 29 mg/mc del 2022 (secondo i dati contenuti in Ecosistema Urbano 2023).

Tale concentrazione, pur confermando il rispetto del limite normativo attualmente previsto, pari a 40 mg/mc di media annua, si rivela ancora oltre la soglia stabilita dalla nuova Direttiva UE che, a partire dal 2030, consente al massimo 20 mg/mc di media annua.

Per questo inquinante, inoltre, le nuove Linee guida OMS, a cui le città attraverso lo “step intermedio” rappresentato dalla normativa europea devono tentare di allinearsi, prevede una soglia massima di 15 mg/mc.

Biossido di azoto e PM2.5 a Rimini 2023

Non va meglio per quanto riguarda gli altri due principali inquinanti dell’aria. Nel 2023 Rimini registra 25 mg/mc di media annua per il biossido di azoto (NO2) contro i 26 registrati nell’anno precedente.

Per l’NO2 è attualmente consentita una concentrazione media annua pari a 40 mg/mc. Tuttavia, la nuova Direttiva UE dimezza il limite di sicurezza a 20 mg/mc mentre l’OMS a 10 mg/mc.

Rimane altresì uguale la situazione del PM2.5. per il particolato più fine, infatti, la città registra 16 mg/mc, uguale a quanto risulta per l’anno precedente.

Rispetto ai nuovi limiti europei, che per il PM2.5 prevedono una media annua massima pari a 10 mg/mc (contro gli attualmente consentiti 25 mg/mc) Rimini dovrà quindi ridurre di circa il 36% le sue concentrazioni.

Qualità dell’aria in Emilia-Romagna nei primi mesi del 2024

Se lo scenario 2023 è poco rassicurante, le prime rilevazioni 2024 mostrano perfino un peggioramento dell’inquinamento atmosferico.
Stando a quanto si apprende dall’analisi condotta da Arpae Emilia-Romagna e pubblicata a fine febbraio 2024, la regione a inizio 2024 è stata “costantemente interessata da eventi acuti di polveri sottili nell’aria”, tali da far scattare le misure antismog in molteplici zone, inclusa quella di Rimini.

Secondo l’analisi dell’Agenzia regionale e riportata dal giornale locale “Il Ponte“, a pesare sugli elevati livelli di smog registrati nel primo periodo del nuovo anno, hanno contribuito particolarmente le condizioni metereologiche.

Mancanza di precipitazioni e stabilità hanno infatti facilitato l’accumulo nel tempo degli inquinanti nell’aria “in prossimità del suolo, raggiungendo concentrazioni anche molto elevate”.

Come spiegano gli esperti, condizioni atmosferiche stabili, senza movimenti significativi nei bassi strati dell’atmosfera, favoriscono l’accumulo di inquinanti e la formazione di nuovi composti inquinanti derivati da reazioni chimico-fisiche nell’aria.

Una situazione che è stata ulteriormente aggravata dalla presenza di inversione termica, un fenomeno tipico dell’inverno, in cui l’aria più fredda resta vicino al suolo mentre quella più calda si trova in alto, favorendo il ristagno di umidità e inquinanti, hanno spiegato ancora gli esperti Arpae sottolineando come tali valori siano stati “raramente osservati negli ultimi anni”.

La regione, inoltre, è stata interessata dal fenomeno della cosiddetta ‘neve chimica’, “ovvero nebbia che a causa dell’abbassamento delle temperature gela e cade al suolo come fosse neve”, come hanno spiegato da Legambiente.

“Una neve pericolosissima, però, perché è un aggregato di inquinanti, spore e altri allergeni che si depositano nei nostri polmoni, aumentando i casi di asma e bronchite cronica”, avvertono dall’associazione.

Inizio 2024 per Rimini: PM10 già a livelli preoccupanti

Tra i valori più alti registrati nella regione nel primo periodo del 2024, spiccano anche quelli di Rimini. Qui, infatti, in diverse giornate le concentrazioni hanno superato i 100 mg/mc, con un picco sino a 108 μg/mc (il 26 gennaio), si apprende ancora dall’analisi.

Non solo, all’8 febbraio, Rimini registrava già 17 giorni di sforamento del valore medio giornaliero previsto attualmente per il PM10 (pari a 50 mg/mc), su un massimo di 35 giorni consentiti all’anno. Peggio tra i capoluoghi regionali, solo Modena e Ravenna (rispettivamente con 21 e 19 giorni).

Se preoccupa l’idea di aver già superato in un solo mese praticamente la metà degli sforamenti previsti per tutto l’anno, il dato si dimostra ancora più allarmante quando confrontato con la nuova soglia europea a cui gli Stati membri devono adattarsi quanto prima ed entro il 2030. Per il PM10, infatti, la nuova Direttiva UE taglia a 18 le giornate consentite con una concentrazione media annua altresì ribassata a 45 mg/mc. L’OMS invece raccomanda di non superare le 3 giornate all’anno (con una concentrazione di 45 mg/mc).

 

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Le misure straordinarie per il PM10

A partire da fine febbraio e per tutto il mese di marzo, nel Comune di Rimini sono state previste misure straordinarie contro l’inquinamento atmosferico dopo il superamento di 25 giorni di sforamento dei limiti di PM10. Queste misure, che si aggiungono alle restrizioni già in atto in base alle segnalazioni di Arpae e stabilite dal Piano dell’aria integrato regionale (PAIR) 2030, includono l’estensione delle limitazioni alla circolazione stradale dal lunedì al venerdì fino al 22 marzo 2024, maggiori controlli sulle strade e un limite di temperatura di 19 gradi per il riscaldamento degli edifici.

Necessario “intervento coordinato e strutturale”

Con i livelli di inquinamento rientrati nella gran parte delle giornate nella norma, almeno quella attuale, l’emergenza appare dunque rientrata. Tuttavia, persiste la preoccupazione per un “processo di riduzione delle concentrazioni nelle città emiliano romagnole” che si conferma anche nel 2023 “troppo lento”.

Per affrontare questa sfida e riuscire a rientrare, entro i tempi stabiliti, nei nuovi standard previsti per la qualità dell’aria dalla Direttiva UE, nel contesto regionale, occorre intervenire “in modo coordinato sui tre principali settori responsabili delle emissioni: agricoltura, trasporti e impianti di riscaldamento”, afferma Legambiente Emilia-Romagna.

“Occorre poi avviare una seria riflessione sui vincoli posti alle attività produttive, sia nel settore zootecnico sia in quello industriale, laddove il Piano non prevede vincoli stringenti per le nuove autorizzazioni e per quelle da rinnovare” – ha dichiarato inoltre Davide Ferraresi, presidente di Legambiente Emilia-Romagna.

“È necessaria una valutazione complessiva dei quantitativi complessivi delle emissioni autorizzate a livello regionale, valori al quale non dovrebbe essere consentito di aumentare ma che, al contrario, dovrebbero diminuire in futuro. La crescita economica non può essere considerata più importante della tutela della salute dei cittadini”, ha ribadito quindi Ferraresi.