Alluvioni e frane in Emilia-Romagna: il copione si ripete
L’Emilia-Romagna di nuovo in ginocchio a causa di alluvioni e frane. Un copione che si ripete e che dopo il maggio 2023, torna con le esondazioni di questo settembre. A dimostrazione di quanto sia importante prendersi cura dell’ambiente per sopravvivere.
26 Settembre 2024, 08:36
Sommario
L’Emilia-Romagna, una delle regioni più fertili e densamente popolate d’Italia, è stata colpita da eventi meteorologici estremi negli ultimi anni, mettendo a dura prova la resilienza delle infrastrutture e delle comunità. L’alluvione del maggio 2023 ha riaperto ferite mai del tutto rimarginate, sollevando interrogativi sulla gestione del territorio e sulla preparazione alle emergenze ed è stato seguito dalle esondazioni del settembre di quest’anno che hanno rincarato la dose.
Storia delle alluvioni in Emilia-Romagna
L’Emilia-Romagna è storicamente vulnerabile agli eventi meteorologici estremi. La regione è alimentata da numerosi fiumi, tra cui il Po, che rappresenta sia una fonte che una minaccia. Negli ultimi 50 anni si sono verificate diverse alluvioni significative:
- 1982: forti piogge hanno causato gravi danni a Bologna e Modena, portando a una revisione delle politiche di gestione delle acque.
- 1994: Altre alluvioni colpiscono la Valle del Reno, causando ingenti danni e perdite di vite umane.
- 2000: Un’altra serie di frane e alluvioni nell’Emilia ha fatto crescere l’interesse per le misure di prevenzione.
Questi eventi hanno sottolineato la necessità di una gestione del territorio più attenta e sostenibile.
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Le cause di alluvioni e frane in Emilia-Romagna sono numerose e interconnesse
Possono essere molteplici le cause di alluvioni e frane in Emilia-Romagna. Tra queste, all’interno delle ipotesi del dissesto idrogeologico, va annoverato certamente il cambiamento climatico per cui l’aumento delle temperature e il cambiamento delle precipitazioni hanno reso la regione più vulnerabile agli eventi meteorologici estremi. Gli eventi piovosi intensi e di breve durata sono sempre più frequenti e superano la capacità dei fiumi e dei bacini idrici.
Inoltre, la crescente urbanizzazione ha ridotto la permeabilità, aumentato il deflusso superficiale e incrementato il rischio di alluvioni. Costruire in prossimità dei corsi d’acqua senza adeguate misure di protezione aggrava il problema.
E ancora il degrado ambientale come la deforestazione, l’agricoltura intensiva e la cattiva gestione del suolo riducono la capacità dei terreni di assorbire l’acqua piovana, provocando frane e alluvioni. Inoltre, la maggior parte delle infrastrutture di drenaggio e controllo delle inondazioni è vecchia di decenni e non è più adeguata a far fronte all’intensificarsi degli eventi meteorologici.
In particolare, nel maggio 2023, l’Emilia-Romagna ha vissuto le alluvioni più devastanti degli ultimi anni. Le forti piogge hanno causato lo straripamento dei fiumi, provocando frane e alluvioni, in particolare nelle province di Forlì Cesena e Ravenna.
Questo, con dose rincarata dalle esondazioni di questo settembre ha causato importanti impatti a livello umanitario, economico, istituzionale ma anche conseguenze indirette importanti.
Decine di migliaia di persone sono state sfollate e migliaia di case, aziende e infrastrutture pubbliche sono state danneggiate. La perdita di vite umane è un tragico ricordo della fragilità della regione. I danni ammontano a miliardi di euro e settori chiave come l’agricoltura e il turismo sono stati gravemente colpiti. Le comunità hanno dovuto affrontare un lungo percorso di recupero e ricostruzione. Sebbene il governo abbia dichiarato lo stato di emergenza e abbia emanato misure di sostegno, molti cittadini hanno espresso frustrazione per la lentezza della risposta e la mancanza di adeguate misure precauzionali.
L’impatto ambientale
Oltre alle perdite umane e materiali, le inondazioni hanno avuto effetti devastanti sull’ambiente:
- Erosione del suolo: le frane e i flussi d’acqua hanno gravemente degradato i terreni, minando la produttività agricola e la stabilità ecologica.
- Inquinamento idrico: le inondazioni hanno contaminato fiumi e falde acquifere, minacciando la salute pubblica e gli ecosistemi locali.
- Perdita di biodiversità: degrado degli habitat naturali e perdita di flora e fauna locali.
La risposta alle alluvioni del 2023 ha riacceso il dibattito sulla necessità di politiche di prevenzione e mitigazione più efficaci. È possibile adottare diverse misure per affrontare le sfide future come:
- Pianificazione della gestione del territorio: è fondamentale sviluppare piani di gestione integrata che tengano conto dell’uso sostenibile del territorio, della protezione degli spazi verdi e del ripristino degli ecosistemi naturali.
- Investimenti nelle infrastrutture: è necessario migliorare le infrastrutture di drenaggio e conservazione e predisporre sistemi di allarme rapido in caso di emergenza.
- Educazione e sensibilizzazione: coinvolgere le comunità nella pianificazione e nella gestione del territorio può creare maggiore consapevolezza e responsabilità.
- Innovazione tecnologica: l’uso di tecnologie moderne come i sistemi di monitoraggio satellitare e le applicazioni di big data possono migliorare la previsione e la gestione delle emergenze.
- Cooperazione tra agenzie: è fondamentale promuovere la cooperazione tra autorità locali, regionali e nazionali e coinvolgere il settore privato e le organizzazioni della società civile.
Molte comunità hanno dimostrato una straordinaria capacità di recupero dopo le alluvioni. Sono nate diverse iniziative di solidarietà e sostegno che hanno aiutato a ricostruire i legami sociali e le reti di supporto.
Cosa è successo nell’ultima esondazione
Sono in attesa di un risarcimento per i danni causati dall’alluvione del maggio 2023, ma l’uragano Boris li ha costretti a indossare di nuovo gli stivali di gomma e a combattere il fango. Gli agricoltori dell’Emilia-Romagna sono ancora preoccupati. Sebbene l’impatto sull’agricoltura sia considerato meno grave rispetto all’anno scorso, quando si era in piena stagione di raccolta, questo nuovo evento meteorologico estremo, che ha colpito soprattutto le regioni della Romagna e di Bologna, ha già causato l’evacuazione di oltre 1.000 persone e due dispersi, aggravando una situazione già precaria per il settore agricolo.
Allagamenti e frane si sono verificati a Bologna, Forlì, Cesena, Ravenna e Rimini. La situazione di emergenza rimane in atto, con le autorità che chiudono le scuole e invitano tutti, compresi gli agricoltori, a non mettersi in viaggio. Alcuni centri collinari rimangono isolati. I fiumi Marzeno e Ramone sono esondati, allagando Faenza; il fiume Senio è straripato a Castel Bolognese; le rapide del Tramazzo hanno causato gravi allagamenti a Modigliana, in provincia di Forlì Cesena. Michele de Pasquale, sindaco di Ravenna, ha scritto su Facebook che il fiume Ramone è straripato a Bagnacavallo, creando un grave pericolo nelle zone nord di Bagnacavallo e Ravenna, con due dispersi. Nella zona agricola, le associazioni di categoria stanno monitorando attentamente la situazione.
Le piogge incessanti degli ultimi tre giorni hanno provocato la rottura degli argini, isolando le aziende agricole sui versanti e allagando quelle in pianura tra la Romagna e Bologna. Questa è solo una prima osservazione. Sono stati allagati vigneti e frutteti e sono stati segnalati danni agli alberi da frutto in tempo di raccolta, come uva, pere, mele e kiwi in piena fioritura, oltre che alle colture orticole, in particolare pomodoro e barbabietola da zucchero, arrivate in ritardo per la lavorazione. Lo Stato riferisce che 130 opere sono state completate, 158 sono in corso e 114 sono in programma. Circa un terzo delle opere previste è stato completato, un altro terzo è in fase di ultimazione e l’ultimo terzo non è ancora stato progettato.
Perché il copione si ripete?
Il ripetersi di frane e alluvioni in Emilia-Romagna è il risultato di una complessa interazione di fattori ambientali, infrastrutturali e di gestione del territorio. Negli ultimi anni, la frequenza e l’intensità di eventi meteorologici estremi come le piogge torrenziali e i cambiamenti climatici sono aumentati, rendendo i terreni sempre più saturi e vulnerabili. Le frane sono una minaccia reale quando si verificano forti precipitazioni e i corsi d’acqua sono facilmente esondabili, soprattutto nelle aree con una copertura vegetale ridotta.
L’uso intensivo del suolo, come l’urbanizzazione e l’agricoltura intensiva, riduce la capacità dei terreni di assorbire l’acqua e aumenta il rischio di inondazioni. Inoltre, il deterioramento delle infrastrutture di argine, come dighe e canali di irrigazione, e la scarsa manutenzione dei corsi d’acqua riducono ulteriormente la loro capacità di far fronte alle inondazioni. Questa situazione è aggravata da inadeguatezze nella pianificazione territoriale e nella gestione delle emergenze e può ostacolare una risposta adeguata agli eventi meteorologici estremi. La mancanza di investimenti nella prevenzione e nel rafforzamento delle infrastrutture rende la regione ancora più vulnerabile.
Le attività umane come la deforestazione e l’erosione del suolo, comprese l’agricoltura e la silvicoltura non sostenibili, contribuiscono ad aumentare il rischio di frane e alluvioni. Affrontare questi problemi richiede un approccio olistico che comprenda interventi strutturali, politiche di gestione sostenibile del territorio e strategie di adattamento ai cambiamenti climatici.