Il biossido di azoto uccide in Italia più che in altri paesi dell’Ue

Nel 2019 in Italia sarebbero morte 10.640 persone a causa del biossido d’azoto, NO2. Si tratta del dato più alto in assoluto tra i 27 paesi dell’Ue. L’Italia è stata multata per i continui sforamenti.

7 Marzo 2023, 08:23

Il biossido di azoto uccide in Italia più che in altri paesi dell’Ue

Automobili, camion e autobus. Ma anche centrali elettriche, macchinari edili pesanti alimentati a diesel e altri motori mobili e caldaie industriali. E poi ci sono i riscaldamenti nelle abitazioni. Sono molte e diverse le fonti che generano quantità elevate di biossido d’azoto (NO2), considerate nocive per l’ambiente tossiche per l’uomo. Questo composto, infatti, ha un forte potere ossidante, che esercita prevalentemente sulle mucose con cui viene in contatto. Numerosi lavori  hanno evidenziato una associazione statisticamente significativa tra le concentrazioni atmosferiche giornaliere di NO2 e consulti medici, ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie, problemi respiratori nei bambini e attacchi d’asma.

Ci sono evidenze scientifiche che mostrano inoltre che un’esposizione prolungata a NO2 contribuisce all’emergere di patologie quali il diabete, l’ipertensione e i problemi cardiovascolari. Studi recenti hanno inoltre rilevato un più elevato tasso di mortalità negli individui che abitano in zone maggiormente esposte a questa sostanza. Secondo il rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA), in Italia nel 2019 sarebbero morte 10.640 persone a causa della presenza di NO2 nell’aria. Il dato più alto in assoluto tra i 27 Paesi dell’Ue. E addirittura in aumento del 2% rispetto all’anno precedente. Il dato è ancora più preoccupante se si considera che in tutta l’Unione europea i morti causati dal NO2 sarebbero stati 40.400. Dunque più di un quarto dei morti europei causati dall’inalazione di aria inquinata da biossido d’azoto sono italiani.

NO2 tossico per la salute anche a concentrazioni basse

Anche nei casi in cui le concentrazioni rientrano nei limiti di legge, il biossido di azoto è legato ad un aumento della mortalità cardiovascolare o per patologie respiratorie. Lo ha dimostrato uno studio condotto in 398 città in 22 paesi a basso, medio o alto reddito, pubblicato sul British Medical Journal, che suggerisce di inasprire i limiti di questa sostanza nell’atmosfera a beneficio della salute pubblica. Considerando il periodo compreso fra il 1973 e il 2018 ricercatori hanno preso in considerazione complessivamente 62,8 milioni di decessi per tutte le cause, di cui 19,7 milioni per problemi cardiovascolari e 5,5 milioni per malattie respiratorie.

Hanno quindi notato che un incremento di 10 microgrammi al metro cubo del biossido di azoto era legato ad un aumento dello 0,46% della mortalità totale, dello 0,37% per patologie cardiovascolari e dello 0,47% per quelle respiratorie. Il tutto anche se questo inquinante si manteneva nei limiti di legge. Il risultato di questa analisi, si legge nello studio, è “che il biossido di azoto è associato a un rischio considerevole per la salute anche a livelli sotto gli standard e le linee guida, incluse anche quelle attuali fissate dall’Oms”.

Alla luce di questo studio diventa quindi meno confortante il dato secondo il quale, in circa 30 anni, l’entità delle emissioni di NO2 si è più che dimezzata, passando da quasi 16 milioni di tonnellate nel 1990 a poco più di 6 milioni nel 2019. Analizzando i dati relativi agli altri inquinanti atmosferici quali Pm2.5, ammoniaca e ossidi di zolfo, NO2 di uno degli agenti che hanno registrato il calo maggiore in questo lasso di tempo. Solo gli ossidi di zolfo e i composti organici volatili non metanici hanno registrato cifre più alte, rispettivamente pari al -92,2% e al -59,6%. Mentre le emissioni di Pm2.5 si sono ridotte del 35,6% e quelle di ammoniaca del 28,1%.

 

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Italia “condannata” dall’Ue per i continui sforamenti

Lo scorso anno una sentenza della Corte di giustizia europea ha condannato l’Italia per aver sforato in modo “sistematico e continuato” i valori limite di biossido di azoto, infrangendo la direttiva UE sulla qualità dell’aria. Per alcune zone del paese, il superamento dei limiti di sicurezza europei su questo inquinante, stabilito in 40 μg/m3, va avanti dal 2010 senza interruzioni.

Si tratta di Torino e dintorni (cintura e collina, con punte di 80 μg/m3), l’agglomerato di Milano (59-79 μg/m3), Bergamo, Brescia, Genova, Firenze (addirittura 103 μg/m3 nel 2011, scesi poi a 60 nel 2018) e Roma. Discontinui ma molto significativi gli sforamenti di NO2 registrati a Catania e nelle principali aree industriali siciliane (il polo di Augusta-Siracusa, Gela, Agrigento, Termini Imerese). Valori oltre i limiti, qui, sono stati registrati dal 2010 a oggi con la sola eccezione del 2013.

In particolare, la sentenza rileva anche che l’Italia non ha fatto nulla per adeguarsi alla direttiva sulla qualità dell’aria “non avendo essa adottato, a partire dall’11 giugno 2010, misure appropriate per garantire il rispetto dei valori limite fissati per il NO2 nell’insieme delle suddette zone”. La condanna può portare all’imposizione di sanzioni da parte della Commissione europea.

Livelli elevati di NO2 sono legati a maggiore mortalità per Covid

I livelli italiani di biossido d’azoto potrebbe spiegare anche il perché la pandemia Covid-19 è stata così violenta in alcune aree del Nord Italia. Uno studio del Geowissenschaften und Geographie della Martin-Luther-Universität Halle-Wittenberg (MLU), pubblicato sulla rivista Science of the Total Environment, ha concluso che elevate concentrazioni di questo inquinante “possono essere associati a un elevato numero di decessi per Covid-19”. Mettendo insieme i dati satellitari sull’inquinamento atmosferico e le correnti d’aria con decessi confermati relativi a Covid-19 e mostra che “le regioni con livelli di inquinamento permanentemente elevati hanno un numero di morti significativamente maggiore rispetto ad altre regioni”. Tra queste c’è anche la Pianura Padana.

“Poiché il nuovo coronavirus colpisce anche il tratto respiratorio, è ragionevole supporre che potrebbe esserci una correlazione tra l’inquinamento atmosferico e il numero di morti per Covid-19”, spiegano i ricercatori. Lo studio tedesco si è basato su singole regioni e ha mostrato che delle morti per coronavirus avvenute in 66 regioni amministrative in Italia, Spagna, Francia e Germania, il 78% si è verificato in sole 5 regioni, che sono anche le più inquinate. “Quando osserviamo il Nord Italia, l’area intorno a Madrid e la provincia dell’Hubei in Cina, ad esempio, hanno tutti qualcosa in comune: sono circondati da montagne. Ciò rende ancora più probabile che l’aria in queste regioni sia stabile e i livelli di inquinamento siano più alti», concludono.