Campania, la CEDU condanna l’Italia per emergenza rifiuti e conferma il diritto degli abitanti a vivere in un ambiente non inquinato
Un nuovo e fondamentale passo per il riconoscimento definitivo del diritto a vivere in un ambiente salubre, grazie ad una sentenza della Corte EDU che ha rilevato come far vivere i cittadini in un ambiente altamente inquinato produca di fatto una violazione al di là della sussistenza di un concreto danno alla salute.
31 Ottobre 2023, 08:52
Sommario
Un interessante caso di diritto ambientale iniziato nel 2010 si è concluso proprio in questi giorni innanzi alla Corte di Strasburgo con la condanna dell’Italia. La pronuncia (Corte EDU, Sez. I, 19 ottobre 2023 n. 35648/10) si riferisce al ricorso presentato dai residenti di alcune città campane interessate a partire dal 1994 da una grave emergenza rifiuti che si era protratta nel tempo, causando gravi disagi a tutta la popolazione delle zone interessate. Nel 2010 lo Stato di emergenza era terminato, anche se le discariche individuate per lo smaltimento dei rifiuti erano state dichiarate inadeguate, soprattutto a causa della vicinanza di numerose abitazioni e per la contaminazione delle falde acquifere.
Dunque, i ricorrenti avevano sottolineato come le autorità italiane non avessero assicurato il buon funzionamento del servizio pubblico di raccolta tra il 1994 e il 2009, né risolta l’emergenza nel 2010, creato punti di smaltimento dei rifiuti adeguati e sicuri, mettendo così in pericolo la salute di tutti i residenti di quelle zone e pregiudicando la loro vita privata.
I ricorrenti a supporto delle loro richieste non hanno prodotto perizie attestanti specifici danni alla salute, ma ricerche scientifiche autorevoli che hanno confermato come l’emergenza rifiuti avrebbe potuto mettere in serio pericolo la salute umana aumentando potenzialmente il rischio di contrarre gravi malattie, nonché precedenti giurisprudenziali importanti della Corte di Giustizia UE nei quali si riportavano condanne per violazioni delle normative europee in materia di smaltimento rifiuti.
La pronuncia della Corte Europea dei diritti dell’Uomo
La Corte di Strasburgo ha ritenuto che “la condotta dello Stato italiano violasse l’art. 8 (Diritto al rispetto della vita privata e familiare) della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali”, poiché non erano stati presi provvedimenti efficaci e tempestivi per risolvere le problematiche dei rifiuti nelle località campane oggetto del contenzioso.
Dunque, una sentenza particolarmente importante perché si è sottolineato in più punti come per assicurare un adeguato livello di qualità della vita sia necessario che gli Stati adottino misure preventive che tengano conto delle conseguenze che l’inquinamento potrebbe avere sulla salute di cittadini.
Si tratta quindi di una responsabilità che per lo Stato subentra ancora prima del verificarsi di un danno perché attiene appunto al rispetto della vita privata e familiare dei cittadini che è tenuto a tutelare.
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La rilevanza dei principi espressi dalla Corte EDU
Ma la rilevanza di questa sentenza in materia ambientale non si ferma alla questione della pericolosità dell’inquinamento derivante dal non corretto smaltimento dei rifiuti, ma è più ampia e potrà costituire anche un utilissimo precedente. Infatti, hanno particolarmente rilievo in questo caso le condanne della Corte di Giustizia UE che, come nel caso dell’inquinamento atmosferico in Italia, hanno certificato la violazione dello Stato nei confronti dei cittadini e la necessità di mettere in atto politiche ambientali più tutelanti.
Non è stato necessario per condannare l’Italia dimostrare la sussistenza di danni nel caso concreto, ma sono stati portati a supporto della tesi dei ricorrenti numerosi ed autorevoli studi scientifici che hanno evidenziato tutti i potenziali pericoli che un’esposizione prolungata a fattori inquinanti può causare. Dunque, lo Stato italiano non è stato ritenuto responsabile di specifici danni alla salute dei ricorrenti, ma della violazione del diritto dei cittadini a vivere in un’ambiente salubre, perché l’inquinamento incide sul benessere delle persone, cagionando gravi ripercussioni nella loro vita privata.
È chiara, dunque, la strada che le Istituzioni europee hanno intrapreso per rendere sempre più efficaci le politiche di tutela dell’ambiente messe in atto dagli Stati e questa sentenza segna, insieme ad altri importanti precedenti, un momento fondamentale di attribuzione delle responsabilità anche per quelle mancanze, che non cagionano danni nel breve termine, ma che contribuiscono anche solo a peggiorare la qualità della vita di tutti i cittadini.