Celiachia e inquinamento: quali sono le correlazioni?

Esistono delle correlazioni tra la celiachia e l’inquinamento? Quali sono?

22 Febbraio 2024, 08:15

Celiachia e inquinamento: quali sono le correlazioni?

La celiachia è una malattia autoimmune in cui il consumo di glutine, una proteina presente nel grano, nell’orzo e nella segale, danneggia l’intestino tenue. La causa esatta della celiachia non è ancora nota, ma si ritiene che sia una combinazione di fattori genetici e ambientali.

Alcuni studi hanno dimostrato un possibile legame tra l’esposizione di un Paese all’inquinamento atmosferico e un aumento del rischio di celiachia. Ad esempio, è stato riscontrato che l’esposizione ad alcuni inquinanti atmosferici, come il particolato fine e l’ozono, può essere associata ad un aumento dell’incidenza della malattia celiaca. Inoltre, alcuni ricercatori hanno suggerito che l’esposizione a sostanze chimiche ambientali come pesticidi e metalli pesanti può contribuire allo sviluppo della malattia celiaca. Tuttavia, sono necessarie ulteriori ricerche per confermare queste ipotesi.

È importante, però, tenere a mente che la celiachia è una malattia complessa e multifattoriale e la contaminazione del suolo può essere solo uno dei tanti fattori che ne influenzano lo sviluppo. Al momento non esiste alcuna prova chiara di una correlazione tra celiachia e inquinamento. La ricerca continua è importante per comprendere meglio questi potenziali collegamenti e per proteggere la salute pubblica dall’inquinamento in generale.

Alcuni dati recenti riguardo alla celiachia

Gli ultimi dati del 2023 parlano di oltre 244 mila casi di celiachia diagnosticati, ma gli stimati sono circa 600 mila. Un trend in salita rispetto a quanto, ad esempio, rilevato dal Ministero della Salute nella relazione sulla celiachia, nel 2019 quando i celiaci diagnosticati hanno raggiunto quota 225.418 con un’incidenza maggiore tra le donne e nella fascia d’età giovanile e adulta (18-59 anni). Si tratta, quindi, di una patologia in forte crescita, sottodimensionata, e secondo i dati presentati dal Ministero, anche sotto diagnosticata: su 600 mila persone colpite dalla celiachia (circa l’1% della popolazione), 400 mila sarebbero ignare di avere questa malattia.

Riconosciuta come malattia autoimmune dal 2017, la celiachia rientra tra le malattie croniche invalidanti incluse nei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) che prevedono esenzioni per le prestazioni sanitarie successive alla diagnosi. Proprio per l’importanza che sembra avere questa patologia, lo scorso anno sono state redatte le linee guida dall’IIS e dalle Società scientifiche SIGE, SIED, SIGENP in collaborazione con l’associazione AIGO.

Cosa ci dicono gli ultimi studi scientifici riguardo ad una correlazione tra inquinamento e celiachia?

Effettivamente non pare esistano studi scientifici che appurino la stretta collaborazione tra celiachia e inquinamento. Tuttavia, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Research, è stata rivelata una correlazione tra la celiachia e l’inquinamento, confrontando gli esami del sangue tra 30 pazienti di età compresa tra 3 e 21 anni, con diagnosi di celiachia e 60 pazienti non diagnosticati della stessa età.

È stato rilevato, inoltre, che gli individui con elevata esposizione ai pesticidi avevano maggiori probabilità di essere nuovamente diagnosticati come celiaci rispetto a quelli con poca o nessuna esposizione ai pesticidi. L’impatto dei fattori ambientali sulle popolazioni geneticamente predisposte è ancora poco conosciuto, ma è noto che gli inquinanti organici persistenti possono disturbare la funzione endocrina, che colpisce il sistema immunitario e quindi favorisce lo sviluppo della malattia celiaca.

Come incide l’inquinamento sull’alterazione dei cibi e dell’acqua?

Quindi la correlazione è abbastanza chiara e l’inquinamento può, senza dubbio, incidere sull’alterazione dei cibi e dell’acqua e della loro genuinità in diversi modi.

Pensiamo, ad esempio, all’inquinamento atmosferico. L’aria contaminata può depositare sostanze nocive sulla superficie degli alimenti, rendendoli nocivi. Questo può accadere ad esempio a causa dell’emissione di gas di scarico delle automobili o delle emissioni industriali. Inoltre, alcuni inquinanti atmosferici possono contribuire all’insorgenza di fenomeni di acidificazione delle acque, influendo sulla qualità dell’acqua.

Ma anche le acque peggiorano le loro condizioni di anno in anno. Le sostanze chimiche e i metalli pesanti presenti in quelle inquinate possono infiltrarsi nel terreno e contaminare le fonti di approvvigionamento idrico. Questo può rendere l’acqua non potabile o nociva per il consumo umano.

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Poiché ogni elemento terrestre è correlato, non è difficile che ad atmosfera ed acqua inquinata coincida anche un deperimento del suolo. L’uso di pesticidi, fertilizzanti chimici e altri prodotti chimici agricoli inquina il suolo. Questi contaminanti possono essere assorbiti dalle piante e accumularsi nei prodotti alimentari, ad esempio nelle verdure e nelle colture. Inoltre, le sostanze radioattive provenienti dalle attività industriali o dagli incidenti nucleari possono contaminare il suolo e influire sulla sicurezza del cibo.

Non sono esenti da inquinamento anche le acque marine. Le sostanze inquinanti, come i prodotti chimici industriali e i rifiuti solidi, possono essere scaricate direttamente nelle acque marine. Ciò può contaminare i pesci e gli organismi marini che vengono catturati per il consumo umano. Inoltre, gli oli e le sostanze chimiche fuoriuscite dalle navi possono inquinare le acque e danneggiare la flora e la fauna marine, influenzando indirettamente la qualità e la sicurezza dei prodotti ittici.

L’alterazione dei cibi e dell’acqua a causa dell’inquinamento può comportare serie conseguenze per la salute umana, come l’avvelenamento da sostanze chimiche, l’intossicazione alimentare e la diffusione di malattie trasmesse dall’acqua. È quindi essenziale adottare misure per prevenire e ridurre l’inquinamento, al fine di garantire la sicurezza e la qualità dei cibi e dell’acqua che consumiamo.

Gli accorgimenti risultano necessari, soprattutto alla luce degli ultimi monitoraggi che a parità di aumento di inquinamento ci consegnano uno sproporzionato aumento di allergie e celiachia.