Consulcesi avvia le prime azioni collettive per il diritto a vivere in ambiente salubre 

  

Il diritto a vivere in un ambiente salubre è tutelato dalla nostra Costituzione e dalle normative comunitarie. La violazione di questo diritto può essere contestata attraverso un’azione legale collettiva con la quale è possibile richiedere un risarcimento e sensibilizzare le Istituzioni a prendere provvedimenti concreti per il futuro.  

3 Luglio 2023, 10:23

Consulcesi avvia le prime azioni collettive per il diritto a vivere in ambiente salubre 

Sono ormai numerosissime le ricerche che attestano i gravi rischi per la salute causati dall’inquinamento atmosferico, addirittura alcuni studi hanno messo in correlazione la diffusione del Coronavirus con l’inquinamento dell’aria, dimostrando un legame fra l’esposizione di lungo periodo a inquinanti atmosferici (particolato atmosferico e biossido di azoto) con l’incidenza delle infezioni da Sars-Cov-2 e la prognosi della malattia Covid-19. Dunque, è evidente che ormai sia necessario prendere dei provvedimenti efficaci per prevenire i danni che l’inquinamento atmosferico può cagionare. Ma è un dato incontrovertibile che fino ad oggi lo Stato italiano abbia solo fatto delle dichiarazioni di intenti che non si sono tradotte in azioni concrete ed efficaci in favore dei cittadini, nonostante le numerose normative sia europee che internazionali sul tema. Consulcesi ha deciso di agire per tutelare il diritto a vivere in un ambiente salubre. 

L’esperienza pluriennale di Consulcesi nelle cause collettive a servizio dell’ambiente 

È proprio l’inerzia dello Stato, dunque, che ha spinto numerosi cittadini a valutare come tutelarsi e ad esercitare il proprio diritto a vivere in un ambiente sano, rivolgendosi a Consulcesi che da oltre vent’anni si occupa di cause collettive con particolare riferimento all’ambito delle violazioni delle direttive comunitarie. Infatti, le normative europee su questo tema rappresentano un punto cruciale perché lo Stato italiano ha violato costantemente quanto indicato nella Direttiva 2008/50/CE in relazione ai limiti di tollerabilità agli agenti inquinanti nell’aria nonostante ne abbia recepito il contenuto nel d.lgs. 155/2010 che peraltro prevederebbe anche dei Piani per la qualità dell’Aria, che dovrebbero essere operativi proprio nel momento in cui le soglie massime vengono superate, per compensare e/o ridurre il più possibile i danni alla salute per i cittadini.

L’analisi delle normative attualmente in vigore e delle numerosissime evidenze scientifiche non lascia dubbi: il diritto dei cittadini italiani a vivere in un ambiente salubre è stato violato costantemente, quanto meno a partire dal 2008, perciò è possibile chiedere il risarcimento del danno allo Stato italiano, come successo anche in Francia, anche per il solo fatto di aver vissuto in un luogo dove le soglie minime di tollerabilità del particolato inquinante sono state costantemente superate. 

 

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Quali sono i diritti violati a causa dell’inquinamento atmosferico  

Innanzitutto, occorre prendere in considerazione i diritti sanciti dalla Costituzione italiana, non solo con riferimento al diritto alla salute indicato all’art. 32, ma anche all’integrità dell’ambiente (art. 2) e soprattutto, con la recente modifica costituzionale, all’art. 9 che ha sottolineato l’importanza di preservare l’ambiente per le generazioni future. I principi costituzionali sono poi coerenti con i principi espressi anche nella Direttiva 2008/50/CE che ha indicato obiettivi di qualità dell’aria al fine di  evitare, prevenire o ridurre gli effetti nocivi per la salute umana e per l’ambiente nel suo complesso, programmando limiti, monitoraggi e attività di prevenzione anche nel lungo termine e promuovendo tra le altre cose una maggiore cooperazione tra gli Stati membri nella lotta contro l’inquinamento atmosferico. 

Dunque, i diritti violati sono molteplici e prescindono dalla realizzazione concreta di un danno alla persona, poiché il solo fatto di aver superato i limiti imposti dalle normative nazionali e internazionali costituisce un atto illegittimo da parte dello Stato, in funzione del danno potenziale che elevate soglie di particolato nell’aria potrebbero determinare. Peraltro, essendo scientificamente provato che nel lungo termine il superamento di questi limiti  produca gravi danni alla salute per chi risiede nelle zone interessate è evidente che permettere di tutelarsi solo dopo un evento dannoso, come ad esempio la manifestazione di una malattia correlata, potrebbe pregiudicare l’effettività del diritto alla salute del singolo cittadino, che deve poter contestare le politiche ambientali scellerate dello Stato in cui vive sin dal momento in cui vengono attuate.  

La soluzione di Consulcesi per il diritto a vivere in un ambiente salubre 

 La causa è dunque rivolta a tutti coloro che hanno vissuto almeno per un anno continuativo nelle zone ove si è verificato il superamento delle soglie massime di PM10 e NO2 nell’aria e siano in grado di dimostrarlo attraverso un certificato storico di residenza. Gli agglomerati cittadini di riferimento sono stati individuati a seguito di un’analisi meticolosa della normativa e della giurisprudenza della Corte di Giustizia UE, ma ogni cittadino può effettuare agevolmente e gratuitamente la verifica attraverso la pagina di riferimento del sito Consulcesi dove inserendo semplicemente la città è possibile sapere in pochi secondi se è stata interessata a problematiche di qualità dell’aria.  

 Diversamente, da quello che si potrebbe pensare non rientrano fra quelle ad alto tasso di inquinamento solo le grandi città italiane, ma anche molti piccoli e “insospettabili” comuni siti in zone particolarmente industrializzate o ad alta circolazione di veicoli a motore; quindi, è consigliabile a tutti fare una verifica per conoscere lo stato della qualità dell’aria nella propria città. 

Dunque, accertata la residenza in una o più zone critiche è possibile tutelarsi attraverso un’azione legale collettiva. In base ai giorni di residenza nelle località ad alto tasso di inquinamento atmosferico e prendendo in considerazione il lasso di tempo che va dal 2008 al 2018 è possibile stimare un risarcimento di circa 36.000 euro per anno che potrebbe variare in base alle valutazioni di equità del Giudice, posto che l’elemento fondamentale  per ottenere un esito positivo e dunque il relativo risarcimento, sarà la “semplice” constatazione da parte del Giudice della condotta illegittima dello Stato, confermata dalle sentenze della Corte di Giustizia, in materia di inquinamento ambientale. 

Dopo l’analisi preliminare della situazione nella città dell’attuale residenza e in quelle ove si è risieduto in precedenza si potrà, dunque, scendere nel dettaglio indicando le date esatte per ottenere un calcolo ancora più preciso del potenziale risarcimento.

 

 

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L’azione collettiva come  investimento per le generazioni future 

 Unirsi ai numerosi cittadini che hanno deciso di attivarsi contro le politiche che non li tutelano dall’inquinamento atmosferico è oggi più che mai semplice, oltre alla modalità di consulenza telefonica, da sempre utilizzata da Consulcesi per la gestione delle cause collettive, è possibile aderire per sé e per i propri familiari attraverso il sito Consulcesi in totale autonomia, verificando preliminarmente il potenziale risarcimento e caricando direttamente tutta la documentazione necessaria sulla piattaforma dedicata. 

Le azioni legali che Consulcesi avvierà nei prossimi mesi per la tutela del diritto dei cittadini a vivere in un ambiente salubre saranno esclusivamente collettive, innanzitutto per poter garantire un costo ridotto, che comprende non solo tutto l’iter processuale di primo grado, ma anche l’aggiornamento costante sullo stato della causa attraverso un’area riservata, nell’ambito della quale sarà possibile avere informazioni sulle udienze che si svolgeranno e sui possibili sviluppi dal punto di vista istituzionale. L’altro vantaggio dell’azione collettiva, infatti, è quello di avere un efficace potere di sensibilizzazione verso la classe politica che dovrebbe tutelare il diritto oggetto della controversia. Il numero elevato dei partecipanti ad un’azione collettiva è per le istituzioni un campanello d’allarme sull’interesse che i cittadini hanno in relazione ad uno specifico tema e sul potenziale impatto economico che le condotte illegittime perpetrate nel tempo potrebbero produrre. 

Dunque, questa azione legale costituisce non solo un investimento economico assolutamente conveniente visti le potenzialità risarcitorie, ma anche un investimento per le generazioni future, perché potrebbe dare avvio ad azioni concrete da parte dello Stato italiano per tutelare il diritto ad un ambiente salubre come recita la nostra Costituzione “anche nell’interesse delle generazioni future”.