Il decreto Aria è legge, ma ancora dubbi sulla sua efficacia

Il decreto Aria è legge, ma pone davvero rimedio al problema di inquinamento che l’Italia registra? Molte le critiche da enti attivi sul campo: si guarda solo al nord ma l’emergenza è sparsa in tutto il Paese. Si chiedono misure strutturali e non emergenziali

26 Ottobre 2023, 08:54

Il decreto Aria è legge, ma ancora dubbi sulla sua efficacia

Il decreto Aria, che punta contrastare lo smog, ha ottenuto il via libera definitivo dell’Aula della Camera. Ma non convince tutti. Il decreto, approvato con 141 voti a favore, 82 contrari e 3 astenuti, contiene misure in materia di pianificazione della qualità dell’aria e di limitazione della circolazione stradale. Si tratta di un provvedimento che risponde a due sentenze della Corte di giustizia dell’Unione europea, del 2020 e del 2022, in materia di qualità dell’aria, che hanno visto l’Italia condannata per livelli di particolato atmosferico e biossido di azoto sopra i limiti in agglomerati urbani sparsi per la Penisola. Il decreto prevede che le regioni Piemonte, Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna provvedano, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore del decreto, ad aggiornare i rispettivi piani di qualità dell’aria. I report più recenti parlano proprio di Torino, Milano e del bacino padano, come i territori più inquinati d’Italia. Eppure, nelle due sentenze sono nominati anche Comuni nel sud dell’Italia.

Ok a restrizioni alla circolazione dei veicoli euro 5 e a un fondo da quasi 33 milioni di euro

Per quanto riguarda il tema controverso dei diesel euro 5, si conferma la possibilità per le Regioni di imporre restrizioni strutturali alla circolazione di questi veicoli solo a partire dal 1° ottobre 2024. Viene anche stabilito, in una fase successiva, che gli enti devono identificare e giustificare le eccezioni corrispondenti. Inoltre, sulla base di modifiche apportate al Senato, esse devono escludere dalle misure di limitazione del traffico stradale i veicoli che rientrano nelle categorie esentate dai divieti di circolazione, come stabilito dall’articolo 6, comma 1 del Codice della Strada.

Viene inoltre istituito un fondo di 32.870.000 euro per il 2023, destinato al finanziamento di progetti proposti dai comuni italiani per la creazione e il miglioramento di aree temporanee di sosta a fini turistici, nonché per promuovere il turismo all’aria aperta. L’accesso a questi finanziamenti sarà regolato da un apposito bando, che sarà pubblicato dal ministero del Turismo. Inoltre, è previsto un aumento di 17 milioni di euro per il 2023 della dotazione del Fondo per lo sviluppo sostenibile, per favorire ulteriormente la transizione ecologica nel settore turistico mediante l’implementazione di strategie per ridurre le emissioni atmosferiche e promuovere un turismo intermodale.

 

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Legambiente: “L’approvazione del decreto è un’occasione persa”

Il decreto non convince Legambiente, che ha individuato diversi i “punti dolenti”. Secondo l’associazione ambientalista il provvedimento non è una misura organica, risolutiva ed efficace come richiesto dall’Europa per non proseguire con le procedure di infrazione in essere. Inoltre, sempre per Legambiente,  il decreto risponde in maniera inadeguata ad alcune situazioni relative solo alle regioni del bacino padano, “quando la valenza dei provvedimenti dovrebbe riguardare almeno tutti i territori in procedura di infrazione”, sottolinea.

“Il decreto sulla qualità dell’aria – commenta Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – rappresenta ancora una volta un’occasione persa. Per migliorare la qualità dell’aria nel nostro Paese non servono misure vaghe, inefficaci e spesso contrastanti tra loro, ma una serie di misure efficaci, strutturali, che mettano al centro i veri problemi che sono la causa di una cattiva qualità dell’aria e che vedono coinvolti settori importanti come la mobilità, l’agricoltura e la zootecnia e il riscaldamento residenziale. Serve un piano nazionale contro l’inquinamento atmosferico e piani regionali coerenti tra loro. Quella che è mancata fino ad oggi, in particolare nelle regioni più colpite dal problema, ovvero quelle del Nord, è proprio la tempestività e l’efficacia degli interventi volti ad agire in modo mirato sulla riduzione delle emissioni, atteso che invece l’efficacia delle misure di natura emergenziale risulta del tutto marginale nell’affrontare un problema che ha cause ormai molto chiare e strutturali”.