Rifiuti, la Commissione Europea invita l’Italia a recepire correttamente la direttiva quadro
Il nuovo pacchetto infrazioni di luglio contiene l’ultimo comunicato della Commissione Europea all’Italia: deve recepire correttamente la direttiva quadro sui rifiuti
29 Agosto 2024, 07:00
Sommario
È stato pubblicato l’ultimo pacchetto infrazioni di luglio che, anche questa volta, vede l’Italia far parte della rosa di quegli Stati membri europei che vanno redarguiti o richiamati per qualche inosservanza, errore o violazione in merito alle norme europee da recepire. Questa volta, la Commissione europea ha deciso di avviare una procedura di infrazione inviando una lettera di costituzione in mora all’Italia (INFR(2024)2097) per non aver recepito correttamente la direttiva quadro sui rifiuti (direttiva 2008/98/CE sui rifiuti modificata dalla direttiva (UE) 2018/851).
Qual è il motivo alla base dell’avviamento della procedura d’infrazione per l’Italia?
La direttiva quadro sui rifiuti rappresenta la normativa principale dell’UE mirata a prevenire o ridurre la produzione di rifiuti, diminuendo l’impatto complessivo dell’uso delle risorse e migliorando l’efficienza del loro impiego. Questi obiettivi sono essenziali per la transizione verso un’economia circolare e per assicurare la competitività a lungo termine dell’Unione.
La direttiva aggiornata stabilisce obiettivi obbligatori per il riciclaggio e la preparazione dei rifiuti urbani per il riutilizzo e impone agli Stati membri di potenziare i loro sistemi di gestione dei rifiuti e l’efficienza nell’uso delle risorse. Il termine per recepire la direttiva aggiornata nelle legislazioni nazionali era il 5 luglio 2020.
La Commissione ha già avviato procedure di infrazione contro dieci Stati membri (Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Francia, Cipro, Paesi Bassi, Austria, Polonia, Portogallo e Romania) per mancata conformità.
La Commissione ha rilevato che l’Italia non ha recepito correttamente varie disposizioni della direttiva aggiornata, tra cui quelle sulla responsabilità estesa del produttore, il riciclaggio di alta qualità, la raccolta differenziata dei rifiuti pericolosi e l’implementazione di un sistema di tracciabilità elettronica.
Pertanto, la Commissione ha inviato una lettera di costituzione in mora all’Italia, che dispone ora di due mesi per rispondere e risolvere le problematiche evidenziate. In caso di risposta insoddisfacente, la Commissione potrebbe emettere un parere motivato.
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Cosa stabilisce la direttiva quadro sui rifiuti aggiornata?
Non solo gli obiettivi base stabiliti dalla prima direttiva quadro sui rifiuti del 2008, ma anche un importante aggiornamento dellas tessa, doveva essere recepito in maniera corretta dall’Italia e dagli altri Paesi membri. L’aggiornamento della direttiva quadro sui rifiuti mira, infatti, a rispondere alle crescenti preoccupazioni ambientali legate ai settori dei rifiuti tessili e alimentari. È proprio su questo che l’Italia sembra essere caduta o non aver recepito correttamente. I temi dell’adozione di regimi di responsabilità estesa del produttore (EPR) rappresenta un passo significativo verso la gestione sostenibile dei rifiuti tessili, incentivando pratiche produttive più ecologiche e penalizzando il “fast fashion” che contribuisce notevolmente all’accumulo di rifiuti. Inoltre, la revisione della direttiva sottolinea l’importanza di prevenire la produzione di rifiuti, incentivando contributi eco-modulati che premiano la circolarità dei prodotti. Questo approccio non solo aiuta a ridurre l’impatto ambientale, ma incoraggia anche le aziende a innovare verso modelli di produzione più sostenibili. Questo, il nostro Paese non sembra averlo capito a pieno.
Per quanto riguarda i rifiuti alimentari, la revisione e quindi la nuova direttiva ha preso in considerazione l’impatto delle misure adottate durante la pandemia di Covid-19 e ha proposto obiettivi realistici basati su dati recenti. Questa attenzione alla riduzione degli sprechi alimentari dimostra una crescente consapevolezza dell’importanza di gestire le risorse in modo più efficiente e sostenibile. Inoltre, la decisione di esentare le organizzazioni di beneficenza e le imprese sociali da oneri amministrativi eccessivi riconosce l’importanza di queste entità nel sostenere le comunità e promuovere la sostenibilità attraverso il riutilizzo e la riduzione dei rifiuti.
L’aggiornamento della direttiva quadro sui rifiuti segna un’importante evoluzione nelle politiche ambientali dell’UE, puntando a favorire una gestione più sostenibile dei rifiuti tessili e alimentari, promuovendo pratiche ecologiche e supportando il ruolo delle organizzazioni sociali e caritative.
Perché è fondamentale che l’Italia recepisce correttamente la normativa europea sui rifiuti?
Non è difficile intuire il motivo per cui è bene che l’Italia si adegui a quanto stabilito dall’Europa. Certamente, come annunciato dalla Commissione Europea, potrebbe evitare il parere motivato della Commissione e la continuazione della procedura d’infrazione con tutto quello che ne consegue, in particolari sanzioni finanziarie significative. Adeguarsi tempestivamente permette di evitare tali penalizzazioni.
Ma la causa principale risiede nel tentativo di riduzione dell’impatto ambientale derivante dalla produzione e gestione dei rifiuti. Implementare le disposizioni della direttiva aiuta a migliorare la qualità dell’ambiente, riducendo l’inquinamento e proteggendo le risorse naturali. In questo modo, si potrebbe affermare con certezza che anche l’Italia partecipa alla transizione verso un’economia circolare, dove le risorse vengono riutilizzate e riciclate il più possibile, riducendo la necessità di materie prime nuove e minimizzando i rifiuti. Questo approccio non solo è sostenibile, ma può anche stimolare l’innovazione e creare nuove opportunità economiche. In tal senso si otterrebbe quindi un miglioramento dei sistemi di gestione dei rifiuti, cruciale per aumentare l’efficienza, ridurre i costi e migliorare i risultati di riciclaggio. Questo può includere misure come la raccolta differenziata più efficace e la tracciabilità dei rifiuti, elementi fondamentali per garantire un riciclaggio di alta qualità. La direttiva prevede misure che coinvolgono le organizzazioni di beneficenza e le imprese sociali, esentandole da oneri amministrativi sproporzionati. Questo riconosce il loro ruolo di punta delle comunità locali, promuovendo al contempo la sostenibilità attraverso il riutilizzo dei beni e la riduzione dei rifiuti.
Recepire correttamente la direttiva permette all’Italia di allinearsi con le politiche europee, partecipando attivamente agli obiettivi comuni dell’Unione Europea in materia di sostenibilità e competitività a lungo termine.