Discariche e smaltimento rifiuti, l’Europa ha un problema con l’Italia
Smaltimento Rifiuti e discariche abusive l’Italia viola le regole previste dall’Unione Europea. Cosa succede adesso?
16 Maggio 2024, 08:58
Sommario
In Italia la preoccupante diffusione di discariche abusive e i relativi problemi, vecchi e nuovi, di smaltimento rifiuti non sono una novità. Più volte l’Europa ha deferito e poi condannato il nostro Paese per aver mantenuto luoghi non a norma spesso mai bonificati.
Nel pacchetto di infrazioni di Aprile 2022, uno dei più importanti, è presente l’indicazione della procedura di infrazione [INFR(2011)2215], con la quale la Commissione Europea invita l’Italia a rispettare gli obblighi ad essa incombenti in forza della direttiva relativa alle discariche di rifiuti e il piano d’azione per l’inquinamento zero. Quest’ultima stabilisce norme volte a prevenire gli effetti negativi sulla salute umana, sull’acqua, sul suolo e sull’atmosfera. Nel contesto del Green Deal europeo, l’Unione Europea si impegna verso un inquinamento zero, a vantaggio della salute pubblica, dell’ambiente e della neutralità climatica.
In base alla direttiva sulle discariche di rifiuti, gli Stati membri erano tenuti a chiudere entro il 16 luglio 2009 le discariche non conformi ai requisiti della direttiva, a meno che non fornissero adeguati “piani di riassetto del sito” che consentissero loro di continuare ad accettare i rifiuti destinati allo smaltimento. Dieci anni dopo, con una sentenza del 29 marzo 2019, la Corte di giustizia dell’Unione Europea ha stabilito che l’Italia non è riuscita a garantire la chiusura definitiva e/o il risanamento di 44 discariche non conformi situate in Abbruzzo, Basilicata, Campania, Friuli-Venezia Giulia e Puglia.
Nel pacchetto infrazioni di aprile 2022 la Commissione Europea ha constatato che l’Italia, pur avendo chiuso regolarmente 32 discariche, non è ancora riuscita a garantire la chiusura definitiva e/o il risanamento delle restanti 12 e ha inviato all’Italia una lettera di costituzione in mora ai sensi dell’articolo 260 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), concedendole 2 mesi per risolvere la situazione. Vista l’inerzia dello Stato italiano il caso è stato deferito alla Corte di giustizia dell’Unione Europea.
L’Italia al centro di un contenzioso europeo: le criticità
L’Italia si è trovata, quindi, al centro di un contenzioso europeo per la gestione dei rifiuti, nello specifico per il mancato rispetto della Direttiva 99/31/CE sulle discariche. La Corte di Giustizia Europea (CGUE) ha evidenziato e preso in considerazione alcune importanti criticità:
- il mancato rispetto di quanto previsto dalla Direttiva 99/31/CE, che ha messo a rischio l’ambiente e la salute pubblica. Si tratta di uno dei punti deboli noti del nostro Paese, in materia ambientale.
- la presenza di discariche non autorizzate o non conformi ai requisiti di legge che possono causare gravi rischi di inquinamento del suolo, delle acque e dell’aria, con potenziali danni alla salute dei cittadini.
La chiusura di 32 delle 44 discariche oggetto della condanna del 2019 è stato uno slancio positivo verso la messa a norma del sistema di gestione dei rifiuti, che non è stato portato a compimento, visto che a tutt’oggi 12 discariche sono ancora non conformi.
L’attenzione della UE e della CGUE ha spinto l’Italia ad affrontare con maggior impegno la questione dei rifiuti e delle discariche abusive, ma non a raggiungere l’optimum. Rimangono ancora molte sfide aperte oltre al completamento del processo di chiusura e risanamento delle 12 discariche ancora non conformi è necessario implementare misure efficaci per prevenire la nascita di nuove discariche illegali a tutela dell’ambiente. Inoltre, è fondamentale migliorare il sistema di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti al fine di ridurre la produzione di rifiuti da destinare alle discariche e promuovere soluzioni più sostenibili.
Sebbene la situazione dei rifiuti in Italia presenti ancora criticità, i progressi compiuti offrono una speranza per un futuro più sostenibile. L’impegno delle Istituzioni, unito alla collaborazione dei cittadini, è fondamentale per raggiungere gli obiettivi di tutela ambientale e il rispetto delle normative europee anche se l’Italia dovrà affrontare questo contenzioso europeo che, di certo, comporterà altre sanzioni.
La complessa gestione della questione rifiuti
È importante sottolineare che la gestione dei rifiuti è una questione complessa e multiforme che richiede un approccio articolato, che coinvolge diversi attori.
Serve una sinergia importante da più punti di vista. In primis, le Istituzioni preposte devono definire politiche e normative per la gestione dei rifiuti e garantire il loro rispetto e la loro attuazione.
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In secondo luogo, le imprese del settore dei rifiuti devono operare in modo sostenibile e nel rispetto delle normative, investendo in tecnologie innovative e processi di gestione efficienti.
Come ribadito più volte, i cittadini possono e devono contribuire attivamente alla tutela dell’ambiente adottando comportamenti virtuosi, come la riduzione dei rifiuti, la raccolta differenziata e il corretto conferimento dei rifiuti.
Solo attraverso un impegno comune e una collaborazione tra tutti gli attori coinvolti sarà possibile raggiungere gli obiettivi di una gestione dei rifiuti più sostenibile e rispettosa dell’ambiente.
Ma cosa possono fare i cittadini?
I danni causati ai cittadini italiani da queste inadempienze sono molteplici. Oltre a quelli evidentemente diretti sulla salute che si manifestano sotto forma di patologie, bisogna considerare la violazione del diritto a vivere in un ambiente salubre, nonché l’entità delle sanzioni economiche che lo Stato sta pagando e continuerà a pagare, e che ricadranno inevitabilmente sui cittadini.
Ecco perché tutelarsi attraverso un’azione legale collettiva può essere una strategia vincente, non solo per ottenere un risarcimento, ma anche per spronare lo Stato italiano ad attivarsi per regolamentare definitivamente la questione dello smaltimento dei rifiuti su tutto il territorio nazionale.