Glitter: l’Ue vieta i brillantini in cosmetici contro le microplastiche

Cosa sono le microplastiche, e cosa prevede il regolamento della Commissione europea, in vigore dallo scorso 13 ottobre? Approfondisci

7 Maggio 2024, 11:17

Glitter: l’Ue vieta i brillantini in cosmetici contro le microplastiche

La Commissione europea ha di recente preso un’importante iniziativa per contrastare l’inquinamento da microplastiche, vietandone l’aggiunta intenzionale ai prodotti regolamentati dalla legislazione dell’Unione europea sulle sostanze chimiche. Questa mossa mira a proteggere l’ambiente limitando il rilascio di microgranuli che, una volta inseriti nei prodotti, finiscono per contaminare gli ecosistemi (spesso finendo perfino sulle nostre tavole).

Una serie di articoli, tra cui scrub, saponi, dentifrici, glitter, giocattoli, medicinali e persino il materiale utilizzato per realizzare campi sportivi sintetici, non può più essere venduta o deve modificare la sua composizione per rispettare le nuove normative.

La Commissione europea è impegnata nel ridurre l’inquinamento da microplastiche come parte del Green Deal europeo e del piano d’azione per l’economia circolare. L’obiettivo è ridurre del 30% l’inquinamento da microplastiche entro il 2030.

Glitter e microplastiche: cosa prevede il Regolamento

Il Regolamento (UE) 2023/2055 della Commissione, noto come “regolamento sulla restrizione delle microplastiche“, è diventato operativo il 17 ottobre 2023 e ha l’obiettivo di limitare l’uso di microparticelle di polimeri sintetici, sia da sole che aggiunte ad altri composti.

Per quanto riguarda i glitter, il regolamento si applica solo a quelli che rispondono a determinati criteri di composizione, utilizzo e legame permanente all’interno di un oggetto. I prodotti già in commercio possono essere venduti fino a esaurimento scorte.

Sono soggetti alla restrizione solo i glitter realizzati in plastica non biodegradabile e insolubile. Quelli biodegradabili, solubili, naturali o inorganici non sono considerati microplastiche e possono continuare ad essere commercializzati.

Non rientrano nella restrizione:

  • prodotti, inclusi i glitter, fatti con materiali inorganici, naturali, biodegradabili o solubili in acqua;
  • perline e paillettes destinate a essere cucite o infilate;
  • microplastiche, inclusi i glitter, che sono incorporati in modo permanente in una matrice solida;
  • prodotti già in commercio prima del 17 ottobre 2023.

I glitter di plastica utilizzati nei cosmetici hanno specifici periodi transitori per la vendita, mentre quelli destinati ad arte, artigianato e giocattoli sono vietati a partire dal 17 ottobre 2023, a meno che non siano biodegradabili o solubili.

Gli articoli con glitter applicati sulla superficie non sono soggetti alla restrizione. I prodotti contenenti glitter o altre microplastiche già in commercio prima del 17 ottobre 2023 possono continuare a essere venduti.

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Il problema delle microplastiche. Cosa sono e da dove provengono?

Le microplastiche sono minuscoli frammenti di materiale plastico, generalmente inferiori ai 5 millimetri. Esse possono essere classificate in due categorie principali in base alla loro origine:

Microplastiche primarie. Queste vengono rilasciate direttamente nell’ambiente sotto forma di piccole particelle. Si stima che costituiscano il 15-31% di tutte le microplastiche presenti negli oceani. Le fonti principali includono il lavaggio di indumenti sintetici (35% delle microplastiche primarie), l’abrasione degli pneumatici durante la guida (28%), e l’aggiunta intenzionale di microplastiche nei prodotti per la cura del corpo, come le particelle di scrub per il viso (2%).

Microplastiche secondarie. Queste derivano dalla frammentazione di oggetti di plastica più grandi, come sacchetti, bottiglie o reti da pesca. Costituiscono circa il 68-81% di tutte le microplastiche negli oceani.

Le quantità di microplastiche negli oceani sono in aumento. Nel 2017, l’ONU ha riferito che ci sono circa 51 trilioni di particelle di microplastica nei mari, 500 volte più numerose di tutte le stelle nella nostra galassia. Possono essere ingerite dagli animali marini e, attraverso la catena alimentare, possono finire nel nostro cibo. Sono infatti state trovate negli alimenti e nelle bevande, tra cui birra, miele e acqua del rubinetto. Pertanto, non è sorprendente che siano state trovate particelle di plastica nelle feci umane.

Gli effetti sulla salute derivanti dall’ingestione di microplastiche sono ancora poco conosciuti, ma è importante notare che la plastica può contenere additivi come stabilizzatori o sostanze chimiche tossiche che possono essere dannosi per gli animali o per gli esseri umani che le ingeriscono.