Bergamo migliora per sostenibilità, ma qualità dell’aria ancora “insufficiente”

Da Mozzo a Bagnatica passando per l’aeroporto di Orio, ma non solo: la qualità dell’aria nella provincia di Bergamo continua ad essere un problema. Il capoluogo fa un notevole balzo in avanti nella classifica di sostenibilità realizzata da Legambiente e Sole24Ore ma lo smog rimane alto.

15 Dicembre 2023, 10:06

Bergamo migliora per sostenibilità, ma qualità dell’aria ancora “insufficiente”

Secondo la classifica 2023 di “EcoSistema Urbano”, Bergamo registra un significativo balzo in avanti in materia di sostenibilità distinguendosi per uso efficiente del suolo, numero di alberi, solare pubblico, ZTL, raccolta differenziata e passeggeri del trasporto pubblico. Tuttavia, per quanto riguarda l’annoso problema della qualità dell’aria, i progressi sono troppo piccoli e la situazione rimane critica. 

Bergamo nella classifica di Ecosistema Urbano 2023

Nell’ultimo report realizzato da Legambiente e  Sole24Ore Bergamo scala 38 posizioni rispetto all’anno precedente, posizionandosi nei top 20 capoluoghi italiani per sostenibilità ambientale. A far salire il capoluogo orobico dalla 55° posizione del 2022 all’attuale 17° hanno contribuito in particolar modo i progressi compiuti in relazione all’efficientamento del suolo (all’8° posto della graduatoria, dati ISPRA e Legambiente), al numero di alberi (17° posto), al solare pubblico (14°), ZTL (17°), alla raccolta differenziata (18°) e nell’uso del trasporto pubblico (che la fa collocare 20esima per numero di passeggeri). La buona posizione è legata inoltre ai punti bonus assegnati alla città. Tra questi, il bonus efficienza, che premia il raggiungimento di ricavi da traffico del servizio gomma/ferro coprenti almeno il 40% dei costi operativi e la presenza di almeno un autobus elettrico/ibrido. Bergamo, insieme ad altre città come Brescia, Padova, Varese e Venezia, ha ottenuto questo bonus del 4% confermando l’efficienza nella gestione del trasporto pubblico. C’è poi il bonus modal share – attribuito per il raggiungimento di una quota percentuale degli spostamenti in bici superiore al 20% e/o una riduzione degli spostamenti in auto al di sotto del 50% – che è stato assegnato a Bergamo con un valore del 4,3% e infine, il bonus energia pari a 1,67 punti percentuali. 

A fare da contrappeso a questi miglioramenti arrivano però i dati relativi alla qualità dell’aria, da anni ormai un problema per Bergamo come per il resto della Pianura Padana, ma non solo. 

Problemi di “inquinamento olfattivo” nel bergamasco

Da Mozzo a Bagnatica passando per l’aeroporto di Orio al Serio, sono molteplici le situazioni connesse al problema dell’inquinamento atmosferico nella provincia di Bergamo che stanno rendendo la popolazione sempre più insofferente e preoccupata. 

Sono passati 30 anni ormai dalle prime segnalazioni da parte dei residenti sui miasmi provenienti dalla zona industriale di Mozzo, parte della provincia di Bergamo a meno di 10 km dalla città, dove si era insediata un’azienda produttrice di aromi. Eppure, risale a fine ottobre di quest’anno l’ultima protesta dei cittadini della zona che denunciano l’intensificarsi delle esalazioni maleodoranti, rilevate in particolar modo dopo l’autorizzazione della Provincia all’azienda per un incremento della produzione nello stabilimento. 

Non si respira un’aria migliore neanche in alcuni Comuni, sei per la precisione, della Bassa Bergamasca, dove da circa quattro anni si denunciano odori molesti, legati allo smaltimento dei rifiuti. Anche qui i cittadini si sono mobilitati di nuovo recentemente per chiedere misure di contenimento immediate. Sebbene secondo quanto dichiarato dal sindaco di Bagnatica non vi sarebbero rischi per la salute, in un rapporto di maggio, Arpa ribadisce come “la molestia causata supera (abbondantemente) il limite percentuale stabilito dalla normativa di riferimento (la Delibera di Giunta Regionale 3018 del 2012) per considerare la molestia non tollerabile”. 

Tra le preoccupazioni dei cittadini della provincia bergamasca, anche l’ampliamento in programma per l’aeroporto di Orio al Serio, sia sul fronte dei voli sia infrastrutturale e dei servizi rivolti ai passeggeri. Qui, se il discorso sulla zonizzazione acustica della città rispetto allo scalo di Orio ha ripreso quota di recente a seguito della presentazione ufficiale del piano, a preoccupare la popolazione come gli esperti è altresì l’inquinamento chimico dell’aria, tanto che alcuni deputati del comunali di Bergamo continuano ad opporsi all’espansione in nome della salute pubblica e chiedono un’indagine epidemiologica “ante operam” (che doveva svolgersi entro il 2022), per valutare il rischio per gli inquinanti PM10, PM2.5 e NO2, facendo riferimento anche ai valori guida dell’Oms. 

Il problema della qualità dell’aria non può essere tuttavia circoscrivibile a singoli progetti o settori di attività. A contribuire alle emissioni degli inquinanti nell’aria concorrono infatti tutti i comparti, da quello dei trasporti, all’industria, all’agricoltura fino al riscaldamento domestico, ma non solo. In questo contesto, come ricordano anche gli autori dell’indagine Ecosistema Urbano, è necessario affrontare il problema attraverso una “visione strategica” e lungimirante che dia continuità agli interventi, attualmente realizzati in compartimenti stagni e parcellizzati. 

 

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Qualità dell’aria a Bergamo: gli ultimi dati

Se già nel 2022 la graduatoria stilata dall’Agenzia ambientale europea collocava Bergamo tra le peggiori per i livelli di particolato fine (PM2.5) le rilevazioni raccolte nell’ultimo report Mal’Aria di Legambiente e nel più recente Ecosistema Urbano confermano che la qualità dell’aria in città è “insufficiente”. 

Secondo quanto si evince nel rapporto “Mal’Aria di città 2023: cambio di passo cercasi”, Bergamo è tra le città italiane con i più alti livelli di PM2.5, al terzo posto assoluto (su 95) nella classifica dei maggiori centri urbani. Per rientrare nei limiti previsti dalla nuova normativa europea in vigore dal 2035, il capoluogo orobico dovrebbe ridurre le sue contrazioni di PM2.5 del 55%. Ma c’è di più, secondo lo stesso report di Legambiente Bergamo risulterebbe tra città fuorilegge anche per le concentrazioni di polveri sottili PM10, avendo superato il limite medio annuale raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità di 20 microgrammi per metro cubo di aria. 

Come ricordano dall’associazione, per raggiungere l’obiettivo previsto per il PM10 le città più inquinate da questo “dovrebbero ridurre le proprie concentrazioni tra il 30% e il 43% entro i prossimi sette anni, ma stando agli attuali trend di riduzione registrati negli ultimi 10 anni (periodo 2011-2021, dati Ecosistema Urbano), potrebbero impiegare mediamente altri 17 anni per raggiungere l’obiettivo”. Secondo l’associazione, “la tendenza di decrescita dell’inquinamento è troppo lenta, esponendo le città a nuovi rischi sanitari e sanzioni”. 

Non solo, dal recente Ecosistema Urbano 2023 emerge che la qualità dell’aria a Bergamo nel 2022 è “insufficiente” rispetto ai limiti di legge UE e ai valori guida OMS per la tutela della salute umana. Rispetto alle concentrazioni di inquinanti nell’aria Bergamo, infatti, si posiziona sempre nell’ultima metà di classifica, registrando un lievissimo miglioramento nelle concentrazioni di PM10 e biossido di azoto, contro un più significativo peggioramento delle concentrazioni di ozono. 

Le polveri sottili PM10, infatti, rispetto al report dell’anno precedente sono passate da 28,0 a 27,0 μg/mc, mentre le concentrazioni di NO2 da 38,0 microgrammi per metro cubo sono scese a 36,0, facendo comunque collocare Bergamo al 101° posto su 105 capoluoghi analizzati e tra le 7 città in cui si è registrata una “situazione critica” a seguito di rilevazioni di concentrazioni medie annue superiori ai 40 μg/mc, accanto a Catania, Genova, Napoli, Roma, Teramo, Torino. 

Di contro, tra i dati più allarmanti troviamo quelli relativi all’ozono: nel 2022 a Bergamo si sono registrati 104 giorni di superamento della media mobile sulle 8 ore di 120 ug/mc, contro i 68 totalizzati dell’anno precedente.   

“Manca una riflessione politica nazionale che ponga la città e le sue periferie al centro del progetto di rilancio del Paese”, scrivono gli autori nell’introduzione del report – Non è quindi solo un problema di risorse, la cui assenza, però, ha di certo il suo peso, soprattutto in periodo di crisi”. 

“Si conferma di fatto più evidente l’assenza di una continuità negli interventi, la mancanza di una visione strategica capace di orientare le scelte, una cabina di regia “urbana” che includa Governo, sindaci e rappresentanze civiche”. “È una sfida possibile da vincere”, ribadiscono però da Legambiente, “ma deve crescere nel Paese e nella sua classe dirigente la consapevolezza che oggi la sfida che pongono le città è inderogabile e che lo scenario unico possibile, e quindi vincente, è quello di città sostenibili in grado di offrire condizioni di vita adeguate a tutti i cittadini”.