Inquinamento dell’aria: polveri sottili oltre i limiti a Mantova
L’inquinamento dell’aria continua ad essere un’emergenza anche per Mantova. Preoccupano i livelli di PM10 e PM2.5
8 Marzo 2024, 10:32
Sommario
L’aria a Mantova si conferma “malata” ed è destinata a peggiorare, come il resto della Pianura Padana. Lo ha affermato di recente la deputata Pd Antonella Forattini alla luce dei preoccupanti livelli di inquinamento atmosferico che si continuano a registrare in città. A peggiorare la situazione, secondo la Forattini ma non solo, contribuirà la deroga di dieci anni prevista per le Regioni Padane nell’accordo provvisorio raggiunto sulla direttiva per la qualità dell’aria.
“Il Governo gioisce attribuendosi il merito per la deroga dell’Unione Europea alle misure antismog in Pianura Padana, a dimostrazione del fatto che si disinteressa della questione ambientale e della salute dei cittadini. Dovrebbe battersi per una transizione ecologica graduale e incentivata, e invece difende gli interessi di inquinatori e lobby conservatrici”, ha proseguito la Forattini nel suo intervento.
Che la lotta allo smog è ancora tutta in salita anche per Mantova lo confermano, d’altronde ormai da anni, i dati contenuti nei report “Mal’Aria di città” di Legambiente.
Quanto emerge dall’ultimo rapporto sull’inquinamento atmosferico nei capoluoghi di provincia italiani – pubblicato a febbraio 2024 e relativo allo scorso anno – testimonia una situazione ancora grave per la città di Mantova, in particolar modo in relazione alle polveri sottili PM10.
I livelli di PM10 a Mantova
Nel 2023 Mantova, infatti, si posiziona tra gli undici centri urbani più inquinati di tutto il Paese da PM10. Una situazione che appare critica indipendentemente dal valore limite considerato per questo inquinante.
Durante lo scorso anno, la città del Mantegna ha superato significativamente il limite attualmente previsto per il PM10, pari a 35 giornate con una media giornaliera superiore a 50 microgrammi per metro cubo (μg/mc). Con 62 giorni di sforamento, Mantova si classifica tra le 18 fuorilegge, subito dopo Frosinone (la peggiore con 70 giorni di superamento della soglia attuale), Torino (66) e Treviso (63 giorni).
Se già così la situazione sul mantovano risulterebbe preoccupante, le nuove soglie limite definite nella Direttiva comunitaria per la qualità dell’aria non lasciano dubbi. Secondo quanto di recente concordato dalle istituzioni Ue, i giorni di sforamento consentiti a partire dal 2030 per il PM10 sono 18 all’anno, con una media giornaliera altresì abbassata a 45 mg/mc.
Preoccupa anche la concentrazione media annua rilevata per il PM10, praticamente ferma a quanto registrato negli ultimi anni. Mantova con 30 mg/mc si mantiene entro l’attuale limite di 40 mg/mc annui ma si conferma lontana dalla nuova soglia prevista dalla Direttiva Ue di 20 mg/mc.
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Inquinamento da PM2.5
Registrano un miglioramento, sebbene non sufficientemente significativo rispetto alle indicazioni Ue ed OMS, le concentrazioni di PM2.5 nell’aria di Mantova.
In “Ecosistema Urbano 2023” (relativo al 2022) infatti, Mantova segnava una media annua pari a 20 mg/mc. Nel 2023, secondo quanto si evince da “Mal’Aria di città 2024”, la città scende a 17 mg/mc, confermandosi quindi entro l’attuale limite normativo di 25 mg/mc.
Tuttavia, come segnala nel report ancora Legambiente nel recente report 2024, per allinearsi alla nuova Direttiva Ue che taglia la soglia massima a 10 mg/mc, entro il 2030 la città dovrà ridurre del 40% le sue concentrazioni annue di PM2.5.
Le concentrazioni di biossido di azoto
Meglio invece l’inquinamento dell’aria legato al biossido di azoto (NO2).
Anche in questo caso, Mantova registra concentrazioni praticamente in linea con quelle degli ultimi anni. Con 21 mg/mc la città si conferma entro il limite vigente di 40 mg/mc e leggermente superiore la nuova soglia Ue pari a 20 mg/mc.
Le indicazioni OMS e gli obiettivi da perseguire
Il quadro che emerge dai dati raccolti e analizzati da Legambiente negli ultimi anni confermano per Mantova, come per la stragrande maggioranza delle città italiane considerate, una distanza significativa da una condizione di salubrità dell’aria.
I limiti indicati dall’OMS nelle ultime Linee Guida, risultano significativamente più bassi da quanto si rileva oggi in Italia. Questi tuttavia, rappresentano i “reali obiettivi da perseguire” se si vuole salvaguardare la salute umana e riuscire in un effettivo ripristino dell’ambiente, come più volte ribadito da Legambiente e molte altre associazioni impegnate attivamente nel contrasto all’inquinamento.
Nel 2023 i capoluoghi del Belpaese hanno registrato valori complessivamente più bassi rispetto all’anno precedente per i principali inquinanti monitorati (PM10, PM2.5 e NO2). Tuttavia, come sottolineano dall’associazione ambientalista, i meriti di questo miglioramento “sono purtroppo riconducibili quasi esclusivamente alle favorevoli condizioni metereologiche che hanno caratterizzato i mesi invernali del primo semestre del 2023 e il periodo autunnale dell’anno appena terminato.”
Tale analisi, confermata dai primi report del 2024 pubblicati dai vari siti di Regioni e Arpa (Agenzie Regionali per la Protezione Ambientale), mostrano la scarsa efficacia delle azioni introdotte “dal Governo nazionale, dalle Regioni e dalle amministrazioni comunali nel corso degli anni per fronteggiare questa cronica emergenza che affligge il nostro Paese ogni anno, soprattutto nei mesi invernali”, aggiungono da Legambiente.
Legambiente in Lombardia
Secondo Legambiente, in Lombarda fino ad oggi non è stata intrapresa “nessuna strategia utile alla prevenzione del danno da smog”. “A pagare sono i cittadini: bisogna agire sulla base dei dati previsionali e non alla fine dell’emergenza”, hanno ribadito questi.
“Su scala regionale, fino ad oggi non è stata prevista nessuna limitazione nemmeno per l’attività che maggiormente contribuisce all’aumento del particolato sottile, ovvero lo spandimento di liquami zootecnici, in tutti i campi lombardi”, hanno aggiunto dall’associazione.
Come concludono nel rapporto Mal’Aria di città 2024, per le città lombarde come nel resto della penisola, la distanza dalle nuove soglie Ue “è ancora troppo elevata e soprattutto i numeri dicono che il processo di riduzione delle concentrazioni è inesistente o comunque troppo lento”, è tempo di cambiamenti.