L’inquinamento atmosferico alimenta l’antibiotico-resistenza

Studi scientifici recenti lanciano l’emergenza relativa all’antibiotico-resistenza in correlazione all’inquinamento atmosferico e invitano alla prevenzione

19 Settembre 2024, 11:03

L’inquinamento atmosferico alimenta l’antibiotico-resistenza

Sono gravi i rischi di salute che derivano dall‘inquinamento ambientale,  uno dei problemi più gravi per la salute pubblica a livello globale. Studi dell’estate scorsa dimostrano come l’inquinamento atmosferico e l’antibiotico-resistenza rappresentino due tra le principali minacce alla salute. In particolare, uno studio pubblicato sulla rivista Lancet Planetary Health ha evidenziato come la combinazione di questi due fattori possa risultare ancora più dannosa.

L’analisi, condotta su dati raccolti in oltre cento Paesi nell’arco di quasi vent’anni, mostra che all’aumento dei livelli di inquinamento, in particolare delle polveri sottili (PM2,5), corrisponde un incremento dell’antibiotico-resistenza in ogni continente. 

Lo studio

Lo studio ha preso in considerazione la diffusione delle particelle PM2,5 in 116 Paesi tra il 2000 e il 2018, rivelando che queste possono trasportare batteri e geni resistenti agli antibiotici, i quali possono essere trasferiti da un ambiente all’altro o inalati direttamente dalle persone. I risultati indicano che, per ogni aumento del 10% nella concentrazione di PM2,5, si osserva un incremento dell’1,1% dell’antibiotico-resistenza. Questo legame è divenuto ancora più forte negli ultimi anni. 

La resistenza agli antibiotici, già alimentata dall’uso improprio o eccessivo di questi farmaci, rappresenta una minaccia per tutte le fasce di età e causa la morte di 1,3 milioni di persone all’anno. Allo stesso tempo, l’esposizione prolungata a un’aria inquinata è strettamente collegata a malattie croniche come patologie cardiache, asma e tumori ai polmoni. Questa scoperta sottolinea, dunque, un’ulteriore motivazione per impegnarsi nella riduzione dell’inquinamento atmosferico. Guardando al futuro, se non verranno prese misure per contrastare l’inquinamento, entro il 2050 la resistenza agli antibiotici potrebbe aumentare del 17%, con il rischio di vedere il numero di decessi prematuri collegati a questa problematica raggiungere le 840.000 unità all’anno. 

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I dati  

I dati utilizzati nello studio provengono da diverse fonti di monitoraggio dell’antibiotico-resistenza come ResistanceMap, l’Atlante di sorveglianza del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, e la piattaforma di informazione sanitaria PLISA per le Americhe. Lo studio ha proiettato le possibili tendenze future della resistenza agli antibiotici e delle morti premature legate all’esposizione al particolato fine (PM2,5) fino al 2050, considerando diversi scenari, come una riduzione del 50% nell’uso di antibiotici o il controllo del PM2,5 a 5 μg/m³. 

Nel set di dati finale erano inclusi oltre 11,5 milioni di campioni batterici, con informazioni su 9 agenti patogeni e 43 tipi di antibiotici.

Sono state riscontrate correlazioni significative tra l’aumento del PM2,5 e la resistenza agli antibiotici per la maggior parte dei batteri studiati (con coefficienti di determinazione, R², compresi tra 0,42 e 0,76), e queste correlazioni si sono rafforzate nel tempo. 

Nel 2018, si stima che l’antibiotico-resistenza associata al PM2,5 abbia causato circa 480.000 morti premature e 18,2 milioni di anni di vita persi a livello globale. Ciò corrisponde a una perdita economica di circa 395 miliardi di dollari all’anno a causa delle morti premature. 

Le proiezioni future: come ridurre l’antibiotico-resistenza

Secondo le proiezioni, se si riuscisse a raggiungere il limite di 5 μg/m³ di PM2,5, come raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, entro il 2050 si potrebbe ridurre la resistenza agli antibiotici del 16,8% e prevenire il 23,4% delle morti premature causate da tale resistenza, con un risparmio economico stimato di 640 miliardi di dollari. 

Lo studio è il primo a descrivere l’associazione tra PM2,5 e resistenza clinica agli antibiotici su scala globale, offrendo nuove prospettive per affrontare la resistenza antibiotica attraverso interventi ambientali. 

Precedenti ricerche hanno suggerito che il particolato può trasportare batteri resistenti o alterare i microrganismi stessi, rendendoli insensibili ai farmaci. Geni di resistenza agli antibiotici sono stati trovati in aree come ospedali, impianti di trattamento delle acque reflue e fattorie, ma anche in luoghi meno prevedibili. Si ipotizza che l’inquinamento possa non solo trasportare batteri, ma anche renderli più virulenti o modificare i loro geni, aumentando così la resistenza ai farmaci. 

Pm 2,5 e malattie correlate

Hong Chen, scienziato dell’Università di Zhejiang in Cina e autore principale dello studio, sottolinea che sia la resistenza agli antibiotici sia l’inquinamento atmosferico rappresentano due delle maggiori minacce alla salute globale. Secondo Chen, i risultati dello studio indicano che il controllo dell’inquinamento potrebbe offrire un duplice vantaggio: ridurre gli effetti nocivi dell’aria inquinata e contribuire a combattere la diffusione di batteri resistenti agli antibiotici. 

Le particelle di PM2,5, particolarmente pericolose a causa delle loro minuscole dimensioni (circa 1/20 di un capello umano), possono penetrare nelle difese naturali del corpo, raggiungendo i polmoni o entrando nel flusso sanguigno. Oltre a causare infiammazione e problemi respiratori, l’esposizione prolungata a queste particelle può provocare gravi malattie come cancro, ictus, demenza, depressione e disturbi cardiaci, oltre ad aggravare condizioni preesistenti come l’asma.

Attualmente, quasi tutta la popolazione mondiale respira aria che supera i limiti di sicurezza stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Inoltre, il numero di giorni con qualità dell’aria “molto malsana” o “pericolosa” è in aumento, in parte a causa del cambiamento climatico. Nel 2011, solo negli Stati Uniti, l’inquinamento atmosferico ha causato 107.000 morti premature. Tuttavia, i risultati del nuovo studio suggeriscono che i rischi legati alla salute potrebbero essere molto più elevati di quanto si possa pensare.