L’inquinamento atmosferico aumenta il rischio Parkinson

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Neurology ha dimostrato che le persone che vivono in aree altamente inquinate hanno un rischio del 56% maggiore di sviluppare la malattia di Parkinson. I ricercatori ipotizzano un legame con l’infiammazione cerebrale.

14 Dicembre 2023, 11:37

L’inquinamento atmosferico aumenta il rischio Parkinson

Che l’aria che respiriamo, se inquinata, danneggia la nostra salute lo sapevamo ormai da tempo. Numerosi sono infatti gli studi scientifici che hanno dimostrato un legame tra cattiva qualità dell’aria e malattie come quelle cardiovascolari o tumori. Di recente però uno studio del Barrow Neurological Institute, in Arizona, ha rilevato una forte associazione tra inquinamento atmosferico e Parkinson. In particolare, i ricercatori hanno scoperto che le persone che vivono in regioni con livelli alti di inquinamento atmosferico hanno un rischio maggiore del 56% di sviluppare la malattia di Parkinson, rispetto a coloro che vivono in aree con livelli più bassi di inquinamento atmosferico. La ricerca, pubblicata online su Neurology, la rivista medica dell’American Academy of Neurology, è stata svolta col fine di identificare i modelli geografici nazionali della malattia di Parkinson e testare le associazioni specifiche a livello nazionale e regionale con il particolato fine.

Le polveri sottili sono responsabili dell’infiammazione cerebrale

“Studi precedenti hanno dimostrato che le polveri sottili causano infiammazioni nel cervello, un meccanismo noto attraverso il quale potrebbe svilupparsi la malattia di Parkinson”, spiega Brittany Krzyzanowski, ricercatrice del Barrow Neurological Institute, che ha guidato lo studio. “Grazie a tecniche analitiche geospaziali all’avanguardia, siamo stati in grado di confermare, per la prima volta, una forte associazione a livello nazionale tra il Parkinson e le polveri sottili negli Stati Uniti”, aggiunge. Lo studio geografico basato sulla popolazione ha identificato quasi 90.000 persone con malattia di Parkinson in una serie di dati che comprende quasi 22 milioni di individui. Le persone identificate come affette da Parkinson sono state geocodificate in base al quartiere di residenza, consentendo ai ricercatori di calcolare i tassi di Parkinson di ciascuna regione. Sono state calcolate anche le concentrazioni medie annuali di particolato fine in queste aree specifiche. Dopo aver aggiustato per altri fattori di rischio, tra cui l’età, il sesso, la razza, il fumo e l’impego di cure mediche, i ricercatori di Barrow sono stati in grado di identificare un’associazione tra l’esposizione precedente di una persona alle polveri sottili e il suo rischio successivo di sviluppare la malattia di Parkinson.

 

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Il rischio di Parkinson dipende dalla composizione del particolato inquinante

Lo studio ha anche rilevato che la relazione tra inquinamento atmosferico e malattia di Parkinson non è la stessa in ogni parte del paese e varia a seconda della regione. La valle del fiume Mississippi, in Ohio, ad esempio, è stata identificata come uno snodo della malattia di Parkinson, insieme al Nord Dakota centrale, a parti del Texas, al Kansas, al Michigan orientale e alla punta della Florida. Le persone che vivono nella parte occidentale degli Stati Uniti hanno un rischio ridotto di sviluppare la malattia di Parkinson rispetto al resto della nazione. “Le differenze regionali nella malattia di Parkinson potrebbero riflettere disparità nella composizione del particolato: alcune aree potrebbero avere un particolato contenente più componenti tossici rispetto ad altre”, spiega Krzyzanowski. Sebbene gli autori non abbiano ancora esplorato le diverse fonti di inquinamento atmosferico, Krzyzanowski ha osservato che la densità della rete stradale nella valle del fiume Mississippi è relativamente alta e che, anche la Rust bell (un’area compresa tra i monti Appalachi settentrionali e i Grandi Laghi, ndr) fa parte di questa regione. “Ciò significa che l’inquinamento in queste aree potrebbe contenere più particelle di combustione provenienti dal traffico e metalli pesanti provenienti dall’industria manifatturiera, che sono stati collegati alla morte cellulare nella parte del cervello coinvolta nella malattia di Parkinson”, conclude Krzyzanowski.