Inquinamento atmosferico: i dati dell’impatto sulla salute in Italia
L’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), descrive l’Italia come uno dei paesi europei con i livelli più alti di inquinamento atmosferico. Secondo gli ultimi dati, molte città italiane superano regolarmente i limiti di sicurezza raccomandati dall’Oms per il particolato fine (PM2.5) e altri inquinanti. Quali sono le principali fonti di inquinamento in Italia e quale impatto sulla salute?
11 Settembre 2024, 09:51
Sommario
Secondo quanto riportato dall’Agenzia UE per l’ambiente sui tassi di PM 2.5 sono solo 5 le città italiane che godono di un’aria respirabile. In particolare, il documento dell’Agenzia europea dell’ambiente rivela che gli abitanti di Uppsala e Umeå in Svezia e di Faro in Portogallo, respirano l’aria più pulita d’Europa. Tuttavia, tre europei su quattro vivono in aree urbane con livelli di inquinamento atmosferico insicuri. Con riferimento all’Italia, ribadisce che solo cinque città hanno una qualità dell’aria “discreta”, mentre 27 città presentano una qualità “scarsa”. L’Agenzia sottolinea l’importanza di migliorare la qualità dell’aria per ridurre le morti premature causate dall’inquinamento e l’impatto negativo sulla salute.
Inquinamento e salute: quali dati confermano il trend riportato dall’Agenzia UE?
A confermarlo anche un particolare articolo scientifico che offre un’analisi riguardante i dati dal 2012 al 2021. L’analisi trasversale condotta in questo studio riguarda un campione casuale di articoli di ricerca originali sugli effetti del cambiamento climatico sulla salute umana pubblicati tra il 2012 e il 2021. Abbiamo scoperto che il numero di articoli è aumentato del 23% all’anno. Nonostante questa crescita, abbiamo riscontrato diverse lacune in argomenti di ricerca rilevanti per le popolazioni più a rischio, come quelle nel Sud globale e gli anziani. Il numero di articoli sul Sud globale è aumentato del 41% all’anno, con una grande parte di questi riguardanti la Cina. Tuttavia, gli articoli sul Sud globale costituiscono ancora una piccola percentuale rispetto a quelli che studiano il Nord globale e sono meno pubblicati su riviste di alto impatto.
Pochi articoli sull’esposizione al cambiamento climatico per i paesi del Sud globale
Le esposizioni al cambiamento climatico studiate riflettono un bias verso i paesi a reddito più elevato. I due argomenti più studiati – eventi meteorologici estremi e fattori di stagionalità e temperatura – hanno avuto un numero sproporzionatamente minore di articoli riguardanti il Sud globale. Al contrario, gli articoli che studiano i conflitti umani e la migrazione, tutti concentrati sul Sud globale, rappresentano una piccola proporzione di tutti gli articoli. L’impatto del cambiamento climatico sui conflitti umani e sulla migrazione è particolarmente rilevante per i paesi del Sud globale.
Pochi articoli hanno studiato gli anziani o i bambini, entrambi gruppi particolarmente a rischio. Inoltre, la maggior parte degli articoli aveva autori principali provenienti dal Nord globale, e meno di un quinto studiava paesi del Sud globale. Questo squilibrio potrebbe essere legato alle fonti di finanziamento e all’allocazione delle risorse per la ricerca. A livello globale, la ricerca sul cambiamento climatico e la salute è sottovalutata e sottofinanziata. È necessario un maggiore finanziamento, in particolare per i ricercatori provenienti dai paesi del Sud globale e per studi che siano rilevanti per le popolazioni che vivono in queste regioni, soprattutto considerando che la percentuale della popolazione mondiale che vive nel Sud globale continua a crescere. Questo finanziamento richiederà l’investimento e il supporto da parte di governi, istituzioni accademiche, organizzazioni non profit e a scopo di lucro del Nord globale.
Quali sono le principali fonti di inquinamento atmosferico in Italia?
L’inquinamento atmosferico in Italia è causato principalmente dalle emissioni di particolato (PM10 e PM2.5), ossidi di azoto (NOx), ozono troposferico (O3) e altri inquinanti emessi da diverse fonti, tra cui il traffico veicolare, le attività industriali, il riscaldamento domestico e l’agricoltura.
In vetta, vi è certamente l’inquinamento veicolare per cui le auto, i camion e altri veicoli a motore sono una delle principali fonti di ossidi di azoto e particolato nelle città italiane. Le elevate concentrazioni di questi inquinanti sono particolarmente evidenti nelle grandi aree urbane come Milano, Roma e Torino, dove il traffico è intenso e persistente.
Certamente da non sottovalutare nemmeno l’attività industriale che rappresenta un’altra fonte significativa di inquinamento, specialmente nelle regioni del Nord Italia, dove è concentrata gran parte della produzione industriale del paese. Le emissioni derivano non solo dai processi di combustione, ma anche dalle operazioni industriali che rilasciano sostanze chimiche pericolose nell’aria.
Anche l’uso di combustibili fossili per il riscaldamento domestico, soprattutto in inverno, contribuisce in modo rilevante all’inquinamento da particolato, specialmente nelle regioni settentrionali durante i mesi più freddi.
Tra l’altro, l’agricoltura contribuisce all’inquinamento atmosferico, in particolare attraverso l’uso di fertilizzanti che rilasciano ammoniaca (NH3), che a sua volta può combinarsi con altri inquinanti per formare particolato secondario.
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Quali dati recenti sull’inquinamento atmosferico in Italia conosciamo?
Oltre a quanto riportato all’inizio di questo articolo, conoscere i dati sull’inquinamento atmosferico significa soffermarsi su di essi e capirne l’origine.
Come abbiamo avuto modo di vedere, secondo l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), l’Italia è uno dei paesi europei con i livelli più alti di inquinamento atmosferico. L’ultimo rapporto dell’AEA evidenzia che molte città italiane superano regolarmente i limiti di sicurezza raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per il particolato fine (PM2.5) e altri inquinanti atmosferici.
Il particolato fine è uno degli inquinanti più pericolosi per la salute umana, in quanto le particelle possono penetrare profondamente nei polmoni e nel sistema circolatorio. In Italia, i livelli di PM2.5 superano frequentemente i limiti di 10 µg/m³ raccomandati dall’OMS, soprattutto nelle regioni della Pianura Padana. Le città di Milano, Torino e Cremona sono tra le più colpite, con concentrazioni di particolato che spesso raddoppiano i limiti di sicurezza.
Gli ossidi di azoto, derivanti principalmente dal traffico veicolare, contribuiscono non solo alla formazione del particolato secondario, ma anche all’inquinamento da ozono troposferico. Le città italiane, in particolare quelle del Nord, registrano livelli elevati di NOx, che rappresentano un rischio significativo per la salute, contribuendo a malattie respiratorie e cardiovascolari.
L’ozono a livello del suolo è un potente ossidante che può causare gravi problemi respiratori. In Italia, i livelli di ozono sono particolarmente elevati durante i mesi estivi, specialmente nelle regioni meridionali e centrali, dove le condizioni climatiche favoriscono la formazione di questo inquinante.
Inquinamento, quale impatto sulla salute?
L’inquinamento atmosferico è associato a una vasta gamma di effetti negativi sulla salute, che vanno da irritazioni temporanee a gravi malattie croniche e morte prematura. Gli studi scientifici più recenti offrono un quadro dettagliato dei rischi associati all’inquinamento atmosferico in Italia. L’esposizione a lungo termine al particolato e agli ossidi di azoto è stata associata a un aumento significativo delle malattie respiratorie, tra cui asma, bronchite cronica e riduzione della funzione polmonare. Le persone anziane, i bambini e coloro che già soffrono di condizioni respiratorie sono particolarmente vulnerabili.
Gli inquinanti atmosferici, in particolare il PM2.5, sono strettamente collegati a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari, inclusi infarti, ictus e insufficienza cardiaca. Uno studio del 2022 pubblicato sulla rivista The Lancet ha evidenziato che il rischio di infarto aumenta significativamente nelle persone esposte a livelli elevati di inquinamento da particolato.
Inoltre, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato il particolato fine come cancerogeno per l’uomo. In Italia, l’esposizione prolungata a PM2.5 è stata associata a un aumento del rischio di cancro ai polmoni, con incidenze più elevate nelle aree urbane fortemente inquinate.
Secondo i dati dell’OMS e dell’AEA, l’inquinamento atmosferico è responsabile di circa 60.000 morti premature all’anno in Italia. Questo numero rappresenta una delle incidenze più alte in Europa e riflette l’urgenza di adottare misure più efficaci per ridurre l’inquinamento.
Studi recenti hanno iniziato a esplorare il legame tra inquinamento atmosferico e malattie neurologiche. L’esposizione al particolato è stata collegata a un aumento del rischio di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson, nonché a problemi di sviluppo neurologico nei bambini.
Quali fattori contribuiscono?
Tra i fattori che complicano le cause e le conseguenze dell’inquinamento atmosferico vi sono certamente le disuguaglianze socioeconomiche. L’inquinamento atmosferico colpisce in modo sproporzionato le comunità più vulnerabili, amplificando le disuguaglianze socioeconomiche. Le persone che vivono in aree urbane densamente popolate, con minori risorse economiche, hanno un accesso limitato a cure mediche adeguate e sono più esposte agli effetti nocivi dell’inquinamento. Mentre le città sono generalmente più inquinate, anche le aree rurali non sono immuni, specialmente nelle vicinanze di attività agricole intensive e industrie. Tuttavia, la popolazione urbana è più frequentemente esposta a livelli pericolosi di inquinamento, con conseguenze dirette sulla salute pubblica. I bambini che crescono in ambienti altamente inquinati hanno maggiori probabilità di sviluppare problemi respiratori e di sperimentare un ritardo nello sviluppo cognitivo. Uno studio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità ha rilevato che i bambini esposti a livelli elevati di PM2.5 mostrano un aumento significativo di assenze scolastiche dovute a malattie respiratorie. Gli anziani sono particolarmente vulnerabili agli effetti dell’inquinamento atmosferico a causa della loro maggiore suscettibilità alle malattie cardiovascolari e respiratorie. Il riscaldamento globale e l’inquinamento atmosferico combinati possono aggravare le condizioni di salute esistenti, portando a un aumento delle ospedalizzazioni e delle morti premature.
Quali misure sta adottando l’Italia per limitare gli effetti dell’inquinamento sulla salute?
L’Italia ha adottato diverse misure per combattere l’inquinamento atmosferico, ma i risultati sono stati spesso insufficienti a causa di una combinazione di fattori economici, politici e sociali.
Innanzitutto, ha implementato una serie di normative per ridurre le emissioni di inquinanti, come il divieto di circolazione per i veicoli più inquinanti nelle aree urbane durante i periodi di alta concentrazione di smog. Tuttavia, l’efficacia di queste misure è spesso limitata dalla mancanza di controlli rigorosi e di sanzioni adeguate. Per ridurre le emissioni del traffico, molte città italiane stanno investendo in infrastrutture e affrontando sfide significative per migliorare la qualità dell’aria, con il traffico veicolare, le attività industriali e il riscaldamento domestico come principali fonti di inquinamento. Sebbene siano stati adottati vari provvedimenti, come normative ambientali e la promozione della mobilità sostenibile, l’inquinamento rimane una minaccia seria per la salute pubblica. Particolato fine, ossidi di azoto e ozono sono i principali inquinanti che causano malattie respiratorie, cardiovascolari e morti premature, colpendo in modo sproporzionato le comunità vulnerabili. Rafforzare le politiche e gli investimenti è cruciale per migliorare la situazione, così come fare in modo che la mentalità degli italiani cambi e segua pratiche di buona ecologia quotidiane.