Frosinone e la sfida dell’inquinamento atmosferico: in aumento le malattie correlate
Gli ultimi dati mostrano un aumento significativo delle malattie legate alla qualità dell’aria, confermando una situazione critica che si verifica da anni. Al via, intanto, l’indagine epidemiologica a Selva dei Muli
24 Maggio 2024, 11:17
Sommario
Frosinone e le zone limitrofe della Valle del Sacco stanno registrando un preoccupante aumento delle malattie legate all’inquinamento atmosferico. È questo quanto emerso dal convegno organizzato nell’ambito dell’iniziativa “CHE ARIA TIRA” dal Comitato Civico Laboratorio Scalo, in collaborazione con l’Associazione Impegno.
Secondo i dati raccolti da vari studi del Dipartimento epidemiologico della Regione Lazio e delle Asl locali e presentati recentemente Frosinone e le aree circostanti mostrano un incremento di circa il 10% nei casi di malattie cardiovascolari.
Intervenuto durante il convegno, Giovambattista Martino, presidente dell’associazione dei Medici per l’Ambiente di Frosinone, ha dichiarato: “Secondo lo studio Indaco del giugno 2023 è stata confermata l’associazione tra inquinamento atmosferico e mortalità per cause respiratorie e tumorali. Mentre i dati Asl del Lazio certificano come a Frosinone ci sia il rischio di contrarre malattie bronco respiratorie”.
Covid-19, la “fragilità sanitaria” della zona
Come emerge ancora dalle recenti analisi, durante la pandemia da Covid-19, Frosinone ha registrato il secondo più alto incremento di decessi tra i 32 capoluoghi di provincia in Italia, attribuibili direttamente al contagio. Il tasso di mortalità nella città è stato del 43% superiore rispetto alla media nazionale, un dato che, secondo Di Martino, sottolinea la “fragilità sanitaria” della zona.
Preoccupano le polveri sottili
I dati di Arpa Lazio, presentati nell’evento dal direttore Massimo Magliocchetti e dal dirigente del Centro Alessandro Di Giosa mostrano che le concentrazioni di PM10 e PM2.5 degli ultimi dieci anni hanno visto una diminuzione.
“I fattori inquinanti sono in costante calo, ma i dati del periodo Covid meritano attenzione – hanno dichiarato gli esperti -. Quando c’era il lockdown e le strade erano vuote dalle auto non si è registrata quella diminuzione di polveri in atmosfera come ci si aspettava, segno evidente che l’inquinamento da PM10 riguarda anche e soprattutto altri fattori come l’uso dei riscaldamenti”.
Se è vero che l’inquinamento dell’aria risulta in calo negli ultimi tre decenni, Frosinone si conferma tra le più città inquinate in Italia e verosimilmente in Europa.
Gli ultimi dati sulla qualità dell’aria a Frosinone
Dopo che Frosinone ha ottenuto la maglia nera classificandosi al primo posto in Italia per il maggior numero di superamenti dei limiti di polveri sottili nel 2023, anche nel primo trimestre del 2024 il capoluogo continua a figurare tra le città con i livelli più alti.
In base alla classifica redatta da Legambiente – dal 1° gennaio al 31 marzo – il capoluogo è tra i peggiori quattro d’Italia.
Con 38 giorni oltre i limiti consentiti attualmente per le polveri sottili (PM10) Frosinone si colloca appena sotto il podio, occupato da Verona (con 44 giorni di sforamento), Vicenza (41) e Padova con 39. Seguono poi Venezia, Brescia, Torino e Cremona, tutte con 36.
Come evidenzia anche l’associazione ambientalista, queste otto città capoluogo risultano già fuori legge, poiché hanno superato, nel solo primo trimestre, il numero massimo di sforamenti consentiti annualmente per il PM10, pari a 35 giorni con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi per metro cubo (mg/mc).
“Da questo momento le città fuorilegge non possono più sforare e l’emergenza dovrà essere affrontata sistematicamente per il resto dell’anno (nonostante la primavera renda il problema meno acuto e sentito da amministrazioni e cittadini) per evitare che il prossimo autunno, con il cambio di stagione, queste città rischino seriamente di doppiare gli sforamenti consentiti”, evidenziano da Legambiente. Nel confronto con un già critico 2023, Frosinone è in peggioramento, registrando nella centralina di Frosinone Scalo 5 giornate in più e 2 a viale Mazzini.
I dati dell’inquinamento aria a Frosinone 2023
Nell’ultimo rapporto di Legambiente sulla qualità dell’aria nelle città italiane “Mal’aria di città 2024” (e relativo allo scorso anno), con 70 giorni di sforamento registrati (ancora una volta nella centralina di Frosinone Scalo) il capoluogo della Ciociaria si classifica tra le 18 città fuorilegge.
Un dato che fa ulteriormente preoccupare se si pensa alla nuova soglia stabilita dalla Direttiva UE 2030. Secondo i nuovi limiti europei, i giorni di sforamento consentiti per il PM10 saranno ridotti a 18 (contro gli attuali 35), confermando la distanza di Frosinone da una qualità dell’aria considerata salubre.
Anche rispetto alla media annua stabilita per questo inquinante Frosinone risulta lontana dalla nuova legge UE, con 28 mg/mc registrati di media nel 2023 contro i 20 mg/mc che saranno consentiti a partire dal 2030.
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Al via all’indagine epidemiologica a Selva dei Muli
“Difficile ed imbarazzante per Frosinone sopportare di essere il capoluogo con maggiore inquinamento da polveri sottili, marcatori aerei di danno ambientale. L’inquinamento è tra le cause di malattie a tutti i livelli dell’organismo, convive con la gente e nella gente, quando si converte in patologia”, ha dichiarato la Dott.ssa Marzia Armida, Presidente Associazione Medici di Famiglia per l’Ambiente, in occasione del via ad un’indagine epidemiologica sulle malattie respiratorie nel territorio di Selva dei Muli a Frosinone.
“Non a caso il sindaco di Frosinone rispetto l’inquinamento ha indicato, proprio nella salvaguardia della salute pubblica, l’obiettivo di convergenza di tutte le attività amministrative e politiche”, ha aggiunto l’esperta.
Su base volontaria, con valutazione della funzionalità ventilatoria per mezzo di spirometrie e questionari specifici, l’indagine mira a valutare 200 cittadini residenti nel territorio a ridosso della “famigerata discarica di Via Le Lame, sito tra i più critici ed inquinati d’Italia, che dopo oltre 20 anni ancora non trova possibilità di caratterizzazione, né tantomeno di bonifica”, come scrivono i Medici di Famiglia per l’Ambiente.
Gli esperti definiscono l’area “emblema di pluriennale continuativa aggressione ed abuso ambientale, di pessimo impatto estetico dove, nei secoli scorsi, venivano coltivati i bachi da seta del cui ricordo restano solo sparute ed aggredite piante di gelsi su di un terreno in via di desertificazione, peraltro sito eneolitico di importanti ritrovamenti archeologici”.
Il monitoraggio dei parametri respiratori serve a raccogliere dati sulla salute della popolazione prima e dopo “la malaugurata” l’installazione del biodigestore, fanno sapere ancora i Medici per l’Ambiente.
“Come Medici, abbiamo osteggiato fin dall’inizio nelle procedure di autorizzazioni Regionali, così come già in precedenza avvenuto per inceneritori di biomasse in quella stessa area, per difendere l’ambiente e la salute – ribadiscono ancora questi -. Una dichiarata precostituzione di prove in ipotesi di un danno sanitario prossimo futuro da impatti inquinanti e dannosi”.
“Siamo contro e non possiamo tacere di fronte a potentati che, servendosi anche di un’imprenditoria compiacente, paiono voler percorrere “strade libere” su progetti altamente inquinanti e degradanti, a ridosso di zone destinate a “servizi”, a pochi passi da area vincolata dal Ministero dei Beni Culturali, con inedificabilità assoluta”, hanno concluso i Medici.