Quanto è inquinata la città di Lodi? I dati su polveri sottili, suolo e PFAS
Concentrazioni ancora troppo alte di polveri sottili e biossido di azoto nell’aria, metalli pesanti nel suolo, PFAS nelle acque potabili: solo alcuni dei problemi ambientali che continuano a mettere in serio pericolo la salute della popolazione nella provincia di Lodi
22 Dicembre 2023, 08:20
Sommario
In una Pianura Padana che si conferma ancora una volta uno dei luoghi più inquinati d’Europa, secondo le ultime analisi dei dati Copernicus realizzata dallo European Data Journalism Network, l’area del Lodigiano emerge tra quelle particolarmente colpite da una molteplicità di problematiche ambientali. Mentre sono relativamente nuove le analisi che mostrano la presenza di cromo, piombo e arsenico nel suolo di Massalengo e dei PFAS nelle acque potabili regionali, è ormai da anni nota la critica situazione che la provincia di Lodi vive a seguito dell’inquinamento dell’aria.
Dalle ultime rilevazioni emergono miglioramenti, ma come avvertono dalle associazioni ambientaliste, la riduzione degli inquinanti atmosferici nelle città italiane sta avvenendo troppo lentamente, se si vuole proteggere la salute umana. Lodi è ancora una volta tra le province con la qualità dell’aria peggiori in Italia e tra quelle con una maggiore incidenza di tumori polmonari in relazione all’inquinamento, secondo lo studio 2022 del CNR.
Inquinamento atmosferico a Lodi e provincia
Anche Lodi, conferma la maglia nera per l’inquinamento dell’aria in Italia nel 2023, come raccontato dal report di Legambiente Mal’aria di città 2023. Dall’analisi annuale sullo stato dell’inquinamento atmosferico delle città italiane capoluogo di provincia, realizzato a partire dai dati delle centraline di monitoraggio installate dalle autorità competenti nei diversi comuni, Lodi emerge tra le 10 città più inquinate da PM10, insieme ad altre 3 lombarde Milano, Cremona e Monza.
Sebbene ancora entro il limite medio annuo di 40 μg/mc stabilito dalla normativa vigente, Lodi presenta livelli di PM10 critici, oltre che molto distanti dalla nuova soglia stabilita dalla Normativa europea, da raggiungere entro il 2035 e pari a 20 μg/mc. Con un valore medio annuo pari a 33 μg/mc nel 2022 la città deve ridurre del 38% la concentrazione di questo inquinante. Attualmente però, la variazione media annua (calcolata tra il 2011 e il 2021), si aggira attorno al -2%. Ancora per il PM10, Lodi risulta tra le 29 città con almeno una centralina oltre il limite di legge per i giorni di sforamento consentiti (stabilito a 35, per una concentrazione media superiore a 50 microgrammi/metro cubo), registrando ben 59 giorni.
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La situazione risulta altrettanto critica per quanto riguarda le concentrazioni di PM2.5. Per questo inquinante, il valore limite attuale è pari a 25 μg/mc mentre la Nuova Direttiva Ue la porta a 10 μg/mc. Lodi con una concentrazione media annua pari a 20 μg/mc dovrà quindi dimezzare le sue concentrazioni per rientrare nei nuovi limiti. Solo leggermente meglio per il biossido di azoto: per questo la città mostra una concentrazione annua di 25 μg/mc guarda ad una riduzione del 20% per eguagliare la soglia massima stabilita in sede Ue.
“Decresce troppo lentamente l’inquinamento atmosferico nelle città italiane mettendo a rischio la salute dei cittadini che cronicamente sono esposti a concentrazioni inquinanti troppo elevate”. È questa l’estrema sintesi del rapporto 2023 di Legambiente. Il rispetto dei nuovi limiti normativi sulla qualità dell’aria definiti nella Direttiva europea è una sfida complicata ma non impossibile, ribadiscono però dall’associazione, oltre che una “condizione necessaria di partenza per poter parlare di risanamento dell’ambiente e dell’aria che ci circonda”, sebbene “non più sufficiente per tutelare la salute delle persone”.
Come ricordano infatti da Legambiente, le soglie indicate dall’UE sono significativamente più alte dei valori indicati dall’OMS per evitare danni alla salute e devono quindi essere considerate una tappa intermedia, mentre “sono proprio le indicazioni OMS l’obiettivo da raggiungere nell’ottica di una vita salubre nelle nostre città”.
Se gli alti livelli di inquinamento nell’aria lodigiana è cosa ormai ampiamente nota, documentata e denunciata da associazioni e cittadini, solo di recente stanno emergendo nuove indagini che mostrano criticità ambientali anche in relazione ad acqua e suolo.
Inquinamento del suolo: il caso di Massalengo
Il caso della “bomba ecologica” dell’ex Osal è tutt’altro che chiuso. Il sito industriale alle porte di Massalengo ha generato preoccupazioni dal 2017, quando segnalazioni al comune lodigiano hanno evidenziato lo stato d’incuria e i rischi ambientali legati alla presenza di sversamenti di olii, scarti chimici, rifiuti speciali, amianto ed eternit. Nel 2022, una bonifica finanziata con 1 milione e 650mila euro da Regione Lombardia ha cercato di affrontare la situazione.
Tuttavia, recenti analisi condotte con l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale (Arpa) hanno rivelato la presenza di cromo, piombo e arsenico nel terreno. Secondo l’ingegnere Luca Lena, responsabile dell’area tecnica del Comune di Massalengo, la perizia ha indicato la presenza di metalli pesanti oltre i limiti in alcuni punti, richiedendo un piano di caratterizzazione per valutare l’espansione dell’inquinamento, in particolare nella falda.
Mentre si aspetta l’esito delle controanalisi di Arpa, il sindaco rassicura circa “la volontà di arrivare ad una risoluzione totale delle eventuali problematiche che potranno palesarsi” e che nel caso in cui sarà necessario procedere ad un’ulteriore bonifica saranno chiesti nuovi fondi alla Regione. “Per questo iter – ha concluso il sindaco attraverso le pagine del quotidiano locale Il Cittadino – dovremmo avere anche un canale privilegiato rispetto al primo finanziamento di bonifica, che faceva riferimento solo al soprassuolo. Verosimilmente la bonifica del sottosuolo sarà altrettanto impattante in termini economici, o anche di più”.