Inquinamento atmosferico e malattie respiratorie: cosa dice la scienza
La ricerca continua a indagare quanto l’inquinamento atmosferico possa influire sulla salute dell’uomo e in particolare sulle malattie respiratorie. Un’indagine che svela dati sempre più preoccupanti.
3 Ottobre 2023, 07:28
Sommario
La scienza ha dimostrato che l’inquinamento atmosferico è una delle principali cause di malattie respiratorie. Gli agenti inquinanti presenti nell’aria, come le particelle sottili (PM2.5), l’ozono troposferico (O3) o l’anidride solforosa (SO2), possono irritare le vie respiratorie e causare reazioni allergiche, infiammazione e danni ai polmoni. Diversi studi hanno evidenziato una correlazione tra alti livelli di inquinamento atmosferico e un aumento dei casi di malattie respiratorie, come l’asma, la bronchite cronica, la polmonite e il cancro polmonare.
Ad esempio, è stato riscontrato che l’aumento di 10 microgrammi per metro cubo di PM2.5 è associato a un aumento del 15-25% del rischio di mortalità per malattie respiratorie. Inoltre, l’inquinamento atmosferico può avere un impatto negativo sulla salute dei bambini, aumentando il rischio di asma infantile e rallentando lo sviluppo polmonare. L’inquinamento atmosferico può anche peggiorare le condizioni preesistenti, come le malattie respiratorie croniche, rendendo i sintomi più gravi e aumentando il rischio di complicazioni.
In particolare, i bambini, gli anziani e le persone con problemi respiratori preesistenti sono considerati più vulnerabili agli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute respiratoria. Le particelle sottili possono penetrare profondamente nei polmoni e anche entrare nel flusso sanguigno, causando danni anche ad altri organi. Per prevenire l’inquinamento atmosferico e le malattie respiratorie ad esso correlate, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda di adottare misure come la riduzione delle emissioni di gas serra e dei gas inquinanti, la promozione di fonti energetiche pulite, il miglioramento della qualità dell’aria interna ed esterna e l’adozione di politiche di mobilità sostenibili.
Proteggere la salute respiratoria è, dunque, una priorità e l’azione prevista può e deve essere complessa, sistematica, comune.
La malattia da inquinamento dell’aria
È stato ormai constatato che esiste una vera e propria malattia da inquinamento dell’aria che viene indicata con la nomenclatura di pneumopatia ambientale. Questo tipo di malattia viene diagnosticata dopo un’attenta anamnesi di esposizione e un test di funzionalità polmonare. È stato più volte riscontrato che chi soffre già di patologie come l’asma e la BPCO sente peggiorare i sintomi a seguito dell’esposizione all’inquinamento.
Tutto questo accade perché l’ambiente è una fonte di esposizione potenzialmente dannosa per la salute umana. Si stima infatti che circa il 3-7% delle malattie annuali in Europa siano legate a fattori di rischio ambientale. Con circa 7 milioni di morti premature, l’inquinamento atmosferico è considerato la più importante causa di malattie e morte nel mondo.
Il termine “inquinamento atmosferico” si riferisce alla miscela di gas e particelle contenute nell’aria che respiriamo ed è causato sia dalle attività umane (gas di scarico dei veicoli a motore, processi industriali, riscaldamento degli edifici), che da fenomeni naturali (incendi boschivi, eruzioni vulcaniche, tempeste di polvere). Questo fenomeno può viaggiare per migliaia di chilometri, influenzando la qualità dell’aria anche in aree lontane dalla fonte, dilatando il suo effetto man mano che si allontana. Si stima che oltre il 90% delle persone che attualmente vivono nelle aree urbane siano esposte a livelli di inquinamento atmosferico che non soddisfano le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
Inoltre, secondo le fonti del NIOSH (National Institute for Occupational Safety & Health, 1998), circa il 50-80% degli edifici commerciali non raggiunge costantemente gli standard di conformità per una qualità dell’aria interna accettabile e stando al GAO (Government Accountability Office, 1996), negli USA si perde circa il 25% del consumo medio annuo dell’energia (6 mld $) per le scuole, per l’inefficienza degli impianti di condizionamento.
Aria Pulita è l’Azione Collettiva nata per tutelare il tuo Diritto alla Salute, offrendoti supporto per chiedere un risarcimento per gli anni in cui hai vissuto in aree inquinate. Scopri come funziona.
Come si classifica l’inquinamento atmosferico
Gli inquinanti atmosferici possono essere classificati in base alla loro formazione in primari e secondari. I principali inquinanti provengono direttamente dai processi umani, come il monossido di carbonio proveniente dagli scarichi dei veicoli a motore o l’anidride solforosa dalle fabbriche. Gli inquinanti secondari si formano quando gli inquinanti primari reagiscono nell’atmosfera. Un inquinante secondario molto importante è l’ozono, che si forma da una reazione chimica tra gli inquinanti primari e la luce solare.
Negli ultimi anni l’inquinamento atmosferico è cambiato grazie ad una netta diminuzione degli inquinanti “industriali” e ad un significativo aumento della concentrazione degli inquinanti derivanti dal traffico veicolare, ormai considerato la principale fonte di inquinamento esterno, a causa del crescente numero di veicoli a motore nelle aree urbane.
Oltre all’inquinamento dell’ambiente esterno (“outside”), anche l’inquinamento dell’ambiente interno (“internal”) costituisce un importante fattore di rischio per la salute. La qualità dell’aria interna è influenzata da fonti di inquinamento sia esterne che interne. I primi provengono da inquinanti esterni che solitamente penetrano attraverso le aperture delle finestre, mentre le fonti interne possono provenire da processi di combustione oppure essere rappresentate da prodotti solitamente utilizzati per la pulizia dei materiali edili, dei mobili e dell’ambiente domestico. L'”ambiente interno” contribuisce quindi in modo significativo all’esposizione agli agenti inquinanti, molti dei quali hanno concentrazioni più elevate all’interno che all’esterno. Dati del Nemic (National Energy Management Institute Committee) evidenziano che il 30% delle persone ospitate in edifici non residenziali è colpito da forme di malessere e il 50% degli impianti di ventilazione è insalubre.
Il tipo specifico di pneumopatia ambientale dipende dall’ambiente al quale è esposto il soggetto:
- Malattia da inquinamento dell’aria derivante da inquinamento outside e malattia da edificio derivante da inquinamento interno;
- Molte persone sono a rischio di asma professionale per effetto dell’esposizione sul posto di lavoro;
- L’esposizione all’amianto, o asbesto, può causare asbestosi, mesotelioma e malattia pleurica correlata all’amianto;
- Le persone che lavorano con il berillio, come gli operai aeronautici, sono a rischio di berilliosi;
- Le persone che lavorano con cotone, lino e canapa sono a rischio di bissinosi;
- I lavoratori nelle miniere di carbone e di grafite sono a rischio di pneumoconiosi dei lavoratori del carbone;
- I lavoratori esposti alla silice sono a rischio di silicosi;
- L’esposizione a gas ed agenti chimici può avvenire sul lavoro (ad esempio, negli agricoltori) oppure a casa (Esposizione a gas e a sostanze chimiche).
Le linee guida dell’OMS del 2021
Nel 2021 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato le nuove linee guida di qualità dell’aria, raccomandando livelli di concentrazione annuale e giornaliera di particolato, biossido di azoto molto più bassi di quelli attualmente in vigore in Europa e di recente, il 13 settembre scorso, il Parlamento Europeo ha votato a favore dell’allineamento dei livelli europei a quelli OMS entro il 2035.
L’OMS pone l’attenzione, oltre che all’inquinamento atmosferico, anche all’inquinamento indoor che può rendere l’aria fino a 5 volte più inquinata di quella esterna e ha tracciato delle Linee Guida.
Pubblicate nel settembre del 2021, vanno ad aggiornare la precedente edizione del 2005 e i valori guida per i principali inquinanti dell’aria esterne che degli ambienti indoor, ovvero:
- PM2.5;
- PM10;
- biossidi di azoto (NO2);
- ozono (O3);
- zolfo (SO2);
- monossido di carbonio (CO).
Le nuove raccomandazioni riflettono tutte le più recenti evidenze scientifiche sull’impatto significativo anche di basse concentrazioni di inquinamento atmosferico. Tutti i livelli dei principali inquinanti atmosferici, infatti, nelle nuove linee guida vengono rivisti al ribasso, sempre al fine di tutelare la salute umana.