Inquinamento a Ragusa: qualità dell’aria “insufficiente” e in peggioramento
Secondo gli ultimi dati, nella città sicula peggiora l’inquinamento dell’aria. In aumento le concentrazioni di biossido di azoto, PM10 e Ozono.
2 Febbraio 2024, 09:27

Sommario
Se le regioni del Nord Italia, e in particolare della Pianura Padana, sono ormai ampiamente note per gli altissimi livelli di inquinamento dell’aria, anche il resto dell’Italia non può dirsi di certo al sicuro dai gravi danni alla salute che questo continua a causare pressoché indisturbato. Non a caso, stando all’ultimo report di Legambiente “Ecosistema Urbano 2023”, realizzato in collaborazione con Ambiente Italia e Il Sole 24 Ore, sulle performance ambientali di 105 Comuni capoluogo, ad indossare la maglia nera sono due città nel sud del Paese: Catania e Palermo, entrambe all’ultimo posto in classifica (105°). Ma anche le altre città siciliane non se la passano meglio, collocandosi tutte nella seconda metà della classifica generale di sostenibilità. Mentre il migliore comune dell’isola risulta essere Agrigento, che si trova però solo in 72esima posizione, preoccupa l’inquinamento dell’aria in particolar modo a Catania e Ragusa che mostrano un aumento nelle concentrazioni di PM10.
Il “caso” di Ragusa
Nonostante la Sicilia in generale goda di una migliore qualità dell’aria rispetto a metropoli come Milano o Torino, dal rapporto “Mal’Aria di città” 2023, emerge una preoccupante tendenza “positiva” all’aumento delle concentrazioni di inquinanti a Catania e Ragusa. Quest’ultima, in particolare, registra il valore più alto in regione, con un aumento del 5%, superando il +2% riscontrato a Catania.
A Ragusa, a pesare su una qualità dell’aria definita da Legambiente come “insufficiente”, ci sarebbero una molteplicità di problemi, tra cui un numero ancora troppo elevato di auto a benzina, discariche abusive e la decennale piaga delle fumarole.
Non solo, Ragusa, risulta la città dell’isola con la più alta concentrazione di PM10, registrando nel 2022 una media annua di 31,0 microgrammi per metro cubo (µg/m³), contro i 16 µg/m³ registrati l’anno precedente. Un valore che fa collocare Ragusa ancora entro i limiti di legge in vigore (pari a 40 µg/m³ annui), ma tra le città italiane più lontane dal nuovo limite definito in sede Ue, pari a 20 µg/m³ e da raggiungere entro il 2030. Considerando l’aumento di PM10 registrato (analizzando il decennio 2011-2021), come emerge anche dal report Mal’Aria 2023, Ragusa per rientrare nei limiti della Nuova Direttiva Ue deve diminuire il PM10 nell’aria del 35%.
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Il biossido di azoto
Fa meglio, ma non troppo, invece per quanto riguarda il biossido di azoto. Per questo inquinante Ragusa registra infatti una media annua di 11 µg/m³ risultando ancora entro l’attuale limite di 40 µg/m³ e i 20 µg/m³ stabiliti dalla Direttiva Ue ma anche in questo caso mostrando non miglioramenti ma piuttosto un aumento rispetto all’anno precedente.
Anche l’ozono, inquinante secondario che può causare gravi problemi alla salute umana, all’ecosistema, all’agricoltura e ai beni materiali, risulta in aumento nel ragusano. Confrontando i valori riportati negli anni nei due report principali di Legambiente, emerge infatti che a Ragusa i giorni di superamento della media mobile sulle 8 ore di 120 ug/mc sono passati da 7 del 2021 a 8,5 del 2022.
Il problema delle fumarole
Da Acate a Scicli passando per Vittoria, ma anche Comiso e Scoglitti, il fenomeno delle “fumarole” nel ragusano continua a gravare sulla qualità dell’aria esponendo, ormai da anni, la popolazione locale a pesanti rischi. Si tratta dell’incenerimento abusivo di rifiuti agricoli, una pratica che agricoltori e imprenditori senza scrupoli persistono a perpetrare, incoscienti, oggi più verosimilmente noncuranti, dei danni che le sostanze tossiche rilasciate nell’aria possono provocare all’ambiente e alla salute. Come denunciano da decenni ormai cittadini e associazioni infatti, “l’autocombustione non esiste” mentre alcuni continuano ad incendiare i rifiuti ai piedi delle campagne o lasciarli lungo il litorale ibleo piuttosto che affrontare i costi dello smaltimento regolare.
Il problema è particolarmente critico nella cosiddetta “fascia trasformata”, un’area lunga circa 80 chilometri nei territori di Vittoria, Scoglitti e Acate, caratterizzata da estese coltivazioni in serra. Secondo quanto riportato anche dall’organizzazione Terra che cambia, tra i rifiuti agricoli smaltiti illegalmente si trova spesso plastica abbandonata, imballaggi, pesticidi, residui delle piantagioni e molto altro.
Ad oggi, mentre questa pericolosa pratica sembra finalmente essere diventata una priorità anche per le istituzioni locali con il Prefetto di Ragusa che ha recentemente richiesto un vertice sul problema, un censimento delle aziende che insistono nel territorio e un piano per lo smaltimento, il sindaco di Vittoria ha sollevato un nuovo allarme in merito alla possibilità che nella provincia di Ragusa possano essere introdotti illegalmente rifiuti speciali provenienti da altre zone.