Smog a Ravenna: tra nuovi dati e il PAIR 2030

Lo smog continua a soffocare Ravenna. Preoccupano i nuovi dati 2024 e quelli contenuti nell’ultimo Mal’Aria di città

23 Febbraio 2024, 08:45

Smog a Ravenna: tra nuovi dati e il PAIR 2030

Anche per Ravenna la lotta contro lo smog si conferma ancora in salita: preoccupano i primi dati 2024, e rassicurano ben poco quelli emersi dal nuovo rapporto di Legambiente, relativi allo scorso anno.

Di fronte alla preoccupante situazione che perdura a Ravenna e in molte altre città emiliano-romagnole inserite nel contesto del bacino padano, la Regione ha recentemente approvato il Piano Aria Integrato Regionale. L’obiettivo è raggiungere, nel più breve tempo possibile, i livelli di qualità dell’aria stabiliti dalle norme europee e nazionali.

Qualità dell’aria Ravenna: Mal’Aria 2023

Secondo il più recente report di Legambiente, “Mal’Aria di città 2024” (relativo allo scorso anno), la qualità dell’aria a Ravenna registra un lieve miglioramento relativamente a PM10 e PM2.5. Tuttavia, peggiora il biossido di azoto. Non solo, i giorni di superamento delle concentrazioni medie giornaliere consentite per il PM10 si attestano ancora oltre le soglie stabilite dalla nuova Direttiva Ue, e troppo lontane dalle Linee guida OMS.

Come infatti emerge dal nuovo rapporto sulla qualità dell’aria di Legambiente, decrescono, seppur leggermente, le concentrazioni di PM10 e PM2.5 nella città metropolitana di Ravenna che passano rispettivamente da 27 a 24 mg/m3 e da 16 a 14 mg/m3 di media annua. A fare da contrappeso ai miglioramenti conquistati per l’aria e quindi la salute nel ravennate, arrivano però i dati relativi al biossido di azoto (NO2): la concentrazione media annua rilevata per questo inquinante sale da 16 a 19 mg/m3.

Sebbene tali livelli di inquinanti atmosferici si attestino entro i limiti attualmente in vigore, come riflette Francesco Occhipinti, direttore di Legambiente Emilia-Romagna, “I dati del 2023 ci dicono che il processo di riduzione delle concentrazioni nelle città emiliano romagnole è troppo lento”.

Alla luce dei recenti dati e in vista della nuova Direttiva sulla qualità dell’aria che prevede soglie limite anche significativamente più basse per i principali inquinanti atmosferici, il presidente regionale di Legambiente conferma che ad oggi tutti i comuni capoluogo dell’Emilia-Romagna “dovranno intensificare gli sforzi” per ridurre le loro concentrazioni entro il 2030, con una percentuale di riduzione compresa tra il 5% e il 30% per il PM10 e tra il 26% e il 47% per il PM2.5.

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Qualità dell’aria a Ravenna 2024

A confermare la criticità della qualità dell’aria nel Ravennate, arrivano le prime rilevazioni 2024. Già ad inizio febbraio infatti, Ravenna, insieme a Modena, ma anche Ferrara, Piacenza e Rimini, registrava un numero preoccupante di giorni in cui si superavano i livelli massimi giornalieri consentiti per il PM10.

Oggi, a meno di un mese e mezzo dall’inizio del nuovo anno (precisamente al 13 febbraio, n.d.r.), secondo quanto si può apprendere dai dati Arpa, nella città metropolitana di Ravenna si registrano ben 22 giorni di sforamento.

Il dato preoccupa indipendentemente da quale soglia limite si prenda in considerazione. La normativa vigente fissa, infatti, la soglia massima per gli sforamenti giornalieri a 35 giornate l’anno. La nuova normativa europea sull’inquinamento atmosferico, la cui approvazione finale è prevista in tempi brevi, riduce tuttavia a 18 il numero di giorni consentiti; a questa e alle altre nuove soglie prevista dalla Direttiva Ue, salvo proroghe ed esenzioni, gli Stati Ue dovranno adattarsi quanto prima e non oltre il 2030.

Se agli attuali tassi di decrescita tale obiettivo appare irraggiungibile, a conferma della necessità di “un cambio di passo” verso una effettiva riduzione dell’inquinamento dell’aria, come ribadiscono ormai da anni associazioni ambientaliste come Legambiente, ci sono le più stringenti indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Secondo l’OMS, infatti, per salvaguardare la salute umana dai danni dell’inquinamento atmosferico, non dovremmo superare i tre giorni l’anno con una media di PM10 superiore i 50 microgrammi per metro cubo.

Emilia-Romagna verso il 2030: le criticità secondo Legambiente

“Se sul versante della mobilità si avviano trasformazioni rilevanti nel contesto urbano, come nel caso delle città a 30 km/h, – ha dichiarato Davide Ferraresi, presidente Legambiente Emilia Romagna – restano da risolvere le debolezze dei sistemi di trasporto pubblico e da eliminare gli stanziamenti di risorse a sostegno di nuove infrastrutture autostradali, assolutamente controproducenti per il raggiungimento degli obiettivi”.

Come emerso durante la discussione sul nuovo Piano Aria Integrato Regionale, recentemente approvato dall’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, sul contesto emiliano-romagnolo, inserito nel territorio del bacino padano, “occorrerà intervenire in modo coordinato sui tre principali settori responsabili delle emissioni – agricoltura, trasporti, impianti di riscaldamento”, aggiunge Ferraresi che invita altresì ad una riflessione approfondita sui vincoli imposti alle attività produttive.

“Sia nel settore zootecnico sia in quello industriale, laddove il Piano non prevede vincoli stringenti per le nuove autorizzazioni e per quelle da rinnovare, è necessaria una valutazione complessiva dei quantitativi complessivi delle emissioni autorizzate a livello regionale, valori al quale non dovrebbe essere consentito di aumentare ma che, al contrario, dovrebbero diminuire in futuro”, aggiunge Ferraresi.

“La crescita economica non può essere considerata più importante della tutela della salute dei cittadini”, conclude quindi il presidente di Legambiente Emilia-Romagna.

Il nuovo Pair 2030 dell’Emilia-Romagna

Venerdì 2 febbraio, l’Emilia-Romagna ha dato il via libera al Pair 2030, il nuovo Piano Aria Integrato regionale che ha l’obiettivo di raggiungere, nel più breve tempo possibile, i livelli di qualità dell’aria stabiliti dalle norme europee e nazionali.

Per affrontare tale sfida, e migliorare quanto prima l’attuale qualità dell’aria nella Regione, il Pair potrà contare su 154,6 milioni di euro, di cui 64 milioni che saranno utilizzati nel primo triennio.

Un Piano pensato e costruito non nell’ottica delle restrizioni ma delle opportunità. – ha commentato in Aula la vicepresidente con delega all’Ambiente, Irene Priolo – E che, per la prima volta, parte con una dotazione di risorse volte al miglioramento della qualità dell’aria, a cui concorreranno anche finanziamenti e misure delle programmazioni e pianificazioni settoriali”.

In cosa consiste in PIAR 2030

La strategia del Piano consiste nel ridurre le emissioni sia di inquinanti primari che dei precursori degli inquinanti secondari. L’approccio prevede interventi simultanei nei principali settori emittenti, come la combustione di biomasse, l’agricoltura e i trasporti, agendo sia a livello locale, a partire dal bacino padano, che nazionale. L’obiettivo è prevenire episodi di inquinamento acuto al fine di ridurre i picchi locali.

Il Pair 2030 si basa su otto pilastri tematici, di cui tre trasversali, che rappresentano le aree prioritarie di intervento per migliorare la qualità dell’aria, focalizzandosi su aspetti come urbanizzazione, mobilità, energia, biomasse, attività produttive e agricoltura. Inoltre, sono inclusi tre pilastri trasversali che riguardano strumenti di gestione della qualità dell’aria, acquisti ecologici nelle pubbliche amministrazioni e attività di comunicazione, informazione e formazione.