Qualità dell’aria 2023: a Rovigo oltre i limiti

Il nuovo rapporto di Legambiente sulla qualità dell’aria conferma Rovigo, ma non solo, fuorilegge per l’inquinamento da PM10. Scopri di più sugli ultimi dati

16 Febbraio 2024, 09:57

Qualità dell’aria 2023: a Rovigo oltre i limiti

Anche nel 2023, Rovigo si conferma tra le città venete più colpite dall’inquinamento da particolato fine, con livelli ancora oltre i limiti consentiti. È quanto emerge dal nuovo rapporto di Legambiente che esamina la qualità dell’aria nei capoluoghi di provincia italiani.

In linea con la tendenza nazionale, i dati sul capoluogo del Polesine raccolti in “Mal’Aria di città 2024” mostrano una riduzione degli inquinanti atmosferici nel 2023 che però risulta ancora troppo piccola e troppo lenta.

Rovigo si conferma lontana dai limiti normativi che verranno approvati a breve dall’UE, previsti per il 2030 e soprattutto dai valori di riferimento indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Qui, come in tutto il Paese, i nuovi dati 2023 confermano “la necessità di un impegno deciso non più rimandabile, per tutelare la salute delle persone”, come ribadito anche da Legambiente in occasione della recente pubblicazione.

Qualità dell’aria a Rovigo 2023: PM10 oltre i limiti

Dal nuovo rapporto di Legambiente, che analizza polveri sottili e biossido d’azoto nei principali capoluoghi italiani, spicca Rovigo. Nel 2023, la città mostra una riduzione dei giorni di sforamento delle soglie giornaliere di PM10, passando da 65 nel 2022 a 55 giornate totalizzate lo scorso anno. Tuttavia, ancora una volta la città del Polesine risulta tra le 18 fuorilegge per questo inquinante, superando la soglia massima attuale stabilita a 35 giorni l’anno (con una media giornaliera superiore a 50 microgrammi/metro cubo).

Preoccupa ulteriormente, o almeno dovrebbe, sapere che la nuova Direttiva sulla qualità dell’aria da raggiungere entro il 2030, riduce a 18 giorni la soglia massima per i giorni di sforamento per il PM10. Così Rovigo, per rientrare nei nuovi limiti Ue deve puntare ad una riduzione del 34% delle sue concentrazioni di PM10 entro il 2030.

Ma c’è di più. Come anche ribadito da Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente, la situazione nelle città italiane risulta ulteriormente critica considerando gli standard dell’OMS, “che rappresentano il vero obiettivo per salvaguardare la salute delle persone”. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, infatti, raccomanda di non superare i 3 giorni di sforamento all’anno per questo inquinante.

Non solo, sebbene la decrescita dei giorni di superamento di PM10 confermi che il 2023 è stato un anno relativamente migliore rispetto al precedente, questo non può essere considerato un indicatore di un trend in miglioramento, poiché può essere influenzato in modo importante dalle condizioni meteorologiche. Secondo Legambiente quindi, per valutare gli effettivi miglioramenti, è fondamentale analizzare le concentrazioni medie annuali dei principali inquinanti presenti nell’aria.

Aria Pulita è l’azione collettiva nata per tutelare il tuo Diritto alla Salute e per sensibilizzare le Istituzioni ad adottare azioni concrete per ridurre l’inquinamento, offrendoti supporto per chiedere un risarcimento per gli anni in cui hai vissuto in aree inquinate. Registrati gratis e scopri come possiamo aiutarti.

 

Medie annuali di inquinamento a Rovigo

Per quanto riguarda le concentrazioni medie annuali, per Rovigo manca il dato relativo al PM2.5. Tuttavia, è nota la media annua per il PM10 e il biossido di azoto.

Per il primo, la città registra una decrescita rispetto al 2022, passando da 31,5 mg/mc registrati nel 2022 a 30 mg/mc dello scorso anno.

Tale valore però, risulta ancora lontano dalla futura soglia Ue fissata a 20 mg/mc e soprattutto dal più stringente, ma “sicuro”, limite OMS pari a 15 mg/mc.

Con questa concentrazione, Rovigo si conferma tra le 10 città con i valori medi più elevati per il PM10, insieme a Padova, Vicenza e Verona, Cremona, Venezia, Treviso, Torino, Cagliari, Brescia e Mantova.

Mal’Aria di città 2024

Complessivamente, lo scorso anno 18 su 98 città analizzate hanno superato i limiti normativi attuali previsti per gli sforamenti di PM10, pari a 35 giorni all’anno con una media giornaliera superiore a 50 microgrammi/metro cubo.

Va, solo relativamente, meglio se si guarda alle concentrazioni medie annuali registrate. Tutti i capoluoghi di cui sono disponibili i dati rispettano le attuali soglie in vigore in Italia. Tuttavia, come ribadiscono anche da Legambiente, i livelli registrati sono distanti dalle soglie europee e da quelle più stringenti indicate dall’OMS.

I dati del 2023 ci dicono che il processo di riduzione delle concentrazioni è inesistente o comunque troppo lento” – ha spiegato Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente a seguito della recente pubblicazione dei nuovi dati sulla qualità dell’aria in Italia.

“Se il 2030 fosse già qui”, avverte Legambiente in una nota, il 69% delle città italiane analizzate risulterebbe fuorilegge per il PM10; l’84% per il PM2.5.

Sono ben 35 le città che devono ridurre tra il 20% e il 37% le concentrazioni di PM10 per poter rientrare nei futuri limiti Ue. Mentre sono 51 i capoluoghi che devono guardare ad una riduzione che va dal 20% e il 57% per rispettare le nuove soglie limite per il PM2.5. Il biossido di azoto “è l’unico inquinante in calo negli ultimi 5 anni”, scrivono dall’associazione ambientalista, “ma il 50% delle città resterebbe comunque fuori legge” con 24 città impegnate in una riduzione che va dal 20% al 48% per rientrare nei futuri limiti europei.