A Treviso un dicembre nero per l’aria: 10 giorni oltre i limiti di PM10

L’inquinamento dell’aria è arrivato a livelli allarmanti durante le feste: finiti nel mirino anche i falò della Befana. Sul PM10 servirebbero mediamente 30 anni per raggiungere i nuovi limiti di legge.

12 Gennaio 2024, 09:33

A Treviso un dicembre nero per l’aria: 10 giorni oltre i limiti di PM10

Non è stato un buon “Natale” per l’aria della città di Treviso. A dicembre si sono susseguiti oltre 10 giorni di superamento dei livelli di particolato atmosferico, si era arrivati anche a mettere in dubbio i tradizionali falò dell’Epifania (“Panèvin”) che invece sono avvenuti regolarmente lo scorso 6 gennaio.

Mentre sono sempre più forti le raccomandazioni per le combustioni all’aperto che arrivano dall’Unione europea come a livello nazionale, in Veneto la normativa consente l’accensione dei falò quando i livelli di polveri sottili non sono oltre i limiti consentiti. La decisione di permettere i falò ha suscitato non poche critiche e preoccupazioni non solo a seguito dei recenti sformamenti registrati, ma per una ben più persistente condizione di inquinamento dell’aria che interessa il capoluogo della Marca come il resto della Pianura Padana.

La qualità dell’aria a Treviso

Stando agli ultimi dati sulla qualità dell’aria riportati da Legambiente, le alte concentrazioni di PM10 registrate lo scorso mese non sembrerebbero un evento particolarmente raro per Treviso, che risulta tra le città più lontane dall’obiettivo previsto per questo inquinante. Come mostrato nel rapporto Mal’Aria 2023 infatti, all’attuale tasso di riduzione, la città impiegherebbe mediamente 30 anni per raggiungere i nuovi limiti, fissati inizialmente al 2030 e posticipati ma resi più stringenti, di cinque anni. Con una concentrazione media annua relativa al 2022 di 32 μg/mc, Treviso deve ridurre del 37% l’inquinamento da PM10, mentre registra una variazione annua pari al -1%. Sempre per questo inquinante, la città si trova inoltre tra quelle che hanno registrato nel 2022 almeno una centralina oltre il limite di legge dei 35 gior­ni di sforamento consentiti, segnando 66 giorni nella centralina di S.Agnese.

 

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Il capoluogo della Marca presenta inoltre una concentrazione media annua di biossido di azoto pari a 25,0 microgrammi per metrocubo, rimanendo ancora entro i limiti attualmente in vigore in Italia di 40 microgrammi per metrocubo ma superando le soglie stabilite dalla nuova Direttiva Ue (pari a 20 μg/mc) e le Linee Guida OMS che ne fissano il limite annuo a 10 μg/mc. Non va meglio per il PM2.5: per questo inquinante, la città si posiziona 80° su 105 con una concentrazione media annua pari a 20,0 μg/mc, stando anche in questo caso nella soglia attualmente consentita ma sforando le nuove disposizioni in vigore dal 2035 di 10 μg/mc e superando di ben 3 volte il limite OMS di 5 μg/mc. È solo leggermente migliore la posizione di Treviso nella classifica relativa all’ozono.  Per questo inquinante atmosferico la città si posiziona 71°, registrando 62 giorni di superamento dei limiti consentiti. Dato che fa ulteriormente preoccupare se si considera che per questo inquinante risulta un significativo peggioramento rispetto ai dati 2021 quando i giorni di sforamento sono stati 44.

«I dati di Ecosistema Urbano sono positivi e confermano un lavoro quasi decennale, – ha commentato il capogruppo del Pd di Treviso, Stefano Pelloni su Treviso Today – Ma è importante che questo sia un punto di partenza per continuare a migliorare. Questa classifica infatti fa vedere i nostri punti di forza, il ciclo dei rifiuti soprattutto, ma anche i nostri punti di debolezza: trasporto locale, inquinamento atmosferico, sicurezza stradale, ztl ed isole pedonali e consumo del suolo – ha concluso il consigliere – In tutti questi campi la nostra città si trova ben oltre la metà della classifica, quindi ci sono la metà dei capoluoghi italiani che fanno meglio di noi. Bisogna investire maggiormente in questi campi”.