Inquinamento e animali: quali sono le principali conseguenze
Dal suolo, all’aria fino ai fondali marini, l’inquinamento minaccia la vita di milioni di animali con gravi conseguenze per l’intera catena alimentare
21 Febbraio 2024, 14:01
Sommario
L’inquinamento ambientale, e in particolare modo quello dell’aria, rappresenta una delle sfide più gravi del nostro tempo, con conseguenze devastanti sulla salute degli ecosistemi e delle specie animali, oltre che su quella dell’uomo.
Nonostante le azioni intraprese per contrastare tale emergenza, le attività umane contribuiscono ancora molto significativamente all’aumento delle emissioni di sostanze inquinanti nell’aria, nell’acqua e nel suolo. Con un impatto diretto e indiretto sulla fauna selvatica e marina, mettendo a rischio la diversità biologica e la stabilità degli ecosistemi.
Inquinamento del suolo e l’avvelenamento degli animali
La contaminazione del suolo da sostanze chimiche tossiche costituisce una delle principali minacce dirette per gli animali terrestri. L’accumulo ininterrotto di metalli pesanti, pesticidi e altre sostanze li espone a rischi gravi, quali problemi riproduttivi, alterazioni comportamentali e, in casi estremi, portando a estinzioni localizzate.
L’origine dell’inquinamento del suolo è prevalentemente riconducibile alle attività umane. Gli inquinanti rilasciati da industria, trasporti e altre attività economiche possono viaggiare per lunghe distanze e depositarsi nel suolo, dove si diluiscono e vengono temporaneamente immagazzinati. Anche l’agricoltura intensiva contribuisce significativamente all’inquinamento del suolo.
L’introduzione di sostanze aggiuntive per proteggere colture o migliorare i nutrienti è una pratica ampiamente diffusa. Tuttavia, il surplus di nutrienti nel suolo può finire nei laghi e nei fiumi, provocando una crescita eccessiva di piante e alghe. La decomposizione di queste biomasse può di conseguenza ridurre significativamente i livelli di ossigeno nell’acqua, danneggiando le specie animali e vegetali di tale ecosistema.
Non solo, l’uso diffuso di pesticidi nelle pratiche agricole, come confermano sempre più ricerche, impatta significativamente sull’equilibrio ecologico del suolo e sulla salute degli animali. Questi composti chimici, progettati per proteggere le colture dagli attacchi di insetti e malattie, hanno dimostrato di persistere nel terreno a lungo termine, compromettendo la capacità di riproduzione degli animali e con conseguenze negative su tutta la catena alimentare.
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Le conseguenze dell’inquinamento dell’aria sugli animali
Altrettanto, se non più, significativo è il peso dell’inquinamento atmosferico sulla salute degli animali, derivante anch’esso principalmente dalle attività umane. L’inquinamento dell’aria è infatti la principale causa ambientale di malattia e di morte nel mondo con effetti diretti anche sulla salute degli animali. Come nell’uomo, l’esposizione prolungata a sostanze inquinanti tra cui ossidi di azoto, monossido di carbonio, piombo e particolato fine causano gravi problemi respiratori, irritazioni oculari e dermatiti.
Le alterazioni nei cicli di riproduzione rappresentano un’altra preoccupazione critica. Le sostanze inquinanti influiscono sulla qualità dell’aria e dell’acqua, rendendo gli habitat meno favorevoli alla procreazione e alla crescita delle specie.
Non solo gli animali direttamente esposti sono colpiti, ma anche quelli nella parte superiore della catena alimentare. L’accumulo di sostanze tossiche può influenzare la catena alimentare, con conseguenze a cascata su predatori e prede. I predatori di alto livello possono accumulare concentrazioni pericolose di inquinanti, aumentando il rischio di intossicazione.
L’inquinamento del mare e le conseguenze sugli animali marini
L’inquinamento rappresenta una minaccia crescente anche per gli oceani e i mari del nostro pianeta, con impatti devastanti sulla vita marina e sulla nostra. Questa forma di inquinamento è provocata da una serie di fonti, tra cui scarichi industriali, rifiuti plastici, sostanze chimiche tossiche e oli.
L’inquinamento interessa tuttavia anche le acque superficiali, come fiumi e laghi, e quelle sotterranee. Mentre le acque superficiali sono spesso contaminate da scarichi di sostanze inquinanti provenienti da industrie e abitazioni private, le acque reflue domestiche, sono frequentemente trattate in modo inadeguato o scaricate direttamente senza trattamento, causando un’elevata presenza di sostanze organiche e nutrienti e favorendo la proliferazione di alghe e batteri nocivi.
Plastica nei mari
Uno dei problemi più evidenti è la presenza di enormi quantità di plastica che inquinano i mari. Milioni di tonnellate di rifiuti plastici entrano negli oceani ogni anno, mettendo a rischio la vita di numerose specie marine. Gli animali possono ingerire accidentalmente pezzi di plastica, scambiandoli per cibo, causando ostruzioni digestive, lesioni interne e, in alcuni casi, la morte. Inoltre, la plastica nei mari può rilasciare sostanze chimiche tossiche, aggravando ulteriormente il problema.
I dati raccolti da Greenpeace in Italia negli ultimi anni confermano la gravità del danno da inquinamento marino mostrando l’accumulo di grandi quantità di materiale plastico anche nell’apparato digerente di animali come zifi e capodogli che, per alimentarsi, si immergono a grandi profondità.
Sostanze chimiche tossiche
Accanto alla plastica, sostanze chimiche industriali e agricole scaricate nei mari contribuiscono all’inquinamento dell’acqua, mettendo a repentaglio la salute di pesci, mammiferi marini e altri organismi marini. Queste sostanze possono causare gravi danni agli organi interni, alterazioni nel comportamento e nel sistema riproduttivo, mettendo a rischio la sopravvivenza delle specie marine.
Oli e idrocarburi
Le catastrofi causate dagli incidenti petroliferi e dalle fuoriuscite di petrolio dai trasporti marittimi continuano a costituire una fonte significativa di inquinamento marino. Queste sostanze oleose possono ricoprire le piume degli uccelli marini, danneggiare le pinne delle balene e distruggere gli habitat costieri. Inoltre, gli oli hanno l’effetto di alterare la consistenza dell’acqua, rendendo la vita difficile per i pesci nel respirare e orientarsi, con conseguenze negative sull’intera catena alimentare marina.
L’ultima notizia riguarda un disastroso sversamento di petrolio al largo di Trinidad e Tobago, nell’America centrale, avvenuto il 7 febbraio. Come riportato da Lifegate, il petrolio ha contaminato un’ampia area costiera dell’isola di Tobago, estendendosi per circa 15 chilometri e poi spostandosi verso Grenada. La laguna di Petit Trou, un delicato e amato ecosistema frequentato dai turisti, è particolarmente a rischio, con il petrolio che minaccia di soffocare le radici delle mangrovie e mescolarsi con i sedimenti, rendendo difficile la rimozione. Non solo il petrolio rischia di danneggiare anche le alghe e le barriere coralline, cruciali per la biodiversità di Trinidad e Tobago. Le autorità locali hanno già avvertito di evitare la vendita e il consumo di pesce pescato nelle zone coinvolte, e c’è preoccupazione per l’impatto sul turismo, che rappresenta il 25% dei posti di lavoro dell’isola di Tobago.
L’acidificazione degli oceani
L’aumento costante di emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera ha conseguenze dirette sugli oceani, causando l’acidificazione dell’acqua. Questo fenomeno danneggia i coralli e altri organismi marini a base di carbonato di calcio, influenzando la formazione dei gusci di molluschi e organismi simili. Non solo, l’acidificazione degli oceani possono influenzare le prestazioni cognitive le capacità sensoriali, influenzare il metabolismo degli organismi e alterare i sistemi di comunicazione degli animali marini.