Quali sono i principali effetti dell’inquinamento sulla salute?
L’inquinamento, dall’aria alle sostanze chimiche nei cibi, rimane la principale minaccia per la salute ambientale. Le conseguenze, come problemi respiratori e malattie cardiovascolari, richiedono sempre di più un approccio medico interdisciplinare, che riconosca la connessione tra benessere umano e salute ecologica.
28 Dicembre 2023, 08:00
Sommario
Nonostante i progressi compiuti negli ultimi decenni, l’inquinamento rimane il principale problema per la salute legato all’ambiente. Dai gas tossici alle microplastiche, dagli inquinanti dell’aria alle sostanze chimiche nei nostri alimenti, le conseguenze sono sempre più pesanti ed evidenti. Problemi respiratori, malattie cardiovascolari, disturbi neurologici, problemi riproduttivi, sono solo alcuni effetti dell’inquinamento sulla nostra salute.
In questo contesto, la medicina moderna richiede un approccio sempre più interdisciplinare, che guardi al concetto di benessere in un’ottica olistica, in cui la prevenzione passa attraverso stili di vita corretti ma anche attraverso la cura dell’ambiente e degli ecosistemi.
Qualità dell’aria e qualità della vita
Secondo l’ultima valutazione condotta dall’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) sulla qualità dell’aria, le concentrazioni dei tre principali inquinanti atmosferici, particolato fine, biossido di azoto e ozono, sono ancora troppo alte, con conseguenti decessi e patologie riconducibili a questi. Come si evince dal documento “Harm to human health from air pollution in Europe: burden of disease 2023” (Danni alla salute umana causati dall’inquinamento atmosferico in Europa: carico di malattia 2023), nel 2021 almeno 253.000 persone hanno perso la vita nell’Unione Europea a causa dell’esposizione a livelli di particolato fine (PM2.5) superiori alle direttive dell’OMS, fissate a 5 µg/m3, mentre l’inquinamento atmosferico derivante dal biossido di azoto ha contribuito a 52.000 decessi, e sono almeno 20.000 le morti riconducibili all’esposizione a breve termine all’ozono.
Non solo, la valutazione dell’AEA riguarda la quantificazione del carico di malattia associato a patologie specifiche correlate all’inquinamento atmosferico, tenendo in considerazione non solo i decessi attribuibili ma anche il peso della malattia sulla vita quotidiana. Secondo l’AEA, tra le malattie legate all’inquinamento atmosferico, il carico di malattia associato all’esposizione al particolato fine (PM2.5) è causato principalmente dalla cardiopatia ischemica, seguita da ictus, diabete mellito, broncopneumopatia cronica ostruttiva, cancro al polmone e asma. Nel caso del biossido di azoto, il carico più elevato è dovuto al diabete mellito, seguito da ictus e asma.
Dalla nota dell’Agenzia europea emerge inoltre che per cardiopatie ischemiche e cancro, la maggior parte del carico di malattia è legata alle morti provocate dalla malattia stessa. Al contrario, per altre patologie come il diabete e l’asma, il carico di malattia è principalmente associato alla convivenza per anni o decenni con gli effetti debilitanti di tali condizioni. Pertanto, concludono dall’AEA, quando si valutano gli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute è essenziale concentrarsi non solo sui decessi attribuibili, ma anche sulle possibili conseguenze a lungo termine che le malattie correlate hanno sulla qualità della vita quotidiana dei cittadini.
Inquinamento e cuore
Del legame tra problemi di cuore e inquinamento se ne parla ancora poco. Eppure, questo, insieme a pressione e colesterolo alti, dieta scorretta e mancanza di attività fisica, sta portando negli ultimi decenni ad un nuovo e significativo aumento di cardiopatie ischemiche e malattie cerebrovascolari. Sebbene le morti per malattie cardiovascolari siano prevenibili nell’80% dei casi, queste restano la principale causa di decesso in tutto il mondo. Secondo i recenti dati diffusi nel Global Burden of Cardiovascular Diseases, pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology, siamo passati da 12,4 milioni di morti per malattie del cuore nel 1990 a 19,8 milioni nel 2022. Per quanto riguarda l’Italia, il numero di decessi per le patologie a carico del sistema cardiovascolare supera i 220 mila morti l’anno, pari al 35% delle morti complessive.
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Inquinamento e fertilità
Tra le numerose e rilevanti condizioni influenzate in modo significativo dall’inquinamento, la questione legata alla fertilità emerge con particolare drammaticità. Nonostante l’infertilità umana sia una condizione complessa, coinvolgendo diversi fattori, l’incidenza degli elementi ambientali assume un ruolo sempre più preponderante. Numerose ricerche confermano che gli inquinanti atmosferici, tra cui particelle sottili (PM2.5) e ossidi di azoto (NOx), sono responsabili di una diminuzione della qualità del seme maschile, con impatti negativi sulla motilità degli spermatozoi e sulla morfologia. Inoltre, studi epidemiologici hanno evidenziato una correlazione tra l’esposizione a lungo termine agli inquinanti atmosferici e un aumento del rischio di infertilità femminile. L’esposizione a tali agenti inquinanti infatti può influenzare la funzione ovarica, alterare la regolazione ormonale e compromettere la riserva ovarica, contribuendo così ai disturbi della fertilità nelle donne.
Gli effetti degli Inquinanti Indoor
Spesso trascurati, gli inquinanti indoor, si configurano come attori rilevanti nelle dinamiche della salute, influenzando non solo l’infertilità ma anche altri aspetti del benessere. Sostanze come il benzene, la formaldeide e i composti organici volatili presenti negli ambienti chiusi possono influenzare la qualità del seme maschile e compromettere la salute riproduttiva femminile, oltre che contribuire allo sviluppo di asma e allergie, malattie cardiovascolari e disturbi cognitivi. L’esposizione cronica a tali inquinanti può contribuire inoltre alla disfunzione endocrina e tradursi, ad esempio, in alterazioni del sonno e del metabolismo.
Come ampiamente dimostrato dunque, l’inquinamento, e in particolar modo quello dell’aria, non solo influisce sulla mortalità immediata ma impatta anche sulla qualità della vita quotidiana attraverso il carico di malattie a lungo termine. Per contrastare tali, pesanti effetti, è necessario un approccio integrato fondato sullo stretto legame tra ambiente e salute umana, consapevoli che quest’ultima dipende intrinsecamente dallo stato di benessere degli ecosistemi circostanti e degli animali che condividono lo stesso ambiente.
Tale approccio, definito nel concetto di “One Health”, vede gli operatori sanitari, gli ambientalisti, gli agricoltori e gli scienziati lavorare insieme per affrontare le sfide emergenti in campo sanitario e ambientale. Ad esempio, la gestione sostenibile delle risorse naturali e la promozione di pratiche agricole eco-sostenibili possono contribuire a prevenire la diffusione di malattie zoonotiche mentre la ricerca e l’implementazione di strategie preventive, comprese quelle legate alla riduzione dell’inquinamento e alla tutela degli habitat naturali, sono fondamentali per mitigare gli impatti negativi sulla salute. Non meno rilevante la formazione e la sensibilizzazione della comunità ad opera di medici e operatori sanitari, cruciali per promuovere stili di vita sani, sostenibili e consapevoli dell’ambiente.