Inquinamento marino: Italia invitata a rispettare la direttiva Habitat

L’ultima missiva della Commissione Europea all’Italia parla chiaro: il Paese deve conformarsi alla direttiva habitat oppure i nostri mari rischiano il tracollo e si prevedono seri rischi per la nostra salute.

20 Marzo 2024, 09:28

Inquinamento marino: Italia invitata a rispettare la direttiva Habitat

Nel pacchetto riguardante le misure europee, pubblicato lo scorso 7 febbraio, un’altra (sull’inquinamento marino) è balzata alla nostra attenzione. La Commissione Europea, infatti, ha deciso di avviare una procedura di infrazione inviando una lettera di costituzione in mora – nel procedimento indicato (INFR(2023)2181) – all’Italia per non aver attuato le misure definite nella direttiva Habitat.

Alla luce della direttiva del 1992, ma anche della strategia sulla biodiversità 2030 e in cardine agli obiettivi del Green Deal Europeo, la Commissione invita il nostro Paese a controllare e prevenire le catture accessorie delle balene, tartarughe e uccelli marini con barche da pesca. La protezione e il ripristino del nostro mare dipendono molto da questo aspetto.

Qual è la colpa italiana?

L’Italia non ha istituito un sistema per controllare la cattura accidentale e l’uccisione di specie protette come i delfini e le tartarughe. Entrambi sono rigorosamente protetti dalla direttiva sulla Natura. Inoltre, l’Italia non ha condotto ulteriori ricerche né implementato misure di conservazione per garantire che la cattura e l’uccisione accidentale non abbiano un impatto negativo significativo sulla popolazione delle specie protette. Tra le altre colpe, anche quella di non aver adottato misure sufficienti per prevenire il disturbo significativo di diverse specie marine e di uccelli marini e non ha verificato il livello di protezione di diverse specie protette.

 

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Quale invito da parte della Commissione?

La Commissione ha inviato quindi una lettera di costituzione in mora all’Italia. Il nostro Paese dispone ora di due mesi per rispondere e correggere le carenze segnalate dalla Commissione. Se non viene ricevuta una risposta soddisfacente, la commissione può decidere di emettere un parere motivato.

Quali sono le Direttive Natura stabilite dall’UE, a cui dovremmo conformarci?

Le direttive sulla natura stabilite dall’Unione Europea includono, tra le principali:

  • Direttiva sugli Uccelli (79/409/CEE): questa direttiva si occupa della conservazione degli uccelli selvatici e dei loro habitat in tutta l’UE;
  • Direttiva Habitat (92/43/CEE) che si concentra sulla conservazione della diversità biologica e degli habitat naturali e della flora e fauna selvatiche in tutta l’UE;
  • Direttiva sulle Infrastrutture Verdi (2013/17/UE) per promuovere la creazione di infrastrutture verdi in aree urbane per migliorare la biodiversità urbana e la qualità della vita delle persone;
  • Direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi (2009/128/CE) che mira a ridurre i rischi associati all’uso dei pesticidi e promuove metodi alternativi e pratiche agricole sostenibili;
  • Direttiva sulle specie esotiche invasive (2014/20/UE): questa direttiva si propone di prevenire, limitare e mitigare l’introduzione e la diffusione di specie esotiche invasive in Europa.

Queste direttive mirano a promuovere la conservazione della biodiversità e a garantire uno sviluppo sostenibile in Europa.

È fondamentale conformarsi alle direttive della natura perché rispettare il suo equilibrio e le sue leggi è essenziale per garantire la sopravvivenza e la sostenibilità dell’ambiente in cui viviamo e la nostra. Non rispettare le direttive della natura può portare a gravi conseguenze per l’ecosistema, come l’inquinamento, la deforestazione, l’estinzione di specie animali e vegetali, e il cambiamento climatico. In tal modo, viviamo in armonia con l’ambiente circostante e cerchiamo di preservare al meglio le risorse naturali per le generazioni future.

Inquinamento marino in Italia: cosa evidenziano gli ultimi dati

A parlarne è l’ultimo rapporto Legambiente, datato agosto 2023, “Goletta Verde” e “Goletta dei Laghi 2023” che hanno rilevato il 32% dell’inquinamento in mari e laghi italiani. Una percentuale altissima a cui si aggiunge che solo il 15% delle zone ispezionate aveva il cartello obbligatorio per legge e relativo alla possibilità di fruire delle acque come bagnanti o meno. Su 262 punti campionati da Goletta Verde lungo la costa italiana, infatti, il 36% è oltre i limiti di legge: il 30% è stato giudicato “Fortemente inquinato”, mentre il 6% ha ricevuto un giudizio di “Inquinato”. In particolare, il 49% dei prelievi è avvenuto alle foci e il 51% a mare. Numeri che si traducono in un punto oltre i limiti di legge ogni 78 km di costa. Preoccupa anche la scarsa informazione ai bagnanti che accedono alle coste.

La situazione risulta ancora meno incoraggiante riguardo ai laghi: su 125 punti campionati in 40 laghi da “Goletta dei Laghi”, il 23% dei campioni superava i limiti di inquinamento. I prelievi sono stati effettuati prevalentemente presso le foci di canali e corsi d’acqua (48%) o direttamente nei laghi (52%). Il 33% dei prelievi dai canali e corsi d’acqua superava i limiti, rispetto al 14% nei prelievi lacustri.

Le conseguenze, continuando con questo trend, potrebbero risultare devastanti.

Il mare inquinato ha certamente un impatto significativo sulla salute umana, può provocare la contaminazione di pesci e frutti di mare che vengono consumati dall’uomo, causando problemi di salute come avvelenamento da metalli pesanti e sostanze chimiche tossiche. Inoltre, può anche contaminare le acque che vengono utilizzate per scopi ricreativi come il nuoto e gli sport acquatici, aumentando il rischio di contrarre malattie come infezioni della pelle e problemi gastrointestinali. Oltre al fatto che l’inquinamento marino può contribuire al riscaldamento globale, all’acidificazione degli oceani e alla perdita di biodiversità marina, il che può avere conseguenze negative sulla salute umana a lungo termine.

Le notizie tristi non tardano ad arrivare e indice di questo problema, ormai sintomatico, è il ritrovamento di plastiche nella placenta del grembo materno.

Il diritto a respirare aria pulita è il diritto a vivere in un Pianeta sano e pulito

È per questo che ridurre l’inquinamento marino e proteggere la salute umana e l’ambiente marino sono priorità e l’Italia, circondata dal mare, dovrebbe essere assolutamente consapevole dei tesori da custodire, non soltanto per la bellezza estetica, ma soprattutto perché trascurarle significa provocare delle storture e delle brutture esagerate.