L’inquinamento ostacola l’assorbimento della vitamina D?
La vitamina D è fondamentale per la salute umana, ma circa l’80% degli italiani ne è carente. Colpa anche dell’inquinamento?
3 Maggio 2024, 10:54
Sommario
L’80% degli italiani soffre di carenza di vitamina D, e le conseguenze di questa mancanza sono sempre più evidenti e preoccupanti. Non solo la osteoporosi è una conseguenza diretta, ma la deficienza di vitamina D è anche associata a molte altre patologie, tra cui malattie degenerative come l’Alzheimer, il Parkinson, disturbi polmonari e il diabete. È sorprendente che, nonostante l’Italia e la Spagna siano paesi mediterranei con abbondante sole, si sia sviluppata una diffusa mancanza di vitamina D.
Anche se c’è stato un notevole aumento nell’uso di farmaci per integrare questa vitamina, che sono passati dal 63° posto nel 2012 al 6° nel 2018 nella classifica dei farmaci più venduti in Italia, le malattie legate ai bassi livelli di vitamina D continuano a crescere. È colpa anche dell’inquinamento?
Cos’è la vitamina D e a cosa serve
La vitamina D, liposolubile e presente in due forme principali (D2 e D3), è unica tra le vitamine perché può essere sintetizzata dall’organismo tramite l’esposizione al sole oltre che assorbita tramite alimentazione. Dopo essere stata prodotta o assorbita, passa nel sangue e viene trasformata nel fegato e nei reni prima in calcidiolo e poi in calcitriolo, la forma biologicamente attiva.
La sua funzione principale è quella di favorire la mineralizzazione dell’osso, aumentando l’assorbimento di fosforo e calcio e diminuendo la perdita di calcio nelle urine. Oltre all’azione ossea, svolge diverse altre funzioni, conosciute come azioni extra-scheletriche. Tra queste, è fondamentale il ruolo nel sistema immunitario, potenziando la difesa contro microrganismi patogeni e modulando la risposta infiammatoria.
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Livelli ottimali nell’organismo
Il livello di questa vitamina viene valutato misurando il suo precursore, il calcidiolo, nel sangue e esprimendo la concentrazione in ng/ml o nmol/L. I livelli di vitamina D nel sangue variano stagionalmente, con valori più alti in estate e autunno e più bassi in inverno e primavera. Fattori come latitudine, colore della pelle, sesso e peso corporeo influenzano questa variabilità.
Non c’è un accordo unanime sulla definizione dei livelli ottimali di vitamina D e sulla sua carenza. Secondo l’Associazione italiana degli endocrinologi clinici, valori di 20 ng/ml (50 nmol/L) o superiori sono considerati sufficienti per la popolazione generale, ma si raccomandano valori di 30 ng/mL (75 nmol/L) o superiori per individui con condizioni di rischio o malattie specifiche.
L’Agenzia italiana del farmaco ha indicato che valori desiderabili di 25(OH)D dovrebbero cadere tra 20 e 40 ng/mL, mentre valori inferiori a 20 ng/mL sono indicativi di carenza.
Inquinamento e carenza di vitamina D, c’è una correlazione?
Secondo recenti studi, l’inquinamento atmosferico può influenzare l’assorbimento della vitamina D. La vitamina D è sintetizzata principalmente nella pelle in risposta alla luce solare ultravioletta (UVB) e l’inquinamento atmosferico può influenzare la quantità e la qualità della luce solare che raggiunge la superficie terrestre.
Le particelle sospese nell’aria, come quelle presenti per l’appunto nell’inquinamento atmosferico, possono assorbire e diffondere la luce solare, riducendo l’intensità degli UVB che raggiungono la superficie terrestre. Questo può ridurre la capacità della pelle di sintetizzare la vitamina D in risposta alla luce solare.
Inoltre, l’inquinamento atmosferico può anche influenzare la qualità dell’aria e la salute della pelle, riducendo la capacità della pelle stessa di sintetizzare questa vitamina.