Legambiente: Mantova quarta città più inquinata in Italia
Mantova dovrà necessariamente ridurre le concentrazioni di PM10 di almeno un terzo entro il 2030 per rispettare i limiti previsti dalla direttiva UE.
5 Luglio 2024, 12:39
Sommario
Mantova si trova al quarto posto nella classifica delle città italiane che soffrono di più per lo smog e l’inquinamento atmosferico. Quarta a livello nazionale e prima in Lombardia. È anche tra le città “fuorilegge” che lo scorso anno hanno superato i limiti giornalieri di micropolveri, le PM10.
Il rapporto Mal’Aria di Legambiente
Il report Mal’Aria, di Legambiente ricorda che i limiti normativi per lo sforamento delle polveri sottili PM10 sono 35 giorni all’anno, con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi al metro cubo. Le città che non sono riuscite a rispettare gli standard per inquinamento atmosferico nel 2023 sono scese a 18, su 98 monitorate. Erano state 29 nel 2022 e 31 nel 2021.
Ma questo miglioramento, in realtà, deriva soprattutto delle condizioni meteorologiche favorevoli e non ad un «effettivo successo delle azioni politiche per affrontare l’emergenza smog» precisa l’associazione ambientalista.
Smog e cattiva qualità dell’aria a Mantova: 62 giorni oltre la soglia
Secondo l’analisi Mal’Aria di Legambiente, Mantova l’anno scorso ha avuto 62 giorni di sforamento. In testa alla classifica delle dieci città che nel 2023 non hanno rispettato i limiti stabiliti dalla legge per PM10 c’è Frosinone con 70 giorni di superamenti, il doppio rispetto ai valori ammessi. Secondo posto per Torino (Grassi) con 66, poi Treviso (strada S. Agnese) 63 e appunto Mantova (via Ariosto), Padova (Arcella) e Venezia (via Beccaria) con 62. Anche le tre città venete, Rovigo (Centro), Verona (B.go Milano), e Vicenza (Ferrovieri), superano i 50 giorni, rispettivamente 55, 55 e 53. Milano (Senato) registra 49 giorni, Asti (Baussano) 47, Cremona (P.zza Cadorna) 46, Lodi (V.le Vignati) 43, Brescia (Villaggio Sereno) e Monza (via Machiavelli) 40. Chiudono l’elenco Alessandria (D’Annunzio) con 39, Napoli (Ospedale Pellerini) e Ferrara (Isonzo) con 36.
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Le polveri sottili dello smog: PM10 e PM2.5. Le medie annuali delle città italiane
Grazie ai recenti e numerosi studi delle Arpa, ormai sono note le fonti di emissione degli inquinanti. Possiamo circoscrivere le fonti principali di inquinamento al riscaldamento a biomasse e ai trasporti per il particolato primario (PM10 e PM2.5). All’agricoltura e ai trasporti su strada per il secondario, alla combustione dei motori diesel e al traffico per l’NO2. E, infine, alle industrie per una grande quantità di inquinanti soprattutto dove ci sono realtà industriali inglobate nel tessuto urbano delle città.
Le polveri sottili PM10 sono quelle provocate soprattutto dalla combustione dei carburanti e dall’usura di pneumatici, asfalto, frizioni e freni. Sono particelle di diametro inferiore a 10 micrometri che restano in atmosfera per un lungo periodo di tempo e sono in grado di entrare nell’apparato respiratorio umano.
Per fare chiarezza, è bene ricordare che i giorni di superamento del PM10 sono considerati momenti di “picco”, fasi acute di inquinamento. Un campanello di allarme per le amministrazioni, un invito ad adottare provvedimenti urgenti e immediati a tutela della salute dei cittadini. Questi dati risentono però delle condizioni meteorologiche, favorevoli o avverse. Per fare considerazioni più corrette è importante analizzare i valori di concentrazione medie annuali dei principali inquinanti.
In relazioni alle concentrazioni medie annuali di PM10, c’è una buona notizia. Delle 98 città capoluogo di provincia analizzate, nessuna ha superato il limite normativo previsto (40 µg/mc) e questo accade ormai da diversi anni. Tra le città con i valori medi più elevati e situazioni a maggior rischio c’è Mantova.
Sono, infatti: Padova, Vicenza e Verona (tutte con 32 µg/mc), Cremona e Venezia (31 µg/mc), Rovigo, Treviso, Torino, Cagliari, Brescia e Mantova (30 µg/mc). Se si analizza il valore medio annuale di queste città dal 2019 al 2023, si noterà che i valori registrati negli ultimi cinque anni sono sostanzialmente stabili, non c’è quindi una vera e propria riduzione consolidata dell’inquinamento.
Tra i vari inquinanti presenti nell’aria, il particolato PM2.5 è tra i più dannosi per la salute umana. Con dimensioni inferiori a 2.5 micrometri, è in grado di penetrare in profondità nei polmoni. Riguardo al PM2.5, Mantova non figura tra le città più inquinate. I valori più alti di polveri micro sottili si registrano a Padova (24 µg/mc), Vicenza (23), Treviso e Cremona (21), Bergamo e Verona (20).
Come tornare a respirare aria pulita a Mantova?
L’Eurocamera ha approvato la revisione della direttiva sul tetto agli inquinanti. I nuovi valori si adeguano alle indicazioni dell’OMS e stabiliscono limiti più severi per le polveri sottili (PM2.5 e PM10). La data prevista per l’entrata in vigore delle norme è il 2030: le amministrazioni locali hanno il tempo di conformarsi.
Anche Mantova dovrà necessariamente ridurre le concentrazioni di PM10 di almeno un terzo per rispettare i limiti previsti dalla direttiva UE. Se il 2030 fosse già qui, infatti, il 69% delle città risulterebbe fuorilegge per il PM10 e Mantova è tra i capoluoghi di provincia con le situazioni più critiche. Con una media annuale di 30, dovrebbe attuare una riduzione delle concentrazioni del 32% rispetto ai nuovi limiti previsti nel 2030.
Per avere aria pulita, secondo Legambiente, va ripensata la mobilità urbana, attivando zone a basse e zero emissioni, ridisegnando lo spazio pubblico per muoversi in sicurezza e in libertà nelle città.