Il mix di caldo e inquinamento raddoppia la mortalità per infarto

Uno studio della Sun Yat-sen University di Guangzhou ha dimostrato che la combinazione di caldo estremo e inquinamento da particolato fine raddoppia il rischio di morte per infarto. I risultati, pubblicati sulla rivista Circulation, destano gravi timori e suggeriscono l’urgenza di prendere misure di mitigazione.

28 Luglio 2023, 08:03

Il mix di caldo e inquinamento raddoppia la mortalità per infarto

La combinazione di caldo estremo e inquinamento da particolato fine può essere letale per il cuore. Uno studio condotto dalla Sun Yat-sen University di Guangzhou (Cina) ha infatti dimostrato che questo mix può raddoppiare il rischio di morte per infarto. Se si considera la maggiore frequenza e intensità con cui si verificano le ondate di calore e il peggioramento della qualità dell’aria, i risultati dello studio cinese, pubblicati sulla rivista Circulation, destano gravi timori.

I ricercatori hanno analizzato oltre 202.000 morti per infarto tra il 2015 e il 2020, che si sono verificati nella provincia di Jiangsu, in Cina, e hanno trovato una correlazione significativa tra il rischio di decessi per infarto e giorni caratterizzati da caldo estremo – ma anche di freddo estremo – e alti livelli di particolato nell’aria. Lo studio ha anche rivelato un particolare aumento dei decessi per infarto nei periodi estremamente caldi tra le donne rispetto agli uomini e negli anziani rispetto ai giovani.

I dati mostrano anche che il rischio di attacchi cardiaci mortali si intensifica quanto più a lungo dura un evento meteorologico estremo. Ma è quando al caldo estremo si aggiunge un livello elevato di inquinamento che si manifestano le conseguenze peggiori. Il rischio di attacchi cardiaci fatali infatti è risultato raddoppiato durante le ondate di caldo di quattro giorni quando i livelli di inquinamento da particolato fine erano superiori a 37,5 microgrammi per metro cubo.

Elevati livelli di particolato fine possono causare cancro, infarto e ictus

“Gli eventi di temperature estreme stanno diventando più frequenti, più lunghi e più intensi, e i loro effetti negativi sulla salute hanno suscitato una crescente preoccupazione”, dice Yuewei Liu, professore associato di epidemiologia presso la School of Public Health dell’Università Sun Yat-sen di Guangzhou e autore dello studio. “Un altro problema ambientale in tutto il mondo è la presenza di particolato fine nell’aria, che può interagire sinergicamente con temperature estreme per influire negativamente sulla salute cardiovascolare. Tuttavia – continua – non è noto se e come la co-esposizione a temperature estreme e inquinamento da particolato fine possa interagire per innescare un maggior rischio di morte per infarto, che è una risposta acuta potenzialmente causata da uno scenario acuto e una grande sfida per la salute pubblica a causa del suo notevole carico di malattie in tutto il mondo”.

Il particolato, o inquinamento da particelle, è un mix di goccioline solide e liquide che galleggiano nell’aria. Questo studio si è concentrato sui danni causati dal particolato più piccolo: PM2.5. È  così piccolo, molto più di un singolo capello umano, che le persone non possono vederlo e può superare le  normali difese del corpo. Invece di essere espirato, può rimanere bloccato nei polmoni o entrare nel flusso sanguigno. Le particelle causano irritazione e infiammazione e possono portare a problemi respiratori. L’esposizione a lungo termine al particolato può causare cancro, ictus e infarto. “I nostri risultati forniscono la prova che ridurre l’esposizione sia a temperature estreme che a inquinamento da particolato fine può essere utile per prevenire morti premature per infarto, specialmente per le donne e gli anziani”, sottolinea Liu.

 

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Dal purificatore d’aria all’aria condizionata, consigli su come proteggersi

Le temperature estreme considerate dagli scienziati non sono solo quelle in cui il termometro raggiunge o sfora i 40 °C. Basta anche che le temperature si aggirino tra i 28 °C e i 37 °C. In questa finestra, infatti, durante un’ondata di caldo di due giorni, il rischio di morire per un infarto è risultato del 18% più alto. Mentre durante un’ondata di caldo di quattro giorni, con temperature tra i 38 °C e i 43 °C, il rischio di morire per un attacco di cuore è del 74% maggiore. In definitiva, i ricercatori stimano che fino al 2,8% dei decessi per infarto possa essere attribuito alla combinazione di temperature estreme e alti livelli di inquinamento da particolato fine.

“Le strategie per evitare effetti negativi sulla salute dovuti a temperature estreme includono seguire le previsioni meteorologiche, stare in casa quando le temperature sono estreme, usare ventilatori e condizionatori d’aria durante la stagione calda, vestirsi in modo appropriato per il tempo, una corretta idratazione e installare tapparelle per ridurre le temperature interne”, suggerisce Liu. “Utilizzare un purificatore d’aria in casa, indossare una mascherina all’aperto, stare alla larga dalle autostrade trafficate quando si cammina e scegliere attività all’aperto meno faticose – continua – può anche aiutare a ridurre l’esposizione all’inquinamento atmosferico nei giorni con alti livelli di inquinamento da particolato fine. Per migliorare la salute pubblica, è importante prendere in considerazione l’inquinamento da particolato fine quando si forniscono al pubblico avvisi di temperature estreme”.

In una dichiarazione scientifica del 2020 e in una dichiarazione politica del 2020, l’American Heart Association ha descritto in dettaglio le ultime scoperte scientifiche sull’esposizione all’inquinamento atmosferico e le misure individuali, industriali e politiche per ridurre l’impatto negativo della scarsa qualità dell’aria sulla salute cardiovascolare. Per confermare i risultati di quest’ultimo studio i ricercatori hanno raccomandato ulteriori ricerche sui possibili effetti combinati di eventi meteorologici estremi e inquinamento da particolato fine, sui decessi per infarto in aree con diversi intervalli di temperatura e inquinamento.