Non solo cuore e polmoni: smog e inquinamento dell’aria danneggiano anche i reni
L’esposizione ambientale a livelli elevati di PM è associata ad un aumentato rischio di malattie renali. Vediamo l’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute dei reni
9 Luglio 2024, 13:54
Sommario
La cattiva qualità dell’aria, lo smog, l’inquinamento atmosferico ma anche del suolo e dell’acqua sono ormai riconosciuti come fattori di rischio aumentati di malattie croniche, oncologiche, cardiache e polmonari.
Studi recenti dimostrano anche come l’inquinamento sia in grado di incidere sulla malattia renale cronica (MRC).
Con il largo utilizzo di composti sintetici che impattano sull’ambiente, il rischio per la salute diventa sempre più importante. L’esposizione alle tossine e agli inquinanti circolanti è particolarmente dannosa per la salute dei reni.
Salute dei reni: il particolato atmosferico come fattore di rischio per la malattia renale
Tra i fattori di rischio nefrologici ci sono l’invecchiamento, il diabete e l’ipertensione. Ma anche alcune sostanze chimiche hanno una potenziale nefrotossicità.
Il particolato atmosferico, l’insieme delle particelle solide e liquide sospese nell’aria sia di origine naturale che umana è uno dei principali responsabili dell’inquinamento dell’aria ed è stato classificato come agente tossico per i reni.
Le particelle con un diametro <10 μm (PM10) e 2,5 μm (PM2,5) sono indubbiamente quelle più pericolose per la salute.
Recenti esperienze epidemiologiche stabiliscono che il PM è un fattore di rischio per la malattia renale cronica (MRC). Numerosi studi, infatti, hanno osservato strette associazioni tra livelli più elevati di inquinamento atmosferico e l’insorgenza di problemi nefrologici come cambiamenti nell’emodinamica nei reni, stress ossidativo, infiammazione e danni al DNA a livello renale.
Polveri sottili seriamente nocive per la salute dei reni: lo studio americano
L’allarme arriva dagli USA: un articolo pubblicato su Journal of the American Society of Nephrology dimostra che l’inquinamento dell’aria può creare danni anche seri ai reni.
Secondo i ricercatori della Washington University School of Medicine di St. Louis e dei Veterans Affairs (VA) St. Louis Health Care System (Usa), l’inquinamento atmosferico contribuisce a provocare l’insufficienza renale cronica. Il risultato è emerso dall’analisi dei dati di funzione renale del vasto database dei Veterans Affairs – circa 2,5 milioni di persone seguite per un periodo di 8,5 anni, a partire dal 2004 – confrontati con i parametri di qualità dell’aria registrati e raccolti dall’Environmental Protection Agency (EPA) e dalla NASA (National Aeronautics and Space Administration).
Boom di nuovi casi attribuiti a livelli di inquinamento dell’aria oltre la soglia dell’EPA
I risultati dello studio evidenziano che 44.793 nuovi casi di patologie renali e 2.438 nuovi casi di insufficienza renale nel periodo temporale analizzato possano essere attribuiti a livelli di inquinamento dell’aria che superavano la soglia fissata dall’EPA in 12 mcg per metro cubo di aria. Si tratta della soglia di inquinamento da non superare secondo quando stabilito dal Clean Air Act del 1990, aggiornato nel 2012.
Ziyad Al-Aly, autore senior dello studio e professore associato di medicina alla Washington University spiega che “sono stati pochi gli studi ad aver analizzato la relazione tra inquinamento aereo e patologie renali nell’uomo. Tuttavia, una volta analizzati i dati, il legame tra inquinamento e sviluppo di patologie renale appare chiaro”.
Il particolato, dunque, può danneggiare i reni allo stesso modo di altri organi, in particolare cuore e polmoni. La funzione dei reni è sostanzialmente quella di filtrare il sangue dalle impurità. Le particelle microscopiche di polveri sottili possono ostruire i piccoli vasi e danneggiare la loro funzionalità. Man mano che il livello di inquinamento peggiora, il fenomeno si fa più serio, ma anche livelli bassi di particolato possono impattare negativamente la salute dei reni. “Più alto il livello di inquinamento – ribadisce Al-Aly – peggio è per i reni. E non c’è una soglia di sicurezza: la relazione tra patologia renale e concentrazioni di particolato appare evidente anche ben al di sotto delle soglie fissate dall’EPA”.
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Elevate concentrazioni di polveri sottili aumentano il rischio di insufficienza renale cronica
Questo studio ha analizzato i dati forniti dalle centraline urbane dell’EPA ma anche quelli derivanti dai sensori presenti sui satelliti della NASA e hanno prodotto risultati coerenti. “Il vantaggio di utilizzare contemporaneamente i dati EPA e NASA – spiegano gli autori – è che le due agenzie utilizzano tecniche di rilevamento dati distinte tra loro, che tuttavia hanno prodotto risultati simili. Queste evidenze suggeriscono che l’esposizione cronica all’inquinamento dell’aria rappresenta un significativo fattore di rischio per lo sviluppo e la progressione delle patologie renali”.
Lo studio dimostra, infatti, che “il rischio e la progressione di insufficienza renale cronica è più pronunciato in presenza di elevate concentrazioni di polveri sottili” concludono gli autori.