Piombo nelle munizioni da caccia: l’Italia rispetti il regolamento UE
Le modifiche alla legge italiana sulla caccia devono seguire anche le direttive impartite dall’UE riguardo al piombo nelle munizioni per arginare il fenomeno dell’inquinamento. Il punto sull’argomento.
13 Marzo 2024, 09:45
Sommario
Anche l’Italia si è resa responsabile di un’infrazione, per cui lo scorso 7 febbraio, la Commissione Europea ha inviato una lettera di costituzione in mora al nostro Paese. L’oggetto della questione riguarda l’uso di piombo nelle munizioni che vengono utilizzate per la caccia, un motivo in più per temere l’inquinamento atmosferico. In particolare, le modifiche introdotte alle norme italiane che legiferano sulla caccia, non tengono conto della direttiva Uccelli del Regolamento Reach.
Mentre lo scopo della Direttiva Uccelli è proteggere tutte le specie di uccelli selvatici e i loro habitat, il Regolamento Reach limita l’uso di munizioni contenenti piombo all’interno o in prossimità delle zone umide per proteggere gli uccelli acquatici, l’ambiente e la salute umana. La commissione ha ritenuto diverse normative italiane incompatibili con tale legislazione, che attribuiscono alle regioni il diritto di consentire l’uccisione o la cattura di specie selvatiche anche in luoghi in cui la caccia è vietata, come le aree protette, e durante l’anno in cui la caccia è vietata. Inoltre, la legislazione italiana non copre il divieto di uso del piombo nelle munizioni ai sensi del REACH. Proprio su questo si basa il provvedimento preso dalla Commissione Europea.
Come in tutti gli altri casi in cui la Commissione è intervenuta, anche per l’Italia sono previsti due mesi di margine per rispondere e rimediare alle carenze segnalate; in assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione potrà decidere di emettere un parere motivato.
Piombo nelle munizioni, un rimprovero dovuto nei confronti dell’Italia
A puntare l’attenzione sul piombo delle munizioni dei cacciatori è stata l’Echa – Agenzia europea per le sostanze chimiche, operativa dal 2007.
Con l’introduzione del Regolamento Reach, è stato creato questo ente che attua il monitoraggio al fine di migliorare sempre di più la salute umana. L’osservazione e la collaborazione con gli scienziati hanno condotto ad essere consapevoli che la diffusione di determinate patologie degli animali è legata proprio alle scorie di metallo che si depositano nel terreno, soprattutto in zone lagunari e paludose.
Da qui, lo specifico regolamento europeo che ha vietato l’utilizzo di proiettili di piombo in UE, a partire da gennaio 2021. Gli esempi che il WWF e la cronaca ci portano sono tantissimi: da aquile non sopravvissute per una percentuale di piombo altissima presente nel suo corpo, ad un avvoltoio monaco con la stessa patologia ritrovato sulle spiagge siciliane.
Come sappiamo, la salute degli animali e degli ecosistemi è direttamente collegata alla salute umana. La contaminazione da piombo è, per questo, un tema che non può essere sottovalutato.
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I dati riguardanti la caccia e la relazione con i dispositivi europei
Nel nostro Paese, sono più di 500 mila i cacciatori e in ogni munizione ci sono centinaia di pallini. Questo porta a considerare una stima elevatissima del piombo presente nel suolo, una volta esploso.
Nonostante l’Ue abbia lanciato l’allarme con direttive precise, lo scorso febbraio 2023, durante la fiera delle armi Eos di Verona, il Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha parlato di una circolare interministeriale che ha di fatto dato seguito a quanto stabilito dal diritto comunitario, restringendone però l’applicazione. In soldoni, il testo con cui si è recepito la direttiva e il regolamento europeo ha previsto l’impossibilità di utilizzo delle munizioni solo laddove il piombo o la caccia siano già vietati. Una scorciatoia subito ‘bocciata’ dal Tar del Lazio, ma non passata inosservata all’Europa.
L’iter che ha portato l’Italia al provvedimento della CE
Dopo l’episodio con il TAR Lazio che ha bloccato la normativa italiana, l’Ue ha aperto una procedura di pre-infrazione nei confronti dell’Italia.
Nella lettera inviata al Governo ha segnalato anche un vademecum, col quale si davano istruzioni ai cacciatori per fare in modo che eludessero le nuove regole. Il 10 agosto 2023 all’interno della legge di conversione decreto-legge “Asset” all’articolo 11, è stata inserita una specifica previsione che allarga le maglie della normativa europea e tenta di sostituire la sanzione penale prevista dal regolamento, con una sanzione amministrativa per mostrare la buona volontà di allargare l’ambito di applicazione della normativa europea: 40 euro di multa per chi utilizza proiettili di piombo. Da qui, l’escalation che ha portato al provvedimento dello scorso 7 febbraio nei confronti dell’Italia.
Quali possono essere le conseguenze?
Il parere motivato minacciato dalla Commissione Europea si traduce in un procedimento per il Governo italiano che dovrà rispondere delle sue inadempienze di fronte alla Corte di Giustizia, con il rischio di incorrere in pesanti sanzioni.
L’Italia, insomma, è in acque salate da questo punto di vista, soprattutto se si pensa che, oltre a quella relativa ai proiettili, il 7 febbraio Bruxelles ha richiamato il nostro Paese anche per il mancato monitoraggio sulla pesca di specie protette, dalle tartarughe marine agli uccelli che si cibano di pesci, perché non esistono strumenti concreti di tutela e monitoraggio.
Di 71 procedure d’infrazione aperte dalla Commissione nei confronti dell’Italia, 17 riguardano l’ambiente. “Serve un cambio di passo”, conclude Aiello.