Plastica monouso e trasparenza mercato interno: Italia richiamata da CE
Commissione Europea richiama l’Italia sulla plastica monouso e la trasparenza del mercato interno. Leggi di più
19 Giugno 2024, 07:58
Sommario
Si tratta del vero e proprio inizio di una procedura di infrazione e l’atto che lo testimonia è la lettera di messa in mora che la Commissione Europea ha inviato all’Italia per il mancato recepimento “completo e corretto” di una direttiva dell’UE. Il governo italiano ha ora due mesi per rispondere e correggere le carenze riscontrate. Se non fornisce una risposta soddisfacente, la Commissione potrebbe decidere di procedere ulteriormente nel processo legale, inviando un parere motivato.
La direttiva al vaglio della Commissione è quella sulla plastica monouso. Violati anche gli obblighi previsti dalle norme sulla trasparenza del mercato unico.
Quali violazioni ha commesso l’Italia?
Innanzitutto, le direttive che sono oggetto di questa lettera da parte della Commissione Europea riguardano la plastica monouso (Direttiva (EU)2019/904) e quella della procedura di trasparenza del mercato unico (Direttiva (EU) 2015/1535). La prima, nell’ottica della transizione verso un’economia circolare, ha l’obiettivo di prevenire e ridurre l’impatto di determinati prodotti di plastica – la plastica monouso appunto –sull’ambiente e sulla salute umana.
Tuttavia, il nostro Paese non ha recepito correttamente alcune disposizioni della “direttiva sulla riduzione dell’impatto di certi prodotti di plastica sull’ambiente“ nel diritto nazionale, compromettendone l’efficacia e l’applicazione.
Non solo. La lettera inviata all’Italia fa riferimento anche alla Direttiva del 2015 sulla trasparenza del mercato unico, che ha lo scopo di evitare la creazione di ostacoli nel mercato interno. Gli Stati membri devono notificare alla Commissione tutti i progetti di norme tecniche riguardanti i prodotti, prima che vengano incorporati nel diritto nazionale, rispettando un periodo di sospensione di tre mesi tra la notifica e l’adozione (il cosiddetto periodo di standstill).
L’Italia ha adottato la legislazione per recepire la direttiva sulla plastica monouso durante questo periodo di standstill, mentre il dialogo con la Commissione era ancora in corso.
Cosa riferiscono i dati a riguardo e perché è importante seguire le direttive europee?
Un recente report di Legambiente evidenzia che, nel 2024, il 56,3% dei rifiuti trovati sulle spiagge italiane è composto da stoviglie usa e getta in plastica, insieme a reti e attrezzi da pesca. La plastica è il materiale più raccolto, rappresentando il 79,7% degli oggetti rinvenuti.
Cosa dice il report Legambiente?
Il report fornisce dati su 33 spiagge in 12 regioni italiane, che contano 705 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia lineare. Quasi la metà di questi è costituita da mozziconi, tappi e coperchi in plastica, materiali da costruzione e demolizione e stoviglie usa e getta in plastica. Dati completamente discordanti con la direttiva europea Single Use Plastics (SUP), in vigore in Italia dal 14 gennaio 2022 e che vede la plastica, insieme alle reti e attrezzi da pesca e acquacoltura, rappresentare ancora il 56,3% del totale dei rifiuti monitorati nel 2024.
Sul podio la plastica, a seguire vetro e ceramica, poi il metallo e la carta e il cartone: questi i materiali – dal più a meno raccolto – che hanno interessato l’esperimento Legambiente. Unica nota positiva è che, attraverso l’utilizzo del Clean Coast Index (CCI), un indicatore utile per determinare il “grado di pulizia” delle spiagge in modo immediato e oggettivo, solo il 6,6% delle spiagge monitorate è risultato come “spiaggia sporca” o “molto sporca”.
Quali azioni dovrebbe intraprendere l’Italia per adeguarsi alle direttive oggetto della procedura d’infrazione?
Con questa procedura d’infrazione, l’Italia è coinvolta in 64 infrazioni, la maggior parte delle quali (49 casi) riguarda la violazione del diritto dell’Unione, mentre 15 casi sono dovuti al mancato recepimento di direttive. L’ambiente è il settore con il maggior numero di infrazioni, con 19 casi, seguito dai trasporti (7), dagli affari economici e finanziari (6) e dal lavoro e dalle politiche sociali (5).
Ma a cosa è dovuto questo? Gli errori più comuni che risultano essere le cause che hanno sabotato la direttiva SUP riguardano certamente la responsabilità estesa del produttore e la riduzione della produzione e, in particolare, del packaging. Tra l’altro i progressi che vengono fatti in tema di plastica monouso sono realmente molto lenti e le difficoltà maggiori riscontrate riguardano determinati oggetti, dei quali – a quanto pare – non se ne può fare a meno: bastoncini cotonati, posate (forchette, coltelli, cucchiai e bacchette), agitatori per bevande, cannucce, piatti, bastoncini per palloncini nonché contenitori per alimenti, contenitori per bevande e bicchieri in polistirene espanso.
Inoltre, in un altro report a cura di Rethink Plastic viene sottolineato che “l’Italia si distingue per aver introdotto deroghe all’articolo 5 delle misure della direttiva SUPD per quanto riguarda la plastica biodegradabile e compostabile certificata secondo la norma europea UNI EN 13432 e per i prodotti monouso contenenti meno del 10% di plastica”. Nonostante le raccomandazioni della Commissione europea e gli inviti delle ONG specializzate anche con riguardo alla direttiva Habitat, il governo Draghi ha proseguito con la sua linea di azione. L’argomento non è prioritario per il governo Meloni, dal quale si attende ancora di capire come intenda procedere in questo acceso confronto con le istituzioni europee.
Per poter subito mettersi in linea, dunque, l’Italia deve rivedere le normative nazionali per garantire il completo recepimento delle due direttive. La strategia potrebbe comprendere l’implementazione di misure per la riduzione del consumo di tali prodotti e la modifica delle norme in conformità con la Direttiva sulla trasparenza del mercato interno.
Rispetto del Periodo di Standstill, l’Italia deve tenere a mente che prima di adottare nuove normative tecniche, è necessario notificare i progetti di legge alla Commissione Europea e rispettare il periodo di tre mesi per consentire il dialogo e le eventuali osservazioni da parte della Commissione. Inoltre, per le normative già adottate senza il rispetto del periodo di standstill, l’Italia dovrebbe rivederle e ripresentarle conformemente alle direttive UE. Incentivi per alternative alla plastica, rafforzamento della raccolta differenziata, campagne di sensibilizzazione ed educazione, controllo e applicazione delle leggi vigenti, rafforzamento dei controlli, sanzioni per non-conformità, monitoraggio e reporting, collaborazione internazionale e scambio di buone pratiche: l’implementazione di queste azioni, può consentire all’Italia di affrontare le infrazioni in corso e allinearsi con le direttive UE, contribuendo così alla protezione dell’ambiente e della salute e alla promozione di un mercato interno più trasparente e sostenibile.