Processo smog a Torino: è il primo per inquinamento ambientale

In Italia, il primo processo per inquinamento ambientale ha portato alla sbarra amministratori pubblici, ma si è concluso all’udienza preliminare.

18 Luglio 2024, 06:11

Processo smog a Torino: è il primo per inquinamento ambientale

L’impatto dello smog sulla popolazione di Torino, che ha causato tra 1.000 e 1.400 morti, metà dei quali per malattie cardiovascolari, e almeno 700 ricoveri ospedalieri, ha consentito di dar frutto di un’indagine epidemiologica. I dati risultanti sono stati presentati alla Procura di Torino, che ha accusato sette ex amministratori locali di inquinamento ambientale colposo. Gli imputati sono stati Sergio Chiamparino, Piero Fassino, Chiara Appendino e altri, responsabili della gestione della qualità dell’aria tra il 2015 e il 2019. L’accusa è di non aver adottato misure adeguate per ridurre i livelli di PM10, biossido di azoto e PM2.5, causando un eccesso di morti e ricoveri.

Da dove è partita l’indagine?

L’indagine è partita da un esposto del comitato Torino Respira, guidato da Roberto Mezzalama, che ha evidenziato la mancata azione degli amministratori nonostante i rapporti epidemiologici indicassero chiaramente l’alto numero di morti causate dall’inquinamento. Torino è risultata carente rispetto ad altre città italiane ed europee in termini di zone a traffico limitato, stazioni di ricarica per veicoli elettrici e promozione del trasporto pubblico.

Cos’è il Comitato Torino Respira e com’è nato?

Torino Respira è un comitato cittadino nato nel 2018 per sostenere un residente, l’oggi presidente del comitato, che aveva presentato un esposto alla Procura della Repubblica riguardo all’impatto dell’inquinamento atmosferico sulla salute pubblica a Torino e nella sua area metropolitana. Il comitato si impegna a migliorare la qualità dell’aria attraverso attività di informazione, sensibilizzazione e coinvolgimento della comunità, organizzando incontri con esperti e sollecitando le istituzioni a implementare misure per ridurre l’inquinamento atmosferico e le relative emissioni.

 

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È il primo processo in Italia per reato ambientale

Il processo, primo in Italia per questo reato, è un evento storico per l’ambientalismo italiano e punta a determinare le responsabilità degli amministratori pubblici nella gestione della qualità dell’aria e nella tutela della salute dei cittadini. Il comitato Torino Respira si è costituito parte civile per contribuire scientificamente al processo, evidenziando i danni alla salute causati dall’inquinamento, come infezioni respiratorie nei bambini e possibili associazioni con malattie neurocognitive.

Il reato di inquinamento ambientale (art. 452 bis c.p.) è l’accusa, a carico degli amministratori pubblici regionali e comunali che si sono succeduti dal 2015 al 2019, avanzata dagli avvocati di Torino Respira nell’esposto originario e nelle numerose memorie depositate nel corso di questi anni.

Il procedimento

Dopo la conclusione delle indagini e il rinvio a giudizio, la prima udienza del 18 giugno 2024 ha ammesso come parte civile il Comitato Torino respira, insieme a Greenpeace Italia e ISDE-Associazione Italiana Medici per l’Ambiente. Il 4 luglio, la fissazione dell’udienza preliminare: il Tribunale di Torino ha deciso di prosciogliere sette amministratori locali dall’accusa di inquinamento ambientale colposo. Questa decisione, presa in un caso considerato “storico” perché per la prima volta una Procura della Repubblica ha rinviato a giudizio degli amministratori pubblici per la mancata applicazione efficace delle normative sulla qualità dell’aria, è avvenuta dopo sette anni di indagini. La procedura adottata, introdotta dalla “riforma Cartabia”, ha posto un ulteriore filtro basato sulla valutazione della probabilità di una condanna. Ci sono vari aspetti significativi da sottolineare in questa vicenda.

Innanzitutto, il lungo periodo tra la presentazione dell’esposto nell’aprile del 2017 e la decisione finale, arrivata dopo oltre sette anni, durante i quali migliaia di morti premature per lo smog si sono verificate a Torino, secondo gli epidemiologi. In secondo luogo, un giudice monocratico ha potuto evitare un dibattimento approfondito, che avrebbe affrontato questioni tecniche e giuridiche rilevanti per la gestione dell’inquinamento.

Sul piano politico, gli avvocati degli imputati hanno offerto difese già sentite, come l’impotenza delle amministrazioni e la mancanza di fondi. Tuttavia, contrasta con il fatto che Torino sta investendo milioni di euro in altri progetti, ignorando il problema dello smog.

Infine, è stata presentata una lunga lista di misure attuate senza risultati misurabili in termini di riduzione delle emissioni. Spesso queste azioni non avevano alcuna relazione diretta con la riduzione dello smog.

La reazione del Comitato Torino Respira

Nonostante questa sconfitta, il comitato ritiene che sia solo il primo round della battaglia e spera che la Procura faccia appello contro la decisione. Il comitato è determinato a continuare la sua lotta per un’aria più pulita e affinchè vengano seriamente adottate misure efficaci per evitare il continuo sforamento dei limiti di concentrazione degli inquinanti nell’aria stabiliti dalla legge,

Si conclude perché “il fatto non sussiste”, il primo processo penale in Italia in cui viene contestata la violazione dei limiti di concentrazione degli inquinanti stabiliti dalla legge e quindi il reato di inquinamento ambientale colposo, che il legislatore ha introdotto nel 2015 per una più incisiva tutela dell’ambiente.

Inquinamento atmosferico, problema sempre più serio in tutta l’UE

Molte nazioni in Europa hanno una scarsa attenzione alla qualità dell’aria, come dimostrato anche da alcuni studi scientifici che ha bocciato praticamente tutti i Paesi UE.

Tra questi, l’Italia si è resa responsabile di non aver dato seguito a molte direttive con riguardo all’inquinamento atmosferico. In particolare: quella sugli Uccelli (79/409/CEE); la direttiva Habitat (92/43/CEE) ; quella sulle Infrastrutture Verdi (2013/17/UE); sull’uso sostenibile dei pesticidi (2009/128/CE) e sulle specie esotiche invasive (2014/20/UE). A dimostrare le varie criticità sono state le misurazioni di inquinanti atmosferici come particolato fine (PM2.5), biossidi di azoto (NO2) e biossido di zolfo (SO2); studi epidemiologici che collegano l’inquinamento atmosferico a problemi di salute come malattie cardiovascolari, respiratorie e morte prematura; ricerca sulle fonti di inquinamento atmosferico, tra cui traffico, industria, agricoltura e stufe a legna; monitoraggio delle concentrazioni di inquinanti in diverse aree geografiche e in diverse stagioni; analisi dei benefici per la salute pubblica e l’ambiente derivanti da politiche di controllo dell’inquinamento atmosferico.

Il diritto a respirare aria pulita e a vivere in un ambiente salubre deve essere rivendicato dai cittadini italiani, come del resto da tutti quelli dell’Unione europea soprattutto a beneficio delle nuove generazioni che subiranno le conseguenze della superficialità che le Istituzioni stanno mostrando di fronte a questi gravissimi problemi ambientali.