Qualità dell’aria, la Corte di Giustizia condanna la Francia per i valori di NO2  

La Commissione Europea ha invitato, di nuovo, la Francia a conformarsi agli standard sulla qualità dell’aria. L’approfondimento a riguardo.

29 Febbraio 2024, 10:29

Qualità dell’aria, la Corte di Giustizia condanna la Francia per i valori di NO2  

Lo scorso 7 febbraio, la Commissione Europea ha inviato una lettera di costituzione in mora complementare alla Francia per invitare il Pese a conformarsi alla sentenza della Corte di Giustizia sulla qualità dell’aria C-636/18, con la quale: 

 “La Corte (Settima Sezione) dichiara e statuisce: 

La Repubblica francese, superando in maniera sistematica e persistente il valore limite annuale per il biossido di azoto (NO2) dal 1° gennaio 2010 in dodici agglomerati e zone di qualità dell’aria francesi, ossia Marsiglia (FR03A02), Tolone (FR03A03), Parigi (FR04A01), AuvergneClermontFerrand (FR07A01), Montpellier (FR08A01), Tolosa MidiPirenei (FR12A01), zona urbana regionale (ZUR) Reims ChampagneArdenne (FR14N10), Grenoble RodanoAlpi (FR15A01), Strasburgo (FR16A02), Lione RodanoAlpi (FR20A01), ZUR Valle dell’Arve RodanoAlpi (FR20N10) e Nizza (FR24A01), e superando in maniera sistematica e persistente il valore limite orario per il NO2 dal 1o gennaio 2010 in due agglomerati e zone di qualità dell’aria, ossia Parigi (FR04A01) e Lione RodanoAlpi (FR20A01), ha continuato a venir meno, da tale data, agli obblighi ad essa incombenti in forza dell’articolo 13, paragrafo 1, della direttiva 2008/50/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2008, relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa, in combinato disposto con l’allegato XI alla suddetta direttiva, e ciò dall’entrata in vigore dei valori limite nel 2010. 

La Repubblica francese, dall’11 giugno 2010, è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza dell’articolo 23, paragrafo 1, di detta direttiva, in combinato disposto con l’allegato XV a quest’ultima, e in particolare all’obbligo, previsto all’articolo 23, paragrafo 1, secondo comma, della medesima direttiva, di provvedere affinché il periodo di superamento sia il più breve possibile. La Repubblica francese è condannata alle spese”. 

Le violazioni della Francia constatate di recente 

Nell’ultima missiva, la Commissione Europea ha sottolineato che la Francia continua a non collaborare a quelli che sono gli obiettivi europei del Green Deal e in particolare all’obiettivo inquinamento zero 

L’inquinamento atmosferico è uno dei principali fattori nocivi per la salute umana, ma anche di tutto l’ecosistema e, una delle priorità dei Paesi europei dovrebbe essere proprio la salvaguardia dell’uomo e del Pianeta Terra.  

È ammesso che gli Stati membri dell’UE oltrepassino i limiti, ma quando questo avviene l’azione di contrasto deve essere essenziale e attuata in tempi brevi. La sentenza del 2019 nei confronti della Francia era, infatti, stata chiara. Non si voleva punire la Francia soltanto per aver superato i limiti di agenti inquinanti consentiti in 12 zone del Paese, ma soprattutto per non aver adottato le giuste politiche atte alla riduzione dei livelli di concentrazioni di agenti inquinanti nell’aria. 

In effetti, dopo la sentenza, la politica francese ha attuato delle azioni per eseguire quanto comandato dalla CGUE; tuttavia, è stata insubordinata nella parte in cui si raccomandava di conformarsi anche a quello che riguarda i valori massimi annuali di NO2 in 4 zone di qualità dell’aria – Parigi, Lione, Strasburgo e Marsiglia-Aix.  

Sono passati ben 14 anni dalla direttiva in questione e 4 anni dalla sentenza della Corte di giustizia dell’UE e le misure adottate finora non sono sufficienti ad affrontare efficacemente il problema.  

 

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A cosa serve quest’ultimo atto appena emanato dalla Commissione europea nei confronti della Francia? 

Quello che è stato messo in atto dalla Commissione Europea è un controllo maggiore e una vigilanza attenta alle misure supplementari e conseguenti alla sentenza del 2019, che sono state attuate dalla Francia.  

La lettera complementare di costituzione in mora non è altro che la richiesta che l’Europa fa alla Francia: “Cos’hai fatto per conformarti alla direttiva, dopo la sentenza di condanna? 

La Francia dispone ora di 2 mesi per rispondere ai rilievi espressi dalla Commissione. In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione potrà decidere di deferire la Francia alla Corte di giustizia dell’UE, con la richiesta di irrogare sanzioni pecuniarie.  

Inquinamento atmosferico: un problema comune a molti Paesi dell’UE 

Purtroppo, non è soltanto la Francia il Paese incriminato quando si parla di inquinamento atmosferico, ma moltissimi Stati membri dell’UE compresa la nostra Italia. 

Anche noi siamo stati sanzionati e ripresi dall’Europa con riguardo a questo tema ma il dato normativo è chiaro e incontestabile e l’urgenza va di pari passo.  

Gli Stati membri adottano le misure necessarie per assicurare il rispetto dei valori limite. (…) Gli Stati membri devono predisporre piani d’azione che indicano le misure da adottare a breve termine in casi di rischio di un superamento dei valori limite e/o delle soglie d’allarme, al fine di ridurre il rischio e limitarne la durata. Tali piani possono prevedere, a seconda dei casi, misure di controllo e, ove necessario, di sospensione delle attività, ivi compreso il traffico automobilistico, che contribuiscono al superamento dei valori limite”. 

Il diritto a respirare aria pulita 

Tuttavia, le istituzioni francese sono ancora restie a mettere in moto politiche attuali e più efficaci. Dopo la Germania e la Francia, però, l’intuizione è quella che vede alla prossima sbarra l’Italia, Paese che arriva subito dopo i primi due già condannati per morti legate all’inquinamento atmosferico. 

A dirlo è il rapporto Eionet ed Eea (2022), secondo il quale l’Italia, dopo Francia e Germania, registra il più alto numero di morti legate all’inquinamento ambientale in Europa, con 59.641 decessi prematuri. Ad oggi però nel nostro paese le istanze rimangono inascoltate. Non dobbiamo aspettare di aver subito gravi danni alla salute per agire perché le generazioni future hanno bisogno che si prendano provvedimenti ora, senza rinviare ulteriormente.  

La causa Aria Pulita di Consulcesi può rappresentare un primo passo per agire concretamente da singoli cittadini, ma anche collettivamente, per ricordare alle istituzioni nazionali che la tutela di diritto a vivere in un ambiente salubre per i cittadini deve essere una delle priorità dell’agenda politica.